Città del Vaticano con decreto del presidente della
Pontificia Commissione per lo Stato ha emanato disposizioni per inasprire le
leggi sui clandestini. L’articolo 1 comma 2 del decreto sentenzia:
«Si considera
verificatosi “con inganno” l’ingresso avvenuto con elusione fraudolenta dei
sistemi di sicurezza e di protezione dello Stato ovvero sottraendosi ai
controlli di frontiera».
L’aggravante descritto nel decreto comporta un ulteriore
aumento quantitativo della pena:
«se la persona, per
commettere il fatto, accede nel territorio dello Stato alla guida di un
veicolo, eludendo o forzando il controllo alla frontiera o non ottemperando
all’invito a fermarsi impartito dalla forza pubblica».
Chiunque entri in
Città del Vaticano con la frode e con la violenza è condannato a una reclusione
da un anno a quattro anni e a una ammenda che varia da 10.000 a 25.000 euro,
mentre coloro che accedono con permessi scaduti riceveranno sanzioni
amministrative tra i 2000 e i 5000 euro. Non si può non restare sorpresi da
tali provvedimenti e porsi una serie domande. Ciò che, in primis, stupisce è la contraddizione tra la direzione inclusiva
continuamente richiesta nei documenti e nelle encicliche e il respingimento
codificato nelle leggi. A livello mediatico assistiamo a omelie e discorsi che
affermano la necessità di “accogliere i
migranti sempre”, in quanto recano con loro il volto di Cristo. Gli appelli
papali sono atti di denuncia e condanna contro
coloro che rifiutano di accogliere i “fragili del mondo”. Naturalmente
le invocazioni non valutano la condizione degli abitanti dei quartieri di
periferia e popolari che subiscono la migrazione e devono condividere spazi
sempre più ristretti e servizi sociali inesistenti. L’accoglienza fondata sui
tagli ai diritti sociali comporta un netto peggioramento delle condizioni di
vita generale e un’evidente sconfitta delle speranze dei migranti, i quali si ritrovano soli e sfruttati.
Si rimuove con ciò un
dato sempre più inquietante, ovvero che anche i cittadini delle periferie si
sentono stranieri nelle proprie città e abbandonati e traditi dalla politica,
per cui la violenza dilaga. Nei migranti come nei comuni cittadini vi è un
senso di tradimento generalizzato a cui
il potere risponde solo con la stretta repressiva.
I tagli al sociale
sono la causa del male e i migranti subiscono in modo più diretto gli effetti
delle politiche finanziarie delle destre come delle sinistre liberal. In tale
contesto si scopre che la Chiesa di Bergoglio che invita all’accoglienza, non è
coerente in casa propria. Gli appelli alla mitezza sembrano valere solo oltre
il perimetro del Vaticano. All’interno dello Stato Vaticano le infiltrazioni
clandestine sono punite con il carcere e con le multe. Un migrante che si
infiltra in Vaticano come potrebbe pagare 10.000 0 25.000 euro o qualsiasi
altra sanzione? Resta “un mistero doloroso”.
Eppure si resta sorpresi, in quanto Papa Francesco ha fatto introdurre
tra le invocazioni delle Litanie Lauretane:“Maria soccorso dei migranti, prega per noi” ed ha
sempre definito il respingimento dei migranti un “peccato”, e non si può che
essere d’accordo.
È il caso di chiedersi, se è credibile
l’istitituzione che invita gli Stati all’inclusione del migrante e poi
inasprisce le leggi contro i clandestini. Il Vaticano ha il diritto di difedere
i propri confini, anche se dovrebbe essere uno Stato aperto come Vangelo
vuole. Ciò che colpisce è
l’inasprimemento delle pene in questo
momento storico in linea con la cultura di destra che sta avanzando in Europa.
Sembra quasi che il Vaticano si adatti e si riallinei al mondo, anziché essere “guida
e pastore” del gregge che necessita sempre più di pastori credibili.
La Chiesa di Bergoglio, inoltre, si
presenta come inclusiva globalmente e nel contempo ragiona e agisce come un
comune “Stato ordinario” che difende i propri confini ed interessi all’interno
di un evento che essa stessa ha voluto e proclamato in nome del valore
universale del messaggio cristico. Insomma tutti siamo figli dell’unico Dio,
ma le porte e i confini restano un filo
spinato su cui ogni migrante può infrangersi e sanguinare. Le destre avanzano e dove giungono al potere
individuano in modo manipolato nel migrante la causa dei mali e in tal maniera
occultano le cause strutturali. L’inasprimento repressivo, in questo caso, non
ci meaviglia, ma che anche la chiesa, mentre si proclama giustamente “chiesa
degli ultimi e per gli ultimi” rafforzi le norme vigenti sui clandestini non
può che far sollevare debiti dubbi sulla coerenza tra “il dire e il fare”. I
popoli sono sempre più soli e questa è l’unica verità che emerge da tali
incoerenze che intristiscono e ci pongono di fronte ad una “realtà sempre più
spettrale”. “Nessun Dio verrà a salvarci”, cristiani e non cristiani hanno il
compito di riscrivere la progettualità politica e di testimoniare la coerenza
tra le parole e i fatti.
In ultimo il provvedimento sicuramente
è da porre in relazione al Giubileo che potrebbe minacciare il Vaticano con i
suoi afflussi di massa, ma ancora una volta la gestione di un evento eccezionale
può giustificare la via repressiva contro gli ultimi? Il Giubileo è anche un
immenso affare, avrebbe avuto più senso inasprire le sanzioni contro i principi
della Chiesa ed affini che potrebbero approfittare dell’aumentato flusso del
denaro per finalità poco cristiane, ma ancora una volta sono gli ultimi a
pagare per tutti. Concludo riportando le parole di Papa Francesco:
“Ma non è attraverso leggi più
restrittive, non è con la militarizzazione delle frontiere, non è con i
respingimenti che otterremo questo risultato”
ed ancora sulla sicurezza dei migranti: “Lo
otterremo invece ampliando le vie di accesso sicure e regolari per i migranti,
facilitando il rifugio per chi scappa da guerre, violenze, persecuzioni e da tante
calamità; lo otterremo favorendo in ogni modo una governance globale delle
migrazioni fondata sulla giustizia, sulla fratellanza e sulla solidarietà. E
unendo le forze per combattere la tratta di esseri umani, per fermare i
criminali trafficanti che senza pietà sfruttano la miseria altrui”.
Le parole del papa non possono che far venire in mente la croce di Cutro modellata con i resti del barcone che si spezzò a Cutro a pochi metri dalla costa colmo di clandestini che naufragarono durante una tempesta e scomparvero nel dolore tra i marosi del mare e della storia. Furono circa 200 a perdere la vita, non abbiamo neanche la certezza del numero delle vittime, sono poveri uomini e povere donne vittime della storia e delle incoerenze dell’Occidente che bussavano ai confini dell’Europa.
Fonte foto: da Googel