Noto che il termine sogno è spesso utilizzato dalle nuove generazioni. Insomma quelle nate in un mondo già spoliticizzato. Tra loro tante persone a cui voglio davvero bene.
Nel contesto pedagogico dei rituali neo-liberali sono educate a recepire slogan nei quali il termine “sognare” è appositamente rivoltato per edificare una società passiva. Si accettano da un lato strumenti di propaganda come “il sogno europeo” e dall’altro si riduce la propria esistenza a sognare la realizzazione di ogni aspirazione personale in un contesto pacificato e pieno di amore.
Ma se si esamina più attentamente questa retorica – che poi è quella delle Sardine – si finisce per accettare acriticamente la Realtà per quella che è. La resilienza è tanto sponsorizzata per questo motivo. L’atteggiamento personale secondo cui anche i fallimenti non dipendono da problemi sociali, bensì da responsabilità personali. Diventano un’opportunità per sognare ancora, per rinnovarsi in maniera ancora più coincidente con i comportamenti richiesti per essere accettati nelle reti di conoscenza.
Certo tutti sogniamo un mondo migliore, ma quel sogno non potrà mai essere vivo senza la lotta politica. E il sogno non può che essere collettivo, quindi da condividere con altri in una dimensione di conflitto. Perché è solo in una dimensione conflittuale che il pensiero critico potrà trovare radici. Solo lì si potranno davvero realizzare le proprie aspirazioni, messe al servizio di un fine comune a tanti.
Senza lotta e senza condividere il pane il sogno è impolitico. Si adatta perfettamente a un’idea individualista, quella delle pubblicità per esempio. Ogni pubblicità difatti sponsorizza la merce in quanto tale e da molti anni la retorica per rendere allettanti le merci è proprio quella del singolo che sogna, in solitudine, spazi di continuo godimento personale. Sogno accompagnato da luogo dell’eterno presente. Nel quale è il proprio atteggiamento la chiave d’accesso alla realizzazione di ogni desiderio. Da prendere sempre al volo. Qui e subito.
Fonte foto: Ecommerceday (da Google)