Si è spento l’ultimo Segretario generale del partito comunista, innumerevoli sono le cerimonie e le parole di circostanza. In Occidente è un eroe della libertà, in quanto ha dissolto l’URSS e ha contribuito alla vittoria degli Stati Uniti vincitrice, in quel momento, della guerra fredda. La storia allora parve terminare con il trionfo del liberismo, innumerevoli furono i logorroici turiboli inneggianti alla fine della storia.
Le ipotesi sulle responsabilità di Mikhail Gorbaciov sono innumerevoli, è certo che non si può attribuire ad un singolo la responsabilità del declino dell’Unione Sovietica. La competizione atomica e militare è sicuramente tra le cause del fallimento del socialismo reale sovietico, il quale ha bruciato immense risorse per competere con l’arsenale atomico occidentale. Con la Russia di Putin si assiste allo stesso scenario: la guerra e la minaccia perenne ai confini non possono che indurre all’indebolimento della Russia costretta ad investire in armamenti. Le ragioni sono complesse e si intrecciano vicendevolmente.
Gorbaciov imitava i leader occidentali, si pensi la presenza della moglie Raisa, non ricopriva nessun incarico, ma era onnipresente, serviva a dare l’immagine di un leader occidentale e moderno. Guardava ad ovest e non certo alla Russia per risolvere le contraddizioni del sistema sovietico.
Il dopo, potrebbe spiegare il prima, Mikhail Gorbaciov si prestò ad una serie di pubblicità dall’impronta fortemente occidentale e capitalistica nella scenografia e, specialmente, negli spot giunse ad usare la dissoluzione e il dibattito su di esso quale cornice per vendere il prodotto e guadagnare per le sue fondazioni di beneficienza. Nichilismo mercantile e ideologico sono palesi negli spot.
Nelle pubblicità mette la sua esperienza politica in vendita, la tesaurizza, è il segnale e il sintomo di una scollatura totale tra lui e il sistema che avrebbe dovuto difendere. Nel 1998, sono passati dal 1991 pochi anni dalla liquidazione del comunismo, pubblicizza in televisione la pizza Hut multinazionale americana. La colonizzazione culturale ed economica della Russia inizia immediatamente dopo il 1991.
Lo spot è stato girato nel novembre 1997 sulla Piazza Rossa in un ristorante Pizza Hut a Mosca. La Piazza rossa innevata è vista dall’alto nello spot, l’estetica è parte integrante del marketing, non conta la qualità ma la capacità di associare bellezza alla merce. M. Gorbaciov entra con la nipote Anastasia in un locale Pizza Hut sulla Piazza Rossa e si siedono. Poco distante è seduta una famigliola, alla vista del dissolutore cominciano a discutere. Il padre della famiglia che ha scorto la presenza del leader si lamenta: “Grazie a lui abbiamo confusione economica”. “Grazie a lui, abbiamo un’opportunità”, afferma il figlio. Il padre è il passato, il figlio è il nuovo che avanza a suon di consumismo, poco importa il prezzo politico pagato, ciò che conta è la pizza. La nonna mette d’accordo tutti: “Grazie a lui abbiamo tante cose… come Pizza Hut”. Alla fine tutti si alzano con pizza al taglio in mano.Il padre è conquistato dal nuovo corso, da un mondo di cose e merci, e si lancia in un “Salute a Gorbaciov!”. La nonna rappresenta le donne sempre disponibili al nuovo, gli uomini retrivi fanno, invece, resistenza. Non è solo pubblicità ed economia, ma una visione antropologica.
La globalizzazione è in quello spot con la sua ideologia. Essersi prestato ad utilizzare un evento storico tragico per non pochi sovietici, è il segno di uno sradicamento dalla storia sovietica e di un disegno di distruzione che, forse, covava già prima. Sono ipotesi, ma mi chiedo come sia possibile prestarsi pochi anni dopo ad uno spot simile.
Nel 2007 vi è la pubblicità per Louis Vuitton, appare seduto sul sedile posteriore di un’auto, mentre attraversa Berlino. Ancora una volta la storia è usata nel mercato e per il mercato. Dal finestrino osserva i resti del muro di Berlino, compare in questa scena la borsa di Vuitton simbolo del lusso per pochi. Il socialismo è defunto e seppellito da colui che avrebbe potuto difendere la memoria e favorirne la ricostituzione ideologica, invece si schiera con il capitalismo più spietato. Si pensi ad una borsa Vuitton e allo sfruttamento che vi è nella produzione e al suo costo, è uno status symbol dell’occidente pubblicizzato dall’ex segretario del partito comunista sovietico, un successo simbolico, politico e crematistico.
Il massimo nella svendita della storia arriva nel 2000 in una pubblicità per le ferrovie austriache, Gorbaciov promuove le ferrovie austriache esclamando: “È la perestroika!”.
Il secolo breve si chiude con lui, il secolo del mercato e dell’individualismo proprietario che sa solo dissolvere ed è incapace di costruire alternative alla gabbia d’acciaio del mercato. La storia dev’essere compresa, ma a volte ciò che accade “dopo” svela le ragioni recondite del “prima”.
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