Magari il modo in cui i concittadini di Aurora lo hanno voluto salutare qualche giorno prima della sua scomparsa sapeva di “americanata”. Soprattutto ricordava fin troppo un altro corteo di auto e moto (quello in memoria del militare cecchino professionista a cui il vecchio Clint – bravo, ma irrecuperabile – aveva dedicato un film) ma comunque Greg Zanis andava ringraziato e onorato .
La morte di Greg risale al 4 maggio, anche se già nel dicembre dell’anno scorso aveva dovuto interrompere il suo impegno civile contro le armi da fuoco.
L’ultima iniziativa risaliva al novembre 2019. Si era recato a Santa Clarita (Los Angeles) dove uno studente della Saugus High School aveva ucciso a colpi di pistola due suoi compagni (e ferito altri cinque) e poi si era tolto la vita
Greg, di religione greco ortodossa, era un carpentiere in pensione dell’Illinois. Per decenni ha rivestito con le sue installazioni (croci bianche con il nome delle vittime, talvolta decorate con un cuore rosso) le aree intorno ai luoghi dove lo stile di vita tutto statunitense del culto dell’arma da fuoco privata aveva innescato sparatorie e stragi di innocenti.
Migliaia di memoriali: dalla Columbine High School alla Maratone di Boston, dalla Sandy Hook Elementary School alla Marjory Stonema Douglas High School, dal Mandalay Bay di Las Vegas al Walmart di El Paso, dalla First Baptist Church di Sutherland Spings (27 vittime nel 2017) alla sinagoga Tree of Life di Pittsburgh (11 vittime nel 2018)…e in tanti altri luoghi dove si era scatenata la follia assassina.
Centinaia i luoghi da lui celebrati nella zona di Chicago, almeno sei soltanto nella sua città natale, Aurora.
All’estrema parata in suo onore Greg Zanis aveva assistito in sedia a rotelle, avvolto in una coperta. Con lo sguardo di chi ormai guarda già oltre. E così lo vogliamo ricordare.