La nuova maturità al tempo del covid potrebbe essere la maturità del futuro. Le valutazioni saranno svolte alla fine di questa nuova formula e qualora i risultati saranno positivi le prossime maturità riprodurranno l’attuale modello. Le affermazioni sono del ministro. Gli scritti e i commissari esterni sono stati eliminati, gli scritti sono stati sostituiti con un elaborato preparato a casa. Il ministro si inalbera dinanzi a coloro che dipingono l’attuale maturità come minore, light, poiché non vi sono scritti, ribadisce il 27 maggio 2021 che lo scritto c’è, ed è anche ragionato:
“Vediamo come va, è un esame ragionato. Stiamo avendo riscontri positivi”
Può sembrare un problema minore la configurazione della maturità, in realtà essa è la spia dei tempi, li svela fino a denunciarne la trasformazione del privilegio sociale in un dato di fatto normalizzato. L’elaborato è svolto a casa, per cui non i meritevoli, ma i più benestanti avranno la possibilità di farlo svolgere da docenti a pagamento. Gli alunni impareranno che il merito e l’uguaglianza sanciti dalla Costituzione sono una burla a cui credono solo gli ingenui. Discutere un elaborato svolto tra le mura domestiche non garantisce l’imparzialità della valutazione, non promuove l’autonomia e la verifica delle competenze maturate dall’alunno, ma piuttosto getta il dubbio che il censo possa comprare tutto, e che la scuola sia ormai svuotata di ogni senso formativo e normativo. L’elaborato non dimostra la maturità raggiunta dall’alunno, poiché anche i riferimenti ad altre discipline con cui completare lo stesso, in realtà potrebbero essere decisi all’esterno, pertanto saranno i docenti nella loro solitudine o nel loro adattamento al sistema a stabilire il peso che avrà nella valutazione finale. La maturità comincia, quindi, con un dato che potrebbe essere edulcorato, ma specialmente insegna che il censo determina i voti come il destino di ciascuno. Se si cambia prospettiva e si guarda la realtà dal punto di vista di uno studente con pochi mezzi, si può ipotizzare lo scoramento dinanzi alla legge del più forte, in questo caso, del più ricco. Come è possibile per la gran parte dei cittadini credere nel merito, se constatano che il privilegio è stato di fatto legalizzato, in una tale cornice restare dei buoni cittadini che praticano i valori costituzionali è davvero improbabile e difficile. La DID ha già palesato le differenze di censo, coloro che possono usufruire della connessione più efficiente hanno potuto ottenere un’istruzione migliore, se a questo si aggiunge l’elaborato della disciplina caratterizzante della scuola d’indirizzo svolto in privato la somma ci mostra che l’uguaglianza è solo formale. La gravità di ciò è nel fatto che i maturandi sono i nostri cittadini del presente e non del futuro, dato che possono già votare, per cui non potranno che restare disincantati dinanzi alla Costituzione e a coloro che la difendono, perché hanno conosciuto la verità del neoliberismo imperante e non hanno punti di riferimento politico o sociale con cui comprendere che non è un destino l’offesa al merito e alla razionalità, ma con la prassi è possibile riconquistare il quotidiano alla Costituzione. Per ricordarci della differenza tra il reale ed il razionale ebbene ripensare le parole della Costituzione con l’articolo 34 largamente disatteso:
“La scuola è aperta a tutti.
L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze che devono essere attribuite per concorso”.
La privatizzazione della scuola è una realtà ampiamente riconosciuta, elaborare un testo nel privato da valutare nel pubblico rivela il tipo di privatizzazione in atto. La cultura liberale è fondata sulla competizione, in questo caso essa è smentita, perché non vi è competizione, parola utilizzata in modo ossessivo dagli attuali liberisti, e sempre negata nella pratica. La privatizzazione in atto è semifeudale, perché è la condizione di partenza a condizionare il risultato finale e non il valore personale.
Non si deve in nome dell’epidemia retrocedere dai valori costituzionali, altrimenti non la scuola sarà persa, ma la cittadinanza, e al suo posto regnerà il censo che distinguerà tra cittadini e sudditi. L’unico riscontro positivo che si può avere da questa formula è il risparmio economico, e dato che l’economia nella sua forma più deteriore guida il mondo c’è il sospetto che possa essere la ragione vera della nuova formula: la formazione profonda strutturata sui contenuti e la conoscenza di sé languono e muoiono in una realtà dominata dal calcolo e dall’utile individuale.
Fonte foto: La Repubblica (da Google)