Ma chissene di Onlyfans. Il punto è un altro ed è molto dolente


Veramente non credo che la maestra e onlyfans sia questione che possa sensatamente essere affrontata facendone un “caso”, al pari di quello di altre/i insegnanti / persone / educatori / adulti che analogamente hanno un profilo su OF o simili, o che comunque si mostrano senza troppi veli attraverso i social. Non credo che OF sia un fenomeno qualitativamente diverso dai social in genere. Non credo, in primo luogo, che la questione possa essere affrontata veramente con le “regole” , con i codici. Credo, piuttosto, che costituisca un epifenomeno esattamente come tanti altri di un capitalismo digitale che, attraverso le sue vaste capacità di seduzione narcisistica, ha fatto cadere i confini tra vita pubblica e vita privata determinando una severa stretta dell’immaginario dei subalterni e producendo nuove forme di fordismo digitale (fusione ormai indistinguibile tra vita lavorativa e vita privata e conseguente estrazione di plusvalore dall’esistenza umana nella sua totalità). Pertanto questa, come tante altre situazioni analoghe, irrilevante nella sua singolarità, più che essere affrontata con i codici, con richiami alla deontologia o men che mai con il moralismo, che rappresenta semmai un eccellente diversivo mediatico, ci dovrebbe dire molto su due questioni di fondo.

La prima: sulla natura dell’apparato tecno-capitalistico basato sull’illimitata ostensione dell’immagine degli “utenti” diventati centro del proprio mondo ego-riferito (tecno-sudditi di fatto), come fattore chiave di rafforzamento dell’ideologia di mercato, perché porta all’ennesima potenza il valore assoluto dell’individuo che diventa Impresa di sé. La seconda: in stretta connessione con la prima, sulle enormi difficoltà del mondo adulto in questa fase storica avviata dalla controrivoluzione digitale. Se oggi, alla fine di un lungo processo, la Tecnica sia ancora al servizio del Capitalismo, o piuttosto sia il Capitalismo ad essere stato sottomesso dall’illimitata volontà di potenza della Tecnica, è questione quanto mai complessa, che forse conviene rimandare, per limitarci ad osservare i vasti effetti disfunzionali. Le difficoltà del mondo adulto vanno oltre le capacità di ammissione perché la promessa del libero mercato, esaltata dal nuovo ordine digitale, ha agito in primo luogo proprio sul mondo adulto, che quindi è incapace di arginare i vasti effetti disfunzionali sull’infanzia e sull’adolescenza.

Il problema di fondo è il capitalismo digitale (nel quale, come B.C Han spiega molto bene, la sorveglianza assoluta coincide con la libertà assoluta), divenuto egemone alla metà circa degli anni Dieci, dunque il capitalismo delle piattaforme e dei social; la controrivoluzione digitale è così pervasiva che impatta tutti: i bambini, gli adolescenti, gli adulti. Gli adulti stessi sono sedotti dalle forme accattivanti e narcisistiche del capitalismo digitale, ultimo e più compiuto sviluppo, almeno in ordine di tempo, del capitalismo, che sembra per molti aspetti realizzare il capitalismo magico. Esso si traduce anche, ovviamente, in una prospettiva di arricchimento, e allo stesso tempo di emancipazione (capitalismo filantropico) per i subalterni, che è nell’essenza della promessa dell’ideologia di mercato, e quindi nella facilità di fare soldi attraverso gli strumenti che il capitalismo mette a disposizione, per lo più nella forma dell’elargizione gratuita (assumendo così anche pose filantropiche); possibilità allettanti specie se si comparano con il magro stipendio di un insegnante, in questo caso di una maestra, circostanza semmai utile qui (discorso affatto secondario) a mostrare l’alleanza tra capitalismo e neofemminismo, perché il culmine della mercificazione (comoda perché viene sottratto l’onere di consumare il rapporto come nella prostituzione classica) viene presentato come culmine dell’emancipazione.

Nonostante le pose emancipatorie, mercificazione e alienazione, beninteso, riguardano uomini e donne in egual misura. La conclusione, dunque, non è né normativa né morale ma in primo luogo descrittiva, dopo di che vediamo. Noi oggi dobbiamo capire che il mondo adulto è in fortissima difficoltà (ripeto, nella sua singolarità il fatto è di completa irrilevanza ed è ipocrita pensarlo, visto che parliamo di comportamenti di massa). Il problema è tutto quell’enorme continente sommerso che rivela ogni giorno, non solo quando diventa notizia mainstream, ma giornalmente e ormai costantemente, se siamo onesti, le difficoltà enormi in cui versa il mondo degli adulti sedotto a sua volta dagli strumenti brillanti del capitalismo digitale, che consentono di proiettare il proprio io digitale oltre ogni angusto confine. Questo slancio narcisistico viene pagato al carissimo prezzo collettivo della disarticolazione della coscienza sociale, della possibilità di pronunciare un qualunque “Noi” al posto del quale rimane solo l’io narcisistico. Lo vediamo in una quantità enorme di atteggiamenti disfunzionali posti in essere non da bambini e adolescenti, ma prima ancora dagli adulti nella vita di tutti i giorni, prima e senza alcun bisogno di arrivare su onlyfans. Il moralismo consiste appunto nel pensare che le pose giornaliere che il mondo adulto assume nell’”alveare” e nella relazione ormai condizionata dallo smartphone siano qualcosa di qualitativamente diverso da onlyfans. Non lo sono. Non è la maestra che si prostituisce o meno, è l’intera umanità ad essere stata mercificata in profondità, le relazioni ad essere state distrutte. Se non partiamo da qui, c’è ben poco che potremo fare per recuperare la credibilità del mondo adulto, per aiutare bambini e adolescenti che si stanno schiantando sul muro impietoso della quarta rivoluzione industriale avanzata, dell’ultima versione del “There’s no alternative” sotto il cui velo di Maya corrono solitudini crescenti, alienazioni , disagi, incapacità di confrontarsi, di relazionarsi, di esprimere emozioni e a monte di viverle. Il mondo adulto è sedotto dalla stessa promessa, dalla stessa antropologia profonda, che ha rimodellato il mondo adulto prima ancora che quello di bambini e adolescenti.

Il mondo adulto è, per bene che vada, distratto in primo luogo dalla relazione che dovrebbe guidare la crescita e la formazione dell’identità nei bambini. Si legga quanto di molto acuto scrive B.C. Han sulla sottrazione dello sguardo alla quale, senza molti crucci, stiamo condannando l’infanzia. Su cosa succede quando un bambino cerca lo sguardo del suo adulto di riferimento e lo trova fisso su uno smartphone. Lo sguardo crea legami, rassicura, istituisce relazioni e senso di comunità (B. C. Han, “Le non-cose”). Davvero qualcuno pensa che il punto sia se l’adulto in questione, o un altro, stia osservando il profilo di una donna che vende contenuti erotici, se stia scrollando il nulla o se stia facendo qualsiasi altra cosa sul suo smartphone? Il dato reale è che tutte le relazioni e le interazioni passano di lì. Lavorative, private, ricreative, erotiche. Il problema è onlyfans quando abbiamo accettato che la mercificazione sia stata portata alla sua generalizzazione?Anche le solitudini di adolescenti che giungono al gesto estremo di togliersi la vita, diventando “notizia”, sono la classica punta dell’iceberg. Come già la prima rivoluzione industriale, sebbene in forme diverse, anche la quarta passa sopra la vita di bambini e adolescenti in nome degli orizzonti “progressivi”, di emancipazione e di accumulo perseguiti da adulti che hanno accettato una realtà considerata immutabile.

Fonte foto: Il Giornale (da Google)

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