Il M5S ha venduto il sedere per il classico piatto di lenticchie, e cioè per questo “fantomatico” (si fa per dire, è soltanto un accrocchio di uffici e dipartimenti vari che verranno accorpati in un unico ministero) “Ministero per la transizione ecologica”.
Una supercazzola che è servita a Grillo per spacciare il fatto di aver ottenuto chissà cosa da Draghi e motivare l’adesione del M5S al Grande Inciucio. Una adesione che è stata strappata alla maggioranza degli iscritti con una sorta di domanda trabocchetto che di fatto suggeriva la risposta e con i soliti scontati e accorati appelli al senso di responsabilità, alla necessità di stare al governo a tutti i costi per controllare quello che fanno le altre forze politiche per non rimanere fuori dei giochi, non isolarsi ecc.
Non che nutrissi aspettative nei confronti di questo movimento che nasce nell’ambiguità e muore (perché di fatto sta morendo) con una chiarezza che più chiara e trasparente non potrebbe essere: il M5S è parte integrante dei quel “sistema” che a parole diceva di voler abbattere.
Diciamo però che Il suo gruppo dirigente poteva almeno scegliere un’occasione migliore per svelare la sua vera natura. E invece, come dicevo, siamo al solito piatto di lenticchie.
La grande maggioranza dei parlamentari grillini (e quando je ricapita una botta di culo simile…) sosterrà il governo Draghi per ovvie ragioni fino alla scadenza naturale della legislatura, dopo di che alcuni torneranno a casa comunque tranquilli e soddisfatti (e te credo, cinque anni di stipendio da deputati o da senatori, anche ammettendo che stiano continuando a versare la metà al fondo per le piccole imprese, rappresentano sempre una bella “soddisfazione”, oltre al fatto che essere stati parlamentari gli darà dei vantaggi enormi nel prosieguo della loro vita, in termini di relazioni e di immagine) e altri continueranno a fare politica (leggi garantire loro stessi…) riciclandosi in altri partiti.
Che finaccia, come si suol dire. E che delusione per i tanti che ci hanno creduto. Tranquilli, succede spesso, anche se non sempre in forme e modalità così squallide.
