Lo strabismo mediatico del doppio standard


Uno dei tratti peculiari, e più inquietanti, del giornalismo cosiddetto mainstream (ovvero quello che riflette il pensiero dominante) e’ a mio avviso lo strabismo mediatico del “doppio standard”. Gli editoriali di Repubblica di oggi ne sono un esempio palmare: Ezio Mauro denuncia i rischi antidemocratici di quella che egli definisce la tecnodestra incarnata dal duo Musk-Trump; Concita De Gregorio afferma il valore del giornalismo nel rapporto tra democrazie e autocrazie in relazione al drammatico caso di Cecilia Sala (la quale ci auguriamo tutti sia tratta in libertà il prima possibile, questo è ovvio e non andrebbe nemmeno ribadito ma, specie sui social, non si sa mai).

Ragionamenti ineccepibili se non fosse che sono entrambi viziati, appunto, dallo strabismo mediatico del doppio standard, che potremmo riassumere così: se una cosa la fa l’emisfero cosiddetto democratico, occidentale, sedicente liberal-democratico e’ giusta; se la stessa cosa la fanno le cosiddette autocrazie (diciamo a spanna i Brics, e più precisamente Russia, Cina, Iran, Corea del Nord; che se non si fosse capito stanno combattendo una sorta di nuova guerra fredda/caldissima contro l’Occidente a trazione anglo-americana e più genericamente NATO, per realizzare un mondo meno unipolare di quello che è esistito dal post-89 in poi) allora è sbagliata. Vediamo. Le forzature tecnicamente eversive del trumpismo sono assai evidenti, e molto censurabili, per lo meno dai fatti di Capitol Hill; ma come non condannare alla stessa stregua ciò che ha fatto durante il suo mandato il “democratico” Biden, che ha sostenuto politicamente e foraggiato militarmente la politica criminale di Netanyahu, e armato fino ai denti l’Ucraina sabotando tutti i tentativi di negoziato portando così il pianeta sull’orlo di un conflitto mondiale? O ancora, come definire se non post-democratiche le trame per sovvertire il risultato dell’esito elettorale in Romania e Georgia (a ben vedere successe qualcosa di analogo anche al principio della crisi in Ucraina) solo perché il risultato è sgradito a Washington e alla NATO? Si dice: perché il voto è stato alterato da influenze social dei Russi. Ma come non si fa a non vedere che se si mette in discussione sistematicamente il sacro rito in cui la democrazia si invera (il voto, per l’appunto) la democrazia diventa un fatto di punti di vista e smette di essere tale?

Quanto al pezzo di De Gregorio, lo dicevamo sopra: massima solidarietà alla giornalista italiana e sommo biasimo per coloro che l’hanno privata della sua libertà; ma perché in un editoriale in cui si teorizza la forza del giornalismo contro la violenza delle tirannie (per la seconda volta, dopo ciò che più in breve era stato scritto ieri, dunque in quello che è a tutti gli effetti una sorta di approfondimento domenicale) non si trova la forza giornalistica per biasimare l’assassinio stragista che lo Stato di Israele ha compiuto in questi mesi di decine di giornalisti che stavano facendo il loro lavoro in quell’incubo apocalittico che è diventata la Palestina? Non c’è altra risposta possibile che questa: lo strabismo mediatico del doppio standard, che trasforma anche l’indignazione più condivisibile nel solito pamphlet propagandistico da “arrivano i nostri”; che rende questi tempi tragici in cui ci è dato vivere ancora più tragici, perché violentati pure da un’informazione faziosa che trucca continuamente le carte in un’entropia distopica decisamente angosciante.

Fonte foto: da Google

1 commento per “Lo strabismo mediatico del doppio standard

  1. Ndr60
    30 Dicembre 2024 at 18:15

    Sì può aggiungere che l’ arresto della giornalista italiana (comunque schierata coi media main stream, tanto per stare tranquilla) è una ritorsione al fermo di un cittadino iraniano avvenuto in Italia per ordine degli USA, chiaro esempio di cessione di sovranità tipico delle colonie. Sigonella, dove sei?

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