Questa mattina a Coffee break, sulla 7, lo psicologo nonché intellettuale da salotto in servizio permanente effettivo, Paolo Crepet (altro “trombone di stato”, proprio come il suo omologo Umberto Galimberti), sostenendo pedissequamente le misure del governo in tema di obbligo vaccinale e attaccando violentemente le persone non vaccinate paragonandole di fatto a degli untori, ha detto più o meno testualmente: “Penso a mia figlia se avesse contratto l’HIV da qualcuno come mi sarei sentito, come avrei reagito…”.
Siamo al delirio. Questo “trombone” non si rende neanche conto di quello che ha detto. Se avesse fatto una simile dichiarazione al tempo in cui l’AIDS imperversava sarebbe stato accusato – giustamente, in questo caso – di razzismo, sessismo e omofobia.
Nessuno, fortunatamente (tranne i soliti scemi), ha mai pensato di togliere i diritti alle persone sieropositive, nessuno ha mai pensato di impedirgli di lavorare, di sospendergli lo stipendio. Si è fatto appello al loro senso di responsabilità, soprattutto per ciò che riguardava la loro vita relazionale e sessuale, ma non gli sono stati tolti i diritti (e ci mancherebbe altro…), non gli è stato impedito di accedere al lavoro o in un locale pubblico. Si poteva forse impedire a centinaia di migliaia di persone di avere rapporti sessuali con un decreto legge? No, ovviamente, non si poteva che fare appello al loro senso di responsabilità, oltre, naturalmente, alla prevenzione per loro e per tutti gli altri. E questo è stato fatto.
A Crepet ha fatto eco il “santone liberale” per eccellenza, Ernesto Galli Della Loggia, il quale, date le circostante, si è trasformato in quello che dovrebbe essere un suo nemico giurato, cioè in un sostenitore dello “stato etico hegeliano”. Meraviglia delle meraviglie”! Certo, nessuno in quel salotto televisivo gli ha fatto notare che in quello che in quanto ultra liberale dovrebbe essere il suo “paese guida”, cioè la Gran Bretagna, non esiste nessun obbligo vaccinale e nessuna misura restrittiva in tal senso. La contraddizione è palese ma nessuno la solleva.
Il sottoscritto, che non è né hegeliano né liberale, è però convinto che un vero e autentico stato etico di ispirazione hegeliana, contestualmente all’eventuale obbligo vaccinale, avrebbe approntato una grande piano in favore della ricerca scientifica e della sanità pubblica, alle quali avrebbe destinato risorse enormi e ben altre attenzioni. E invece nulla di tutto ciò è avvenuto in questi due anni. E la corsa al vaccino (e il sottoscritto, con tutte le perplessità del caso e la sua radicale sfiducia nei confronti delle multinazionali farmaceutiche, non è pregiudizialmente contrario alla vaccinazione, e infatti si è vaccinato), presentata fin da subito come unica e sola soluzione per affrontare la pandemia, è stato lo specchietto per allodole per camuffare la non volontà del governo e delle classi dirigenti di lavorare in quella direzione. Per congenita malvagità? No, semplicemente perché non è nei loro interessi, poi che questo si traduca nei fatti anche in un comportamento malsano e di fatto malvagio, è altro discorso. Non credo ci sia necessità di tirare in ballo il vecchio grande Machiavelli per spiegare il cinismo della politica o meglio, di certa politica.
Assistiamo quindi al balletto mediatico dei vari tromboni di regime, al servizio e a stipendio di quelle classi dirigenti, chiamati a fare il loro mestiere, cioè a soffiare, appunto, sfiatati e patetici, nelle loro trombe.
Crepet, in quanto psicologo, dovrebbe avere una maggiore sensibilità nei confronti di quei milioni di concittadini che vivono come un atto di violenza sulla loro vita e sul loro corpo un trattamento sanitario obbligatorio e nei confronti di quegli altri milioni che si sono vaccinati non per convinzione ma per timore di essere emarginati, esposti alla gogna, oppure semplicemente perché ricattati. Del resto, c’è ancora tanta gente che se non lavora non mangia in questo paese ma questo i “nostri” intellettuali a lauto stipendio sembrano non saperlo.
Il punto politico vero, è un altro. Il nostro non è uno stato etico hegeliano (men che meno socialista, ovviamente…) e neanche uno stato liberal democratico tradizionale. E’ uno stato “neoliberale”, neoliberista, autoritario, “neostatalista”, che dello “stato etico hegeliano” prende in prestito gli aspetti peggiori. L’uccellino birichino mi spinge a pensare, purtroppo, che questo stato di eccezione potrebbe trasformarsi in una condizione più o meno permanente di modalità di governo. E allora meglio prevenire che soccombere, meglio cominciare a porre la questione invece di trovarci impreparati, quando i buoi sono già scappati dalla stalla.