L’insostenibile leggerezza del “suprematismo”


Ormai nel “democratico” mondo occidentale si scambia sistematicamente la realtà per il proprio perverso desiderio. Le elites degradate che governano i paesi europei non sono più in grado di distinguere la loro propaganda dalla realtà fattuale. A chi ha un minimo di senso critico e non è ideologicamente asservito alla narrazione anglosassone e dei vari satelliti europei dovrebbe essere abbastanza chiaro quanto la macchina occidentale sia tanto grande quanto falsa. Un evento poi, il 7 Ottobre, in Palestina ha finalmente tirato giù la maschera alla presunta superiorità morale dell’Europa, o meglio dell’UE, come paladina dei diritti umani, espressione più alta della “democrazia partecipativa e inclusiva”, giardino dell’uomo pacifico occidentale, che attraverso le sue istituzioni diffonde benessere, non fa la guerra, ma partecipa a missioni “umanitarie” e combatte le minacce globali alla libertà, in primis il cattivo orso russo che spinge famelicamente ai confini dell’ innocente Europa. All’inizio, due anni fa, a questa narrazione ipocrita, anche nel nostro paese, come nel resto dei paesi occidentali, aveva aderito un vago sentimento pacifista e filoeuropeista che aveva riempito le piazze indignate per la seconda fase del conflitto ucraino russo.

Siamo stati bombardati dal 24 febbraio 2022 da una piovra informativa a voce unica sulla “ferocia” russa, sulla “criminale invasione russa”, abbiamo poi assistito alla clamorosa messa in scena di Bucha (che ricordava per chi ha memoria, la messa in scena del presunto eccidio di Racak, rivelatosi completamente inventato e organizzato dal UCK insieme ai loro protettori della Nato per dare l’inizio ai bombardamenti sulla Serbia), evento finalizzato a caricare le opinioni pubbliche occidentali verso un sentimento  antirusso e preparare i parlamenti dei vari paesi europei al continuo e sempre più offensivo invio di armi, al sostegno attivo all’esercito del regime ucraino, a rompere ogni ponte di mediazione con la parte russa e di fatto subordinando l’intero continente alla scelta della guerra per procura voluta dagli anglosassoni. Insomma le elitès occidentali con una posizione apparentemente monolitica si sono presentate come le paladine della libertà del popolo ucraino “oppresso” che andava difeso a tutti i costi, attraverso il mantra ripetuto fino alla nausea dell’aggredito che andava difeso e che erano a rischio i valori di libertà e democrazia europea.  Per fare questa gigantesca operazione di disinformatia, è servito attivare ogni forma di censura, di menzogne, di omissioni, di liste di proscrizione e di silenzio sui crimini commessi dal regime nazista ucraino. In questa situazione siamo ancora pienamente immersi fino al collo e al momento il rischio di un’escalation fino al confronto diretto non sono assolutamente uno scenario da escludere, anzi corriamo spediti verso la guerra diretta. Poi arriva il 7 ottobre e l’azione armata di Hamas nella striscia israeliana di confine con il campo di concentramento a cielo aperto e la guerra israeliana di sterminio del popolo palestinese adottata con pervicacia nazista. I due scenari fanno parte di un’unica partita mondiale che vede l’Occidente in piena contrapposizione con un pezzo importante di mondo che non vuole più soggiacere all’ “ordine basato sulle regole” dei paesi occidentali a guida anglosassone. Ma il punto chiave di quest’ordine declinante è che si fonda su un principio generale, ontologico, strutturale secondo cui il mondo è naturalmente diviso secondo una scala gerarchica, anche razziale, con in testa l’uomo occidentale ed eurocentrico che deve naturalmente definire e condurre le regole del gioco, quali interessi far predominare, quali capitali finanziari debbano imporre le scelte di altri paesi e continenti. Il suprematismo ideologico della superiore civiltà occidentale si fonda sull’assunto secondo cui il mondo occidentale è l’unico in grado di produrre benessere e ricchezza, di dare un sistema politico democratico basato sulla garanzia delle libertà individuali e civili, insomma il migliore dei sistemi possibili.

L’alternativa è la barbarie del resto del mondo, il moloch asiatico cinese comunista e capitalista, la vecchia Russia imperiale e imperialista, e tanti altri paesi che non sono in grado di svilupparsi senza la forza economica del dollaro e la “garanzia”democratica delle basi militari degli anglosassoni disseminate in ogni continente. Il suprematismo dell’Occidente collettivo fonda la sua legittimazione su una tradizionale e secolare dominazione coloniale dei popoli non occidentali, sulla forza economica del circuito economico capitalistico internazionale, almeno fino a qualche decennio fa, in larga misura in mano alle elitè anglosassoni ed europee, con al centro il dollaro come moneta imperiale e con la grande forza militare accumulata grazie anche al crollo dei paesi socialisti dopo l’89.  Ora questo scenario negli ultimi dieci anni è in netta evoluzione, la crisi egemonica dell’occidente e il progressivo affermarsi di nuovi equilibri internazionali geopolitici sono la contraddizione principale del nostro tempo storico. E’ il tempo della transizione. La transizione a un mondo multipolare non è da scambiare con i paesi socialisti che abbiamo conosciuto o con una riedizione dei paesi non allineati del secondo dopoguerra del secolo scorso. Non è di questo che stiamo parlando, non sono l’anticipazione di un altro mondo fuori dal capitalismo, non ci sono palazzi di inverno o lunghe marce all’orizzonte, questo deve essere chiaro. Non si possono coltivare illusioni e desideri che nella lotta politica quando sono sconnessi dalla realtà fattuale non possono che produrre farsesche delusioni. Il punto è un altro. La transizione a cui stiamo assistendo, che sarà dolorosa e per molti aspetti anche devastante, segna il declino dell’egemonia coloniale occidentale sul resto del mondo durata cinque secoli e che si è stabilizzata nello scorso secolo nell’egemonia a guida americana.  I tentativi americani e dei suoi satelliti di fermare e  invertire la rotta di questo passaggio epocale, per molti aspetti ormai inarrestabile, sono vari e per certi aspetti disperati, sono i colpi di una bestia ferita ma ancora molto pericolosa e in grado di produrre danni rilevanti alle masse popolari di tutto il mondo. La bestia quindi non va sottovalutata e ha scelto come principale strategia quella di seminare guerra e distruzione.  Lo scenario dei tre fronti (Ucraina, Palestina Siria Iran, e Taiwan) è la strada maestra scelta dalle elitès anglosassoni per fermare e invertire la rotta del declino egemonico. E’ una partita aperta senza vincitori certi e con la possibilità non troppo remota di uno scenario senza vinti e vincitori. Una cosa è certa, e cioè che il mondo del dominio unipolare è definitivamente seppellito con la sua globalizzazione finanziaria e la narrazione del suprematismo culturale occidentale tra i popoli non occidentali ormai è decisamente osteggiata, mentre si fanno sempre più strada progetti e alleanze alternative al vecchio equilibrio servile occidentale.

Ma qui, nel ventre della bestia, quanta consapevolezza c’è del tornante storico che stiamo attraversando? Nella grande maggioranza delle masse popolari esiste un istintivo senso comune del pericolo, del futuro incerto, ma questo sentimento diffuso non si traduce neanche in minima parte in massa critica degna di nota sul piano statistico in grado di rappresentare anche solo una forma avanguardistica. Siamo, almeno per l’Italia – ma il resto di Europa, con l’eccezione in parte della Francia, non sembra brillare di movimenti anticapitalisti in grado di preoccupare il manovratore – in un clima di perdurante passività, di inconsapevole complicità verso le scelte dissennate che decideranno del futuro dei prossimi anni. Nelle forme organizzate della politica, di quello che rimane della sinistra “anticapitalista” si procede in una forma che trascende dall’eccezionalità del presente. La forma politica, i suoi riti, seguono un ritmo ordinario come se fossimo dentro un periodo di pacifico evolversi della situazione, le dinamiche del gruppismo e del gruppettarismo sono figlie di uno scollamento dal reale e non si possono fare e non si fanno avanguardismo perché non si ha una piena consapevolezza di quello che tragicamente ci attende: Il Grand Hotel Abisso.

Fonte foto: da Google

1 commento per “L’insostenibile leggerezza del “suprematismo”

  1. Davide
    2 Giugno 2024 at 16:11

    E se, al contrario della tesi esposta, le masse popolari supportano i propri governi e non si fanno avanguardismo di protesta fosse proprio frutto della consapevolezza che, a ragione o torto, l’esperienza socio-politi a ed economica occidentale sia la migliore possibile?
    E che, pertanto, sostengono consapevolmente, in grande quota parte, l’azione dei propri governi volta a garantire il perdurare e la diffusione del nostro modello di società?

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