È dannatamente stancante continuare a subire la vomitevole narrazione misandrica e antimaschile che imperversa nella società occidentale. Ma probabilmente sarebbe stato anche ingenuo pensare che nel giorno della festa delle donne non se ne sarebbe notata l’amplificazione: il premio dell’uscita indegna lo vince “Il fatto quotidiano” con la sua vignetta che, in sintesi, mette a paragone mariti e compagni con gli assassini e i criminali di guerra. Nella vignetta, tre anime in paradiso dicono come sono morte: la prima dice che sono stati i russi in Ucraina, la seconda che sono stati gli israeliani a Gaza e la terza che è stato il suo compagno in Italia.
Anche se la collettività ha ormai interiorizzato l’idea che il fenomeno delle donne uccise dai compagni sia di massima urgenza (addirittura paragonabile a una guerra) sarebbe bene ribadire che, numeri alla mano, tutta questa attenzione mediatica non ha nessun criterio statistico o sociologico. Nei conteggi annuali di Femminicidioitalia non si superano mai le settanta vittime annuali, un dato che in una popolazione di sessanta milioni di abitanti non giustifica alcun atteggiamento emergenziale. Aggiungiamo poi i conteggi gonfiati pubblicati dalla stampa, la quale nelle liste inserisce delitti che non corrispondono in nulla con la definizione di femminicidio (che già di per sé è ideologica, priva di valore giuridico e debole nel fornire strumenti di riscontro) come quelli di Teresa Spanò e Lucia Cipriano (uccise entrambe dalle figlie) ed il quadro propagandistico è completo
Sarebbe ora di dire che la misura è colma, che noi padri, zii, fratelli, mariti e compagni (ma anche semplici uomini e cittadini) siamo stanchi di essere perennemente disprezzati, accusati e colpevolizzati fino al punto di essere paragonati agli assassini di guerra, ad agenti che stanno sterminando decine di migliaia di persone a Gaza, quando la percentuale di uomini che compie questi tanto temuti delitti domestici (mi rifiuto di utilizzare il termine femminicidio) è infinitesimamente bassa e, dati alla mano, circa tra lo 0,25 e lo 0,50 su 100.000 (centomila) persone (perché cinquanta o settanta casi l’anno su sessanta milioni di persone questo dicono).
Il quadro già lo conosciamo: menzognero, propagandistico, strumentale e pressante, ma quando escono fuori esempi di bassezza giornalistica (quale è la vignetta in questione) un impeto scatta ed emerge in chi ha fatto il famoso salto di panoramica, perché il non prendersela più come avveniva una volta delle storture del nostro delirante tempo non è dato da qualche forma di anestesia, ma da una necessità di sopravvivenza che all’occorrenza lascerà sempre spazio alla libertà di incazzarci e reagire.