Il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, fortunatamente, non sarà estradato negli USA.
Siccome non credo all’autonomia dei tribunali e delle magistrature in casi come questo (cioè quando c’è di mezzo la politica), tendo a pensare che la nuova amministrazione USA abbia ritenuto politicamente più utile lasciarlo dove è attualmente, cioè in Inghilterra.
La detenzione di Assange in America avrebbe potuto comportare col tempo dei problemi per una amministrazione come quella di Biden/Harris che vuole mostrarsi (o deve dimostrare di essere) più liberale e democratica di quella di Trump. La sua carcerazione avrebbe potuto aprire delle contraddizioni, provocare proteste da parte della “sinistra radicale” (che comunque è stata importante per la vittoria del duo Biden/Harris). Per cui meglio lasciarlo dov’è, tanto più che ormai il danno è stato fatto (le sue rivelazioni) e continuare a perseguitarlo non porterebbe a nessun vantaggio concreto.
Al contrario, la sua estradizione negli USA avrebbe creato problemi di “immagine” sia al governo americano che a quello britannico, accusati (non a torto, in questo caso come in altri) di essere dei persecutori. Gli inglesi, in particolare, sono notoriamente (e ipocritamente) sensibili alla loro immagine di paladini delle libertà democratiche. Il che non gli impedisce, ad esempio, di reprimere tuttora in modo brutale i movimenti indipendentisti irlandesi ma questo è un altro discorso che fa parte della loro (e non soltanto loro…) ipocrisia.
E’ probabile – ma è soltanto una ipotesi – che una delle strategie che adotteranno potrebbe essere quella di spegnere nel tempo l’attenzione dei media su tutta la questione.
In tutto ciò, è stato vergognoso il silenzio complice delle “sinistre” europee (in particolare quelle continentali), sia quelle liberali che “radicali” che non hanno mosso un dito per difendere Assange.
Fonte foto: RTV Slo (da Google)