L’ecosistema e il comunista


Sappiamo che “difendere la natura” è solo una metafora sentimentale. Di noi umani e del nostro amore la natura se ne frega altamente, può vivere felicemente senza di noi. Quello che dobbiamo avere a cuore è la difesa di quell’ecosistema che ci permette di esistere.

Non si tratta di farlo per i posteri. La mutazione, in tempi così rapidi, dell’ambiente nel quale ci siamo adattati, ha conseguenze immediate sulle nostre condizioni di vita individuali.

Il degrado ambientale si articola in molteplici settori. Alcuni ci appaiono di un’evidenza che è difficilmente negabile. Mi riferisco a tutte le varie forme di inquinamento (delle acque, dell’aria, il cosiddetto elettrosmog, l’emergenza rifiuti).

Ci sono poi questioni più controverse che, paradossalmente, sono diventate centrali nel dibattito: passato di moda il buco dell’ozono, ora la fa da padrone il cambiamento climatico dovuto all’azione antropica. Non dico che non abbia importanza ma che, per l’appunto, trattasi di tema controverso con stuoli di scienziati da una parte e dall’altra della barricata a sostenerla o a negarla con “incontrovertibili” prove scientifiche. Sembrerebbe logico che, per chi ha veramente a cuore l’ambiente, si punti su ciò che evidente piuttosto che su ciò che ambiguo.

Invece è avvenuto esattamente il contrario. Perché? Le cause sono ovviamente tante, dialetticamente intrecciate e quant’altro ma io voglio ricorrere ad una semplificazione decisamente retrò: il sistema ha recuperato le tematiche ambientali.

Detto in altri termini, ancora più brutali, il capitalismo ha fiutato l’affare. Ecobonus in tutti gli ambiti, incentivi da una parte e “persecuzioni legali ed economiche” per chi non si è ancora adeguato al consumo green , dall’altro, ecc.. Siamo di fronte ad investimenti pubblici e privati massicci che hanno fatto parlare di un nuovo new deal ribattezzato, appunto, green new deal. Una volta fagocitate dal sistema, le tematiche ambientali fanno il loro ingresso trionfale nello stupidario woke/politicamente corretto, l’odierno oppio dei popoli. Nella sua funzione mistificatrice dei reali rapporti sociali, produce false contrapposizioni. Quindi abbiamo boomers che hanno rubato il futuro ai millennium e, non poteva mancare, il patriarcato foriero di ogni male, persino dell’inquinamento. Tanta idiozia provoca crisi di rigetto irrazionali e c’è il rischio che si diffonda una negazione del problema ambientale. Sarebbe, ovviamente, un errore.

Il problema esiste e non vanno rigettati nemmeno tutti i provvedimenti del green new deal. Mi riferisco, soprattutto, al puntare sulle rinnovabili non foss’altro perché i combustibili fossili non sono certo eterni. Ma anche la famosa “transizione ecologica” dell’economia ha un costo immediato per l’ambiente, significa rottamare quantità enormi di materiali, quindi rifiuti ed inquinamento aggiuntivo. Questo è il punto. Il fine del capitale è la distruzione, il consumo sfrenato, la crescita illimitata, solo così può prosperare. Nel sistema capitalistico anche le giuste misure in difesa dell’ambiente fungono, nella migliore delle ipotesi, da “pezze calde”.

Un capitalismo sostenibile con l’ambiente è una contraddizione in termini ma questo, ovviamente, non vuol dire che non bisogna confrontarsi con battaglie parziali. In particolare, ritengo molto interessanti le lotte che si attivano spontaneamente sul territorio contro mostruosità che minacciano la salute e l’integrità delle comunità locali.

Fonte foto: Corriere del Veneto (da Google)

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