Non si placano le polemiche per l’intervista al Ministro degli Esteri russo Lavrov.
Senza contraddittorio si dice.
Il contraddittorio sarebbe rappresentato, nell’idea comune di giornalismo e buona televisione, da quello schiamazzo compulsivo composto da raffiche di botta e risposta, tipico delle risse calcistiche. Stratagemma per incalzare il pubblico con coazioni a ripetere di concetti elementari da anteporre al ragionamento. Arbitrato, il contraddittorio, da vedette televisive che vogliono scandire i tempi della confusione nell’agio portato dal pettegolezzo politico.
Al contrario avremmo tutti bisogno di tante interviste pari a quella di Lavrov. Senza alcuna interruzione. A cui far seguire dibattiti. Con interpretazioni ragionate e discorsi ponderati. Tutto con pazienza e lunghezza, con intellettuali profondi e segretari di partito che si sforzano di uscire dall’ansia di controbattere. Partiti che si smarcano dall’attrazione per i sondaggi o per la parola ad effetto.
Solo così potrebbero emergere le reali intenzioni, e si smaschererebbero le ideologie sottese a determinate affermazioni. Solo con discorsi di ampio respiro.
Al contrario il ring si divide in squadre posticce, artefatte, con casacche precostituite che giocano alla spettacolarizzazione impolitica della democrazia.
Che democrazia non è più da tempo.
Fonte foto: Il Post (da Google)