Processo di dedollarizzazione II
L’utilizzo delle
principali valute: la supremazia decadente del Dollaro
Nell’intento
di inquadrare all’interno di una cornice oggettiva la situazione della moneta
statunitense, sia in relazione ai prematuri slanci verso l’imminente
disarcionamento del Dollaro dal ruolo di asse portante del Sim (Sistema
monetario internazionale), sia rispetto alle affermazioni di inattaccabilità
della sua egemonia globale, procediamo ad analizzare il panorama valutario
internazionale alla luce delle varie funzioni rivestite dalle principali
monete.
Nel campo delle
operazioni internazionali effettuate
tramite coppie di valute attraverso il
Forex[1],
secondo l’ultima inchiesta triennale della Banca dei Regolamenti Internazionali
(Bri), che considera l’interscambio da entrambi i lati, quindi su base 200, nel
2022 il Dollaro restava saldamente al vertice con l’88,5 delle operazioni in
valuta estera (grafico 1), quota rimasta invariata dal 1989[2]
Grafico 1: ruolo degli Usa e del Dollaro a livello mondiale. Periodo: 2° quadrimestre 2022
Ad ampia
distanza seguivano l’Euro col 32 e la coppia Yen – Sterlina entrambi col 17,
mentre lo Yuan, seppur in espansione rispetto allo 0 del 2007 arrivava a
ricoprire solo il 7 del totale, sempre nel secondo semestre 2022 (grafico 2).
Grafico 2: quota di transazioni in Yuan nell’ambito del Forex fra 2007 e 2022. Fonte: Bri
Le sanzioni alla Russia spingono i Brics verso la dedollarizzanione
delle transazioni
Le
transazioni internazionali hanno tuttavia subito una brusca accelerazione verso
la dedollarizzazione dall’inizio del 2022, soprattutto per quelle riguardanti i
paesi del Brics, a seguito delle varie tranche di misure restrittive adottate
contro la Russia. In particolare, ma non solo, ciò ha interessato principalmente
l’interscambio fra Mosca e Pechino, il quale nel corso del 2023, in
contemporanea con un cospicuo aumento del 26,4% del valore dei commerci, giunti
al record assoluto di 240 miliardi di $, in base ai dati dell’Amministrazione
generale delle dogane di Pechino[3],
ha registrato anche una rapida impennata delle transazioni in Yuan. Infatti, secondo
quanto dichiarato dalla governatrice della Banca centrale russa, Elvira
Nabiullina, la quota di esportazioni russe effettuate tramite la divisa cinese è
passata dal 0,4% di due anni or sono al 34,5% di inizio 2024, mentre per ciò
che concerne le importazioni, nello stesso arco di tempo, è salita dal 4,3% al
36,4%.
Quindi in
soli due anni la moneta cinese è divenuta la più utilizzata dalla Russia nelle transazioni
estere, con inevitabili riflessi sulla composizione delle riserve valutarie di
Mosca, come ha esplicitamente affermato la governatrice stessa: “Fino al
2022, nelle nostre riserve c’era una quota significativa di Dollari ed Euro.
Ciò era dovuto al fatto che i contratti di commercio estero erano in gran parte
stipulati in queste valute. Ora, l’attività economica estera sta passando molto
attivamente all’uso di altre divise, principalmente lo Yuan”[4].
In pratica le
sanzioni occidentali hanno determinato un doppio, seppur diversificato effetto boomerang
a danno degli stessi committenti: i paesi europei nel suo complesso sono
risultati penalizzati negli scambi commerciali sia con Mosca che con Pechino
nel 2023, mentre gli Usa hanno principalmente subito una flessione
nell’utilizzo della propria moneta nelle transazioni internazionali.
La
ridefinizione della geografia dei commerci mondiali e dell’utilizzo delle
valute, risultano tuttavia tendenze in atto su scala globale che vanno ben
oltre i confini delle relazioni economiche fra Mosca e Pechino.
Negli ultimi
due anni, infatti, gli scambi commerciali relativi a prodotti energetici
raffinati, gas e petrolio sono stati effettuato in misura crescente con valute
alternative al Dollaro. Un processo in rapida evoluzione sotto la spinta delle
sanzioni e della determinazione dei Brics di perseguire una ridefinizione degli
equilibri geoecenomici globali che ha portato nel 2023 a circa il 20% la quota
del commercio globale di petrolio, la commodity più scambiata[5],
ad essere oggetto di transazioni in altre monete, compresi i Dirham emiratini e
le Rupie indiane. New Delhi, infatti, grazie ad un accordo con Abu Dhabi finalizzato
a regolare le loro transazioni in Rupie, principalmente petrolio, è divenuta nel
2023, secondo Mario Lettieri e Paolo Raimondi[6],
la seconda partner commerciale degli Emirati, con un interscambio totale in
graduale avvicinamento ai 100 miliardi di $, e sta lavorando ad un’intesa con
l’Arabia Saudita per regolare gli acquisti di petrolio in Rupie, oltre a
stringere accordi con altri paesi per transazioni in valute nazionali. Ciò al
netto del fatto che Riad dopo aver espletato tutti i passaggi formali per
l’adesione al Brics prevista per il 1 gennaio 2024 insieme ad Iran, Emirati
Arabi Uniti, Egitto, Etiopia e Argentina, dopo il ritiro di quest’ultima ad
opera di Milei il 29 dicembre 2023, non ha ancora ufficializzato l’ingresso nel
blocco, restando in una fase di empasse[7].
Posizione attendista, in merito alla quale la leadership saudita dovrà
sciogliere la riserva entro il prossimo vertice del Brics+[8],
previsto per ottobre a Kazan in Russia, garantendo o meno al propria presenza.
Sostanzialmente
analoga la situazione per ciò che concerne l’utilizzo del Dollaro nell’ambito dell’intero
interscambio commerciale fra soli paesi del Brics, nel cui contesto durante il
2023 il biglietto verde è stato ridimensionato ad appena il 28,7% del totale.
Una quota che
con il recente ingresso nel Brics degli Emirati Arabi Uniti e dell’Iran, nel
2022 rispettivamente settimo e ottavo produttori mondiali di petrolio[9],
andrà con ogni probabilità incrementandosi nell’anno in corso, anche alla luce
del fatto che i primi stanno tessendo la tela diplomatica con altri 15 paesi
per promuovere gli scambi in monete nazionali e il secondo ne ha estrema
necessità essendo stato soggetto a pesanti sanzioni da Trump a partire dall’agosto
2018, facendo carta straccia dell’accordo sul nucleare (Jcpoa) raggiunto da
Obama con i vertici della Repubblica Islamica nel luglio del 2015, nell’ambito
del quadro diplomatico detto P5+1 vale a dire Stati Uniti, Cina, Russia, Regno
Unito, Francia e Germania [10].
La situazione valutaria relativa alle riserve valutarie e al
mercato dei titoli di stato
Rispetto
all’utilizzo delle monete in qualità di riserve
valutarie, al cospetto di una situazione sostanzialmente analoga di attuale
supremazia del biglietto verde, diversa risulta invece la dinamica registrata
nel corso dell’ultimo ventennio, durante il quale il Dollaro ha subito un
marcato ridimensionamento passando dal 72% del 2000 al 58,4% del 2023 (grafico
3), tuttavia a favore di monete di propri alleati geopolitici come il Dollaro
australiano e quello canadese.
Grafico 3: quota di riserve delle Banche centrali in dollari 1995-2023. Fonte :Fmi
Viceversa, lo
Yuan è salito da 0% di inizio millennio, quando la Cina non era ancora membro
del Wto, al 2,6% dello scorso anno, una quota che seppur in leggera crescita appare
ancora decisamente bassa per poter pensare di scalfire l’egemonia del biglietto
verde (grafico 4). L’espansione della valuta cinese in questo campo risulta penalizzata,
oltre che dalla sua mancata totale internazionalizzazione, dal fatto che per
qualsiasi paese risulta problematico detenere riserve in valute diverse
rispetto a quella in cui è stato denominato il proprio debito sovrano.
Grafico 4: quote delle 7 valute detenute come riserve monetarie delle Banche centrali fra 2016 e 2022. Dollaro in viola, Euro in verde chiaro, Sterlina inglese in verde scuro, Yen giapponese in grigio, Yuan cinese in nero, Dollaro australiano in rosso e dollaro canadese in giallo. Fonte: [11]
Gli
investimenti sul Dollaro sono ancora percepiti come un rifugio sicuro per i
capitali anche per quanto riguarda il mercato
dei Titoli di stato, nel cui contesto si registra ancora un netto
predominio del biglietto verde grazie ai 23.000 miliardi di $ di Titoli del
Tesoro Usa, un valore 11 volte superiore ai 2.000 $ di quello tedesco[12].
Il ruolo preminente del Dollaro, in
questo campo è supportato anche dall’imponente debito federale degli Stati
Uniti che ad inizio 2024 ha raggiunto la stratosferica cifra di 34.000 miliardi
di dollari, pari al 123,3% del Pil[13], del
quale, tuttavia, solo il 24% corrispondente a circa 8.100 miliardi di $ (grafico
5 – istogramma) è in mano a soggetti stranieri, sia governi che investitori
privati.
Nonostante il disimpegno della Cina che, per motivi geopolitici e per
ritorsione verso la guerra commerciale di Trump, ha alleggerito la propria
posizione sui Treasury bond[14]
dal 15% del 2010 al 10% del 2023, e del Giappone sceso, da oltre il 35% del
2005 al 15% dello scorso anno (grafico 5 – diagramma), la disponibilità estera
dei titoli di stato statunitensi, è cresciuta nel 2023 di 427 miliardi di
dollari a beneficio di altri attori come Regno Unito, Canada, India e Francia[15]
(grafico 6).
Grafico 5: diagramma lineare quota di debito pubblico Usa detenuto da Giappone e Cina 2000-2023 (valori a destra). Istogramma: entità di debito pubblico in mani straniere (valori a sinistra)
Grafico 6: possessori internazionali di titoli di stato Usa confronto gennaio 2018 – marzo 2023
Il ruolo
egemone dello Swift fra le piattaforme di pagamenti internazionali
Lo Swift, acronimo di Society for Worldwide
Interbank Financial Telecomunican (società per le telecomunicazioni finanziarie
interbancarie mondiali), costituisce un sistema di pagamenti interbancari
internazionali che, attraverso l’attribuzione di un codice ad ogni istituto
bancario, consente di facilitare le transazioni finanziarie su piazze estere.
La piattaforma finanziaria in questione
risulta controllata dalle Banche centrali di Belgio, dove ha la sede, Francia,
Stati Uniti, Canada, Germania, Italia, Paesi Bassi, Svezia, Svizzera, Giappone
e Regno Unito ed ha lo scopo di consentire il pagamento diretto anche nel caso
in cui i due soggetti coinvolti nella transazione non siano clienti dello
stesso istituto bancario.
In
base a quanto riportato nel sito ufficiale dello Swift[16] attualmente vi sono collegate 11.600
istituzioni bancarie appartenenti a oltre 200 fra paesi e territori ed
indubbiamente costituisce la piattaforma dominante nel sistema finanziario
internazionale per il trasferimento di fondi.
La ripartizione
geografica delle transazioni relativa al mese di gennaio del 2022, l’ultimo
prima dell’escalation del conflitto in Ucraina e delle sanzioni occidentali ai
danni di Mosca, presentava il seguente quadro: il 45,5% riguardavano Europa,
Medio Oriente e Africa, il 40% Americhe e Regno Unito e il 14,5% Asia e
Pacifico[17].
A conferma della crescita del proprio ruolo
nel contesto economico-finanziario internazionale, anche la Cina, ha proceduto
alla strutturazione di una propria piattaforma denominata Cips, acronimo di Cross-Border
Interbank Payment System (sistema di pagamento interbancario di pagamento)
incentrata sullo Yuan e gestita dalla Banca centrale cinese, la People’s Bank
of China (Bpc), la quale, tuttavia, nel 2020, secondo Lettieri e Benvenuti, non
arrivava a coprire nemmeno lo 0,5% del volume delle transazioni internazionali[18]. Alla piattaforma cinese ad inizio 2022
aderivano 1.280 banche appartenenti a 103 paesi, fra le quali istituti europei,
statunitensi, giapponesi, russi e africani e nel 2016 ha sottoscritto un
accordo con lo Swift in modo potervi operare anche i soggetti che non hanno
aderito al Cips.
Anche la Russia ha un proprio sistema di
pagamenti il Spfs, acronimo di System for Transfert of Financial Messages
(sistema per il trasferimento di messaggi finanziari) ma a differenza del Cips
cinese viene utilizzato soprattutto per i regolamenti interni oltre che da
alcune banche con sedi in Germania e Svizzera oltre a quelle di paesi dello
spazio ex sovietico come Bielorussia, Armenia, Kazakistan e Kirghizistan, per
un totale di 400 istituti di credito sempre ad inizio 2022.
L’utilizzo
dello Swift come arma geopolitica
Risultando
un sistema di pagamento sotto controllo esclusivamente occidentale, lo Swift con
l’acuirsi delle tensioni internazionali è stato trasformato da semplice
strumento finanziario, in parallelo col ruolo del Dollaro[19], in un’arma di natura geopolitica in
considerazione del fatto che le istituzioni bancarie che ne vengono escluse
accusano gravi problematiche nell’attuare trasferimenti di fondi all’estero.
Il
potere di comminare l’esclusione di determinate istituzioni bancarie dallo
Swift è riservato agli istituti finanziari e alle autorità nazionali che le
supervisionano. Ed stato proprio nell’ambito dei vari pacchetti sanzionatori
imposti unilateralmente alla Russia senza approvazione dell’Onu a partire dal
23 febbraio 2022[20], che la terza tranche entrata in vigore il 2
marzo successivo, su input dei governi di Stati Uniti, Canada, Regno Unito e
Unione Europea, ha disposto l’esclusione di 7 banche russe dallo Swift[21]. Mentre nel sesto pacchetto, approvato il 3
giugno, stessa sorte è stata riservata anche alla principale banca russa, la
Sberbank, in parte di proprietà del colosso del gas Gazprom, alla Credit Bank
of Moscow e alla Russian Agricultural Bank[22]. Tuttavia, i governi dei paesi membri
dell’Ue non hanno escluso la terza banca russa, Gazprombank, in quanto viene
utilizzata da Mosca per le transazioni energetiche e, per quel che ci riguarda,
in particolare del gas dal quale dipendeva fino ad inizio 2022 oltre 40%
del’totale dell’import dell’Ue[23] e che nel 2023 ha continuato a coprire il
15% l’approvvigionamento estero comunitario[24]. Con l’inquietante paradosso che mentre
abbiamo diminuito l’import di gas russo via conduttura acquistato con contratti
pluriennali a basso costo, a causa delle sanzioni e del sabotaggio dei gasdotti
del baltico, nei primi sette mesi del 2023 l’Ue, rispetto al corrispondente
periodo del 2021, ha incrementato di ben il 40% (da 15 mln a 22 mln di mc)
l’import da Mosca del sensibilmente più costoso GNL[25].
A seguito della frattura geoeconomica apertasi
fra Russia e paesi occidentali a causa dalle varie tranche di provvedimenti
restrittivi, arrivati alla tredicesima il 23 febbraio 2024, e dal Piano
REPowerEU del 18 maggio 2022, tramite il quale abbiamo deciso di rinunciare ameno
sulla carta alle fonti e ai prodotti energetici russi, Mosca ha elaborato varie
strategie per aggirare le sanzioni, cercando canali commerciali alternativi,
soprattutto Cina e India, e utilizzando altre valute per regolare i
pagamenti internazionali. Rispetto a
quest’ultima problematica, le autorità russe si sono orientate principalmente
verso l’utilizzo dello Yuan contribuendo ad aumentare il ruolo della divisa
cinese nel panorama mondiale delle transazioni, una strategia non solo di
natura economico-finanziaria ma anche, se non soprattutto, di carattere
geopolitico. Conseguentemente la filiale moscovita della Industriale and
Commercial Bank of China (ICBC), la principale banca mondiale con 400 milioni
di clienti e 203 filiali estere, fra cui anche Milano[26], dislocate in 40 paesi, ha sensibilmente
aumentato il volume delle transazioni in Yuan fra Mosca e Pechino, in quanto
collegata sia alla piattaforma cinese Cips che a quella russa Spfs, oltre che
allo Swift[27]. Infatti
negli ultimi 3 trimestri del 2022 la filiale moscovita dell’ICBC ha
incrementato di oltre il 290% i depositi dei clienti e quasi 50 istituzioni
bancarie vi hanno aperto un conto per poter operare con la Russia, aggirando di
fatto le sanzioni occidentali[28].
Il processo di dedollorazione, seppur in recente
accelerazione, ha tuttavia un orizzonte ancora lontano per potersi completare,
in quanto la maggior parte dei regolamenti dei
flussi commerciali viene ancora effettuata tramite le valute dei paesi
del G7 e in particolar in Dollari attraverso lo Swift. Infatti, a settembre
dello scorso nell’ambito dello Swift, il Dollaro ricopriva una quota del 45,58%
delle transazioni, l’Euro il 23,60%, la Sterlina il 7,32% e lo Yen il 4,20%,
mentre lo Yuan seppur in crescita si attestava al quinto posto col 3,71%.
L’effettiva emancipazione del Brics+ dalla
piattaforma sotto controllo occidentale potrà realizzarsi solo creando un
proprio sistema multilaterale di pagamenti basato sulle proprie divise
nazionali. Ed è proprio in questa ottica che a partire dal 2018 si stanno
impegnando nella realizzazione del progetto Brics Play basato sull’utilizzo di
tecnologie innovative come le piattaforme blockchain[29] e le valute digitali ufficiali controllate
della Banche Centrali (CBCD[30]), fra le quali lo Yuan digitale, entrato in
vigore ad inizio 2022, oltre a numerose altre che si trovano nelle diverse fasi
di progettazione e sperimentazione, soprattutto appartenenti a potenze
emergenti come Russia, Arabia Saudita e Sudafrica (carta 1). Infatti il Brics
Pay è stato predisposto in modo da poter utilizzare tutte le monete digitali dei
paesi del Brics+[31].
Carta 1: la situazione delle CBDC nei vari paesi.
Fonte: statista https://it.benzinga.com/2023/06/26/cbdc-quali-rischi-investitori-crypto/
Conclusioni
L’attuale
situazione internazionale relativa all’impiego delle principali valute, per ciò
che concerne le transazioni internazionali, le riserve delle Banche centrali e
il mercato dei titoli di stato, come emerso in precedenza, presenta dunque
carattere di fluidità e complessità che, a nostro avviso, per essere efficacemente
inquadrata necessita di tenere in considerazione oltre alle dinamiche in atto anche
la panoramica generale globale.
In
considerazione di ciò, il quadro descritto in sintesi dall’agenzia britannica
Reuters “Le Banche centrali stanno sperimentando una più ampia varietà di asset, fra cui obbligazioni di società
private (corporate bonds. ndr),
titoli di stato (government bonds),
beni immobiliari, oro e ovviamente altre valute”, al pari di quello
dall’amministratore delegato di Toscafund Hong Kong, Mark Tinkter, “Questo è il
processo in corso. Il Dollaro verrà utilizzato sempre di meno nel sistema
globale”[32],
a nostro avviso, se, da un lato, risultano entrambi centrati in relazione alle
dinamiche in atto, dall’altro, non fotografano esaustivamente nel suo complesso
la situazione valutaria mondiale attuale.
Dalla
nostra analisi emerge come in un contesto in cui la posizione del Dollaro risulti
al momento ancora maggioritaria, la sua parabola discendente sembra
inesorabilmente esser stata imboccata, come ha efficacemente inquadrato la
Banca centrale indiana (Reserve bank of India – Rbi): “Sembra, quindi evidente
che mentre il dominio rimane per ora incontrastato, esso ha iniziato ad
erodersi lentamente e in futuro l’ordine economico dovrà evolversi per guardare
oltre la valuta statunitense”. Una prospettiva sostenuta anche dalla maggior
parte degli analisti più qualificati, i quali prevedono che il Dollaro, almeno
per qualche lustro, non verrà scalzato, principalmente per mancanza di
competitor effettivi[33],
dalla leadership globale da altre valute, premunendosi, tuttavia, di
specificare che il panorama valutario mondiale è destinato a subire un
inevitabile riequilibro.
Lo
scenario che potrebbe delinearsi nel Sistema monetario internazionale (Sim),
nel cui ambito il Dollaro a fine 2022 rappresentava ancora il 56% degli
investimenti finanziari internazionali e il 58,4% delle riserve delle Banche
centrali[34]
(tabella 1), non presagisce tanto il passaggio di leadership a vantaggio di
un’altra divisa, quanto, nel contesto della ridefinizione degli equilibri
geoeconomici e geopolitici sospinti in senso multipolare dal Brics, la
formazione di un ordine valutario internazionale basato su un nuovo assetto
“multy-currency“[35].
La tendenza,
già in atto da alcuni anni, e in accelerazione dal febbraio 2022, indica che le
Banche centrali stanno operando in modo da adeguare i propri asset monetari verso un paniere
diversificato di valute, sotto la spinta dell’evoluzione strutturale del
commercio mondiale a favore dei paesi emergenti e della riorganizzazione per
aree geoeconomiche “amichevoli”.
Tabella 1:
quota attuale di utilizzo del dollaro nelle forme di impiego
Tipologie
di impiego
|
Dollaro
2023
|
Investimenti finanziari
|
56,0%
|
Riserve
delle
Banche Centrali
|
58,4%
|
Forex (anno
2022)
indice su base 200
|
88,5
|
Swift (settembre 23)
|
45,58%
|
Il
processo di dedollarizzazione dell’economia e del Sistema monetario
internazione è destinato a proseguire, tuttavia attraverso un non lineare
incedere, le cui eventuali accelerazioni potrebbero derivare da eventi internazionali
particolarmente gravi sia di carattere geoeconomico/finanziario che
geopolitico/militare.
Soprattutto
ulteriori tensioni geopolitiche o, addirittura, rotture dell’ordine economico
internazionale, come le sanzioni alla Russia e il piano comunitario REPoweEU[36]
o di un inizio di disimpegno dagli asset
in Dollari da parte dei grandi fondi di investimento, BlackRock e Vanguard in
primis[37],
finiranno per imprimere nuovo slancio allo sganciamento dal Dollaro. In tal
caso potrebbe formarsi, secondo Reanud Lambert e Dominique Plihon, un’area
“Indipendente dal Dollaro” per gli stati sotto sanzioni statunitensi.
In tale contesto, come afferma a tal proposito l’autorevole economista James K.
Galbraith: “La Cina assumerebbe un ruolo chiave tra i due sistemi
(monetari. ndr), (divenendo. ndr) punto di fermo di una struttura
multipolare”.
Washington
potrebbe, quindi, risultare lei stessa penalizzata dall’estremizzazione
dell’utilizzo a fini politici del Dollaro, come rileva anche Galbraith:
“Se Pechino dovesse a sua volta essere oggetto di decisioni così severe
(come quelle imposte a Mosca. ndr), allora potrebbe prodursi una rottura in
grado di dividere il mondo in due blocchi isolati”. Un passo azzardato
che, visto l’enorme interscambio commerciale[38]
e finanziario in essere fra Washington e Pechino, gli Stati Uniti valuteranno
sicuramente a fondo prima di compiere, in quanto innescherebbe ripercussioni negative
in primis sui propri titoli di stato.[39]
“La
multipolarità monetaria perseguita dal Brics, (parallelamente a quella
geopolitica e geoeconomica. ndr)”, conclude Galbraith, “Potrebbe
essere negativa per l’oligarchia, ma vantaggiosa per la democrazia, per la
protezione del pianeta e per il bene comune. Da questo punto di vista non
arriverà troppo presto. Le grandi trasformazioni dell’ordine economico mondiale
sopraggiungono solo in occasione di crisi estrema”.
L’accelerazione
del processo di ridimensionamento della supremazia globale del Dollaro risulterebbe,
dunque, più interconnessa al livello di spregiudicatezza delle linee di
politica internazionale di Washington, che alla reali attuali potenzialità del
Brics di realizzare a breve un ordine monetario internazionale alternativo.
Come già ebbe a presagire nel marzo 2022, all’indomani delle prime misure
restrittive, il Vice direttore generale del Fmi, Gita Gopinath: “Le
sanzioni contro la Russia potrebbero erodere il dominio del Dollaro
incoraggiando blocchi di trading più piccoli in altre valute”. Anche
perché il Brics nel suo complesso non sembra nelle condizioni di riuscire a
portare a compimento il progetto di sostituzione del Dollaro con un’altra
valuta a corso legale, essendo al momento orientato verso l’istituzione di una
unità di conto[40],
più che di una moneta comune.
Il
futuro Sistema Monetario Internazionale potrebbe anche assumere un assetto
multipolare strutturato in “zolle valutarie”, ciascuna dominata da
una singola divisa che andrebbe a ricalcare quello geopolitico globale attualmente
in fase di ridefinizione, il quale sembrerebbe orientato a delinearsi in
“placche geopolitiche e geoeconomiche” tendenzialmente assoggettate
all’influenza di una potenza macroregionale
Indipendente
dai connotati che assumerà in futuro il Sistema monetario internazionale, i tempi
di sviluppo della curva di flessione della supremazia globale del Dollaro
risultano, quindi in primis, nelle mani, o per meglio dire nelle politiche,
delle future amministrazioni di Washington a partire da quella che uscirà dalle
ormai prossime presidenziali del novembre.
Andrea Vento
– 29 aprile 2024
Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati (Giga)
[1]Il Forex è il mercato dove avvengono tutte le
negoziazioni che hanno per oggetto le differenti valute. Non a caso, il termine
stesso Forex deriva dall’inglese FOReign EXchange market. Ha origini antiche e nasce da esigenze commerciali di cambiare
una valuta per un’altra, al fine di concludere transazioni. Il Forex è il mercato delle valute e ad
essere scambiate non sono le singole valute, come spesso si dice, ma coppie di valute. Per esempio, non è
possibile vendere dollari e basta. Bisogna vendere dollari e comprare,
contemporaneamente, un’altra valuta, ad esempio euro. Nel Forex si ragiona,
quindi, in termini di coppie di valute: ad esempio, EUR/USD sta ad indicare il
cambio euro/dollaro.
[2] https://www.reuters.com/markets/currencies/end-king-dollar-forces-play-de-dollarisation-2023-05-25/
[3] https://www.agenzianova.com/a/65a10ef4d46c74.84366983/4764358/2024-01-12/cina-russia-interscambio-commerciale-tocca-record-di-240-miliardi-di-dollari-nel-2023
[4]
https://www.agenzianova.com/news/russia-la-governatrice-della-banca-centrale-lo-yuan-cinese-ha-rimpiazzato-il-dollaro-nelle-nostre-operazioni/
[5] Il
commercio del petrolio ammonta a circa 1/5 del valore dell’interscambio
mondiale complessivo
[6] Nei
Brics non si usa più il dollaro di Mario Lettieri e Paolo Raimondi. https://www.italiaoggi.it/news/nei-brics-non-si-usa-piu-il-dollaro-2627434
[7] https://it.marketscreener.com/notizie/ultimo/L-Arabia-Saudita-sta-ancora-considerando-l-adesione-ai-BRICS-dicono-le-fonti-45767507/
[8] Brics+ è
nuova denominazione del gruppo allargato, dopo gli ingressi del 1 gennaio 2024
[9] https://www.energiaitalia.news/news/petrolio/petrolio-la-classifica-dei-20-piu-grandi-produttori-mondiali/25339/
[10] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/iran-tornano-vigore-le-prime-sanzioni-usa-21095
[11]https://www.groupama-am.com/it/article/la-progressiva-de-dollarizzazione-delleconomia-mondiale/
[12] https://www.reuters.com/markets/currencies/end-king-dollar-forces-play-de-dollarisation-2023-05-25/
[13] https://www.italiaoggi.it/news/il-debito-usa-e-sempre-piu-alto-2624189
[14] I Treasury Bond (T-Bond) sono titoli del debito
pubblico statunitense di lungo termine
[15] https://www.reuters.com/markets/currencies/end-king-dollar-forces-play-de-dollarisation-2023-05-25/
[16]
https://www.swift.com/about-us
[17]
https://www.fondopriamo.it/blog/priamo/sistema-swift
[18]
https://www.italiaoggi.it/news/nei-brics-non-si-usa-piu-il-dollaro-2627434
[19] Saggio: L’ascesa dei Brics parte II: La
complessa questione della dedollarizzazione di Andrea Vento (mettere link)
[20] La
prima tranche di sanzioni occidentali è stata introdotta un giorno prima
l’avvio dell’Operazione speciale russa in Ucraina a conferma della finalità di
natura geoeconomica tesa a creare una frattura fra Ue e Russia a beneficio Usa
[21] Nel dettaglio il provvedimento sanzionatorio ha
colpito: VTB, Bank Otkritie, Novikombank, Promsvyazbank, Rossiya Bank,
Sovcombank, Vneseheconombank (VEB) https://www.confindustria.it/home/crisi-ucraina/sanzioni
[22] https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2022/06/03/russia-s-aggression-against-ukraine-eu-adopts-sixth-package-of-sanctions/
[23] https://www.agi.it/estero/news/2022-01-29/ucraina-ue-ridurre-dipendenza-gas-da-russia-15406821/
[24] https://www.shipmag.it/europa-diminuisce-la-domanda-di-gas-ma-limport-dalla-russia-resta-alto/
[25] https://www.rinnovabili.it/mercato/politiche-e-normativa/gnl-dalla-russia-ue/
[26] https://milan.icbc.com.cn/it/column/1438058492186738925.html
[27] https://wise.com/it/swift-codes/ICBKCNBJNTG
[28] https://www.geopolitica.info/esclusione-russia-swift-internazionalizzazione-renminbi/
[29] https://blog.osservatori.net/it_it/blockchain-spiegazione-significato-applicazioni
[30] Central
Bank Digital Currency: può essere definita come la rappresentazione digitale di una moneta nazionale, intesa
come moneta a corso legale, emessa e gestita da un’istituzione sovrana come la
banca centrale. Si tratta quindi di una passività bancaria denominata in
un’unità di conto esistente, accessibile a tutti, che funge sia da mezzo di
scambio sia da riserva di valore. A differenza delle criptpvalute e delle stablecoin, una CBDC è quindi direttamente sostenuta da un governo e
rappresenta una passività della banca centrale.
Fonte: https://civitas-schola.it/2022/02/09/valute-digitali-emesse-dalla-banca-centrale/
[31] https://www.italiaoggi.it/news/nei-brics-non-si-usa-piu-il-dollaro-2627434
[32] https://www.reuters.com/markets/currencies/end-king-dollar-forces-play-de-dollarisation-2023-05-25/
[33]
lo Yuan è la moneta che in teoria potrebbe sostituire il dollaro a causa del
suo ruolo crescente nell’economia mondiale (la Cina rappresenta il 18% del PIL
mondiale). Tuttavia, le autorità cinesi non accetteranno mai di non controllare
la loro bilancia dei capitali, il che rende lo Yuan di fatto incompatibile con
un ruolo di valuta di riserva.
[34] Dati
diramati da Christophe Morel, chief economist di Groupama Asset Management, https://esgnews.it/focus/opinioni/la-progressiva-de-dollarizzazione-delleconomia-mondiale/
[35] Vale a
dire multi valutario
[36] Piano
dell’Ue finalizzato al superamento delle forniture energetiche dalla Russia e
alla ridefinizione della geografia degli approvvigionamenti comunitari a
beneficio di altri paesi come Usa, Qatar, Norvegia, e Algeria
[37] Tesi
sostenuta dal prof. Alessandro Volpi nella trasmissione “Scommesse al
posto del Welafre” di Ottolina tv a partire dal minuto 36.
https://www.youtube.com/watch?v=zic9zuZDPTA&ab_channel=OttolinaTV
[38] Nel 2022,
ultimo anno con dati completi a disposizione, l’interscambio complessivo Cina –
Usa, nonostante la guerra commerciale,
secondo i dati ufficiali del Bureau of Economic Analysis ha raggiunto la
cifra record di 690,6 miliardi di $, superando il precedente primato di 659
miliardi del 2018. L’export cinese negli Usa è risultato di 536,8 miliardi di $
e quello statunitense in Cina 153,8 con un saldo a favore di Pechino di 383
miliardi. https://www.agenzianova.com/a/63e320597ef4b1.11519917/4240576/2023-02-08/usa-cina-record-scambi-commerciali-nel-2022-690-miliardi-di-dollari-nonostante-tensioni
Nel 2023 l’interscambio commerciale Cina – Usa si è ridotto per la
prima volta dal 2019 attestandosi a 644,4 miliardi $
[39] James K.
Galbraith “The dollar system in a multi-polar world” – International Journal of Political Economy
vol.51, n°4, New York 2022
[40] Il
progetto è stato recentemente proposto dalla Russia e dal Brasile in ambito
Brics.
Unità di conto: uno strumento comune per misurare il valore delle transazioni economiche tramite la fissazione dei prezzi e la contabilizzazione dei debiti e dei crediti, associati al passaggio di proprietà dei beni o delle attività senza un contestuale regolamento in moneta