“La destra fa ciò che la sinistra promette”, recitava negli anni Ottanta una pubblicità.
Oggi possiamo capire quanta verità c’era in quello slogan, basta rovesciarlo:”La sinistra fa ciò che la destra minaccia”.
Il sindaco fiorentino sta realizzando, con beffardo sarcasmo da quattro soldi, che talora assume i toni appunti del piccolo duce (il suo “brrr…, che paura” in risposta all’Associazione Magistrati è semplicemente mussoliniano), ciò che il barzellettiere di Arcore, con la sua piacioseria grottesca, aveva annunciato, per un ventennio, senza (quasi) riuscire ad attuare. Ossia un programma di devastazione dell’impianto istituzionale della democrazia italiana e del welfare state. Lavoro, scuola, giustizia, infrastrutture, difesa, cultura, politica estera…
Il programma del Governo Renzi è solo l’aggiornamento e lo sviluppo del programma degli esecutivi precedenti, da Berlusconi ai pallidi Governi Monti-Letta. Dal che si ha l’estrema, mesta conferma che il PD è oggi una forza politica organicamente di destra (salvo naturalmente qualche individuo). E che qualsiasi ipotesi di politica alternativa a questo punto non può pensare a un dialogo con questo che fu “il partito di Gramsci, Togliatti, Berlinguer” (affermazione peraltro in parte falsa, perché qui troviamo pure la DC, di cui il buon Matteo è figlio).
Occorre pensare subito una alternativa radicale. E costruirla, unitariamente. Ne saremo capaci? Gli sviluppi della “Lista Tsipras”, ahimè, non sono affatto convincenti.
Occorre ripartire da capo, con altri metodi e altri princìpi.