L’Occidente
collettivo davanti lo sradicamento del fascismo ucraino e la
transizione al multipolarismo nelle “zone
tempestose”,
non ha altra soluzione che rilanciare la dottrina della “guerra
eterna”
e la crescita delle disuguaglianze sociali. Negli Stati Uniti, Trump
ha esaltato il “modello” capitalista di Elon Musk, una realtà
distopica che considera la “forza
lavoro”
carne da macello. Dall’altra parte, Kamala Harris propone come
alternativa la “guerra
globale”
contro la Federazione Russa; progressismo interno e mondializzazione
di diverse riproposizioni del fascismo nel ventunesimo secolo.
Oggigiorno la dicotomia è fra “fascismo
nazionale”
(Trump) e Global-fascismo
(Harris).
Il Partito Socialista per l’Uguaglianza, sul World Socialist Web Site (WSWS), scrive: “Le cause oggettive fondamentali della svolta della classe dominante verso il fascismo e la dittatura sono: 1) l’escalation della guerra imperialista globale; e 2) l’estrema crescita della disuguaglianza sociale” [1]. Per il capitalismo, soprattutto quello occidentale e puritano (bianco e cristiano; laicista e “coi tacchi a spillo”), “guerra ibrida” e dittatura anti-proletaria sono una sorta di Destino Manifesto: il capitalismo secondo natura.
Asia,
Ucraina e Palestina: l’imperialismo USA ha aperto (almeno) tre
fronti di guerra
All’esterno
dell’Occidente, la sconfitta degli Stati Uniti e di Israele si va
delineando. In Asia, le “rivoluzioni
colorate”
anti-cinesi, pianificate dalla CIA,
hanno sortito l’effetto contrario: Thailandia e Myanmar potrebbero
entrare nei Brics,
mentre il Bangladesh guarda a Pechino, per modernizzare il Paese e
sradicare una ideologia pestilenziale che divide il mondo in
aristocrazie e servitù.
Il
giornale online L’Anti-Diplomatico,
nel proprio canale Telegram,
ci dà quale informazione in più sull’”urrà”
finale dell’esercito regolare-fascistoide ucraino:
“Il
capo di stato maggiore congiunto delle forze armate statunitensi,
generale Charles Brown, in conversazioni private ha definito
l’operazione ucraina a Kursk “la cabina fotografica più costosa
della storia”. Secondo fonti di Politico, Brown avrebbe
dichiarato che i militari ucraini sono incapaci di svolgere vere
missioni di combattimento, ma capaci solo di scattare selfie. Secondo
Brown, in questa operazione è stata investita un’enorme quantità di
denaro, essenzialmente per scattare qualche fotografia.”
Uno
spettacolo hollywoodiano che spingerà la Federazione Russa ad
intensificare le operazioni militari nel Donbass, dissanguando –
quantomeno – tre apparati d’intelligence della Nato:
i deep
state
britannico, francese e tedesco sono cerebralmente morti.
Nella
Terra di Palestina, la Resistenza palestinese ha rifiutato la
proposta statunitense concernente lo scambio di prigionieri; Hamas
ha valutato la proposta-ricatto “americano-sionista”
inadeguata, dinanzi la segregazione carceraria di migliaia di
palestinesi, “rei” soltanto di non avere un cognome israelita.
Israele è, mutuando le parole di Orwell, il Paese della Grande
Bugia.
Domanda: come mai la risposta militare iraniana, all’assassinio del leader politico di Hamas, tarda ad arrivare? Riporto l’analisi dell’analista strategico Alfredo Jalife-Rahme:“La risposta dell’Iran deve essere neurochirurgica, di alta precisione, se non vuole che gli Stati Uniti cadano nella trappola di Netanyahu.
Oggi, a 83 giorni dalle elezioni presidenziali statunitensi, nessuna delle tre superpotenze geostrategiche – Stati Uniti, Russia e Cina – vuole essere coinvolta in una guerra nucleare mondiale.” [2]
Il
giornale cinese Global
Times
ha analizzato la difficile posizione iraniana: conservare l’egemonia
antimperialista regionale, senza obbligare gli USA ad assecondare –
in pieno periodo elettorale – la psicosi biblica di Netanyahu, una
mattanza denominata opzione Sansone. Israele vuole l’Armageddon
termonucleare. Qatar ed Egitto sono condizionati da potenti lobby
sioniste, la loro mediazione mira, in poche parole, a disarmare la
Resistenza palestinese. La Turchia è il “cane
pazzo” della
Nato.
Qualora la diplomazia occulta iraniana-statunitense dovesse vincere,
i patrioti palestinesi saranno legittimati a chiedere la testa di
Netanyahu, secondo le leggi internazionali che proteggono i Diritti
dell’Uomo; la degna fine d’un tiranno neoliberale.
Negli
USA, il Partito
democratico
è il più grande facilitatore del fascismo, interno e globale.
Conclude il WSWS:
“La
difesa dei diritti democratici è inseparabile dalla mobilitazione
della classe operaia in opposizione all’oligarchia corporativa e
finanziaria. Ciò richiede una rottura politica assoluta con il
Partito Democratico. Non è attraverso il Partito Democratico che si
può sconfiggere il fascismo, ma lottando contro entrambi i partiti e
contro il sistema capitalista del profitto.”
(Ibidem)
Con questa “sinistra” (lo storico marxista Perry Anderson la chiamava “sinistra invertebrata”) non ci sarebbe bisogno, nemmeno, dei fascisti. Intronata dal razzismo, mediatizzato nei social, dei rabbini, con tutta probabilità la classe operaia israeliana è una sorta di grande assente; i Paesi multipolari continuano, senza pregiudizio, ad attenderla. Il Sionismo è il vero nemico degli ebrei.
[1] https://www.wsws.org/es/articles/2024/08/22/zsdt-a22.html
[2] https://www.voltairenet.org/article221160.html