Il Ministero della Giustizia russo ha proposto di sciogliere le associazioni e i movimenti lgbtq perché, cito testualmente “si tratta di movimenti estremisti le cui istanze sono in realtà argomentazioni create ad arte per incitare la discordia sociale e religiosa» nello stesso momento in cui lo stesso viceministro della Giustizia Andrey Loginov dichiarava che “Nel nostro Paese, la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere è vietata così come qualsiasi altra discriminazione, sia a livello costituzionale che per legge». Ora la parola passa alla Corte suprema che fra pochi giorni dovrà decidere nel merito.
Si tratta di una decisione politica grave e di un ancor più grave errore politico da parte delle autorità russe che gli si ritorcerà contro come boomerang.
In un contesto civile e democratico ogni persona deve godere del diritto di esprimersi e di associarsi liberamente, indipendentemente dai contenuti e dalle ragioni che la spingono a dare vita ad un’associazione o ad un movimento. Se la Russia dovesse decidere di impedire alle persone omosessuali di associarsi, oltre a commettere un atto liberticida darebbe prova di grande debolezza, per la semplice ragione che se si hanno idee forti non si ha timore della critica e del confronto dialettico con chicchessia.
Il sottoscritto è un critico radicale del femminismo e del movimento lgbtq – mattoni fondamentali dell’ideologia neoliberale attualmente dominante in tutto il mondo occidentale (anche quello non geograficamente tale ma facente comunque parte dello stesso) – ma non si sognerebbe mai, anche e soprattutto se ne avesse il potere, di impedire a quei movimenti di esprimersi liberamente. E proprio coloro che oggi esprimono una criticità nei confronti dei suddetti movimenti ed ideologie e per questo vengono scomunicati, emarginati, esposti al pubblico ludibrio, insultati con i peggiori epiteti e dipinti con colori più cupi (maschilisti, omofobi, misogini, sessisti, violenti e naturalmente reazionari e fascisti) devono essere i primi a battersi affinchè questi temi possano e debbano essere dibattuti liberamente senza timore di incappare in sanzioni di nessun genere, siano esse politiche, giudiziarie, mediatiche, sociali e personali. Esattamente il contrario di ciò che avviene oggi, qui ed ora, nel liberale (ma non democratico) occidente, dove tali posizioni critiche nei confronti della narrazione ideologica politicamente corretta dominante non sono di fatto (anche se non formalmente) ammesse, pena l’emarginazione sociale, politica e soprattutto umana di cui sopra. Per la stessa ragione (“Non fare ad altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”) non posso quindi che condannare l’eventuale decisione della Corte suprema russa di mettere al bando i movimenti lgbtq.
A seguire, c’è poi il madornale errore politico qualora il governo russo decidesse di sciogliere le associazioni omosessuali. Tale decisione darebbe una incredibile linfa alla narrazione ideologica e mediatica occidentale, alla logica dello “scontro di civiltà”, alla vera e propria “guerra santa” ideologica che l’Occidente in primis ha scatenato contro quei paesi e quei popoli non allineati ai suoi diktat. Non c’è, infatti, alcun dubbio, sul fatto che oggi i movimenti femministi e lgbtq, nella loro attuale e concreta determinazione, siano (fra le altre cose) il piede di porco ideologico per cercare di destabilizzare gli stati e i paesi (e le loro culture) non allineati all’imperialismo occidentale a trazione americana, ma proprio per questo debbono essere combattuti con la forza della logica, della dialettica e dell’analisi concreta della realtà e non certo con la repressione che, ripeto, sarebbe solo una pietanza gustosa servita (gratis…) sul piatto della macchina mediatica-ideologica occidentale.
Fonte foto: Luce (da Google)