E’ terminata l’assemblea nazionale
del M5S, una due giorni intensa che potrebbe aprire nuovi scenari rispetto
al quadro politico nazionale con il
rilancio del movimento da qui alle prossime elezioni politiche. Il M5S ha pagato, dopo l’exploit delle
elezioni politiche del 2018, lo scotto di non avere una chiara cultura politica
di riferimento e di avere un modello organizzativo fluido e virtuale. Criticità queste strettamente
legate alla genesi del M5S. E’ cosa nota che il M5S delle origini imbarca tra
le proprie file tutto e il contrario di tutto, non a caso dopo l’exploit del
2018, che lo vede a quasi il 33% dei
consensi, crolla a poco più del 17% alle successive elezioni europee del 2019
con una migrazione di una parte consistente del proprio elettorato prima verso
la Lega nazionale di Salvini e dopo, almeno in parte, verso Fratelli d’Italia alle elezioni politiche del
2022. La fuoriuscita di Di Maio, Di Battista, Casaleggio junior ecc. ha aiutato
il processo di chiarificazione interna del M5S. L’ingresso, con ruoli
importanti, di personalità come l’economista Pasquale Tridico ha sicuramente
contribuito a fare chiarezza. Processo
chiarificatore già avviato durante le elezioni politiche del 2022 quando Conte,
con il consenso degli iscritti, individua candidati utili alla definizione del
nuovo corso. Alle elezioni politiche il M5S ha preso il 15,7% dei voti, un
risultato buono. Alle elezioni europee ha avuto il 9,9%, Entrambi i risultati
sono in linea con la tendenza che si era andata delineando a partire dalle
elezioni europee del 2019. Il M5S con la
Carta dei Principi ha già provato a darsi un profilo culturale e politico in
funzione della scelta di campo. Come ho avuto già modo di evidenziare in altre
riflessioni pubblicate su queste pagine, la Carta dei Principi delinea un
movimento politico con un profilo che richiama il “comunitarismo” olivettiano”,
un comunitarismo chiaramente democratico e sociale; sul piano delle politiche economiche c’è la
condivisione dell’economia sociale di mercato, mentre sulle questioni valoriali
la Carta dei Principi ha poco a che vedere con il “relativismo etico”,
chiaramente post moderno, che è egemone tanto nel PD quanto nella sinistra rappresentata da Sinistra Italiana. La
questione ecologica strettamente legata al tema della giustizia sociale è
l’altro punto qualificante presente nella Carta dei Principi. Dopo le elezioni europee
si è consumato un altro passaggio importante rispetto al posizionamento del M5S
nel parlamento UE con effetti anche sul quadro nazionale. La delegazione del
M5S eletta al parlamento UE guidata da Pasquale Tridico ha aderito al gruppo
The Left ponendo fine all’ambiguità del passato. Il M5S attualmente ha la
seconda rappresentanza numerica dopo la France Insoumise all’interno del gruppo
The Left. La presenza della Wagenknecht, leader e fondatrice prima
dell’associazione Aufstehen ed oggi del
partito politico BSW (Bundnis Sahara Wagenknecht) alla kermesse del M5S
rappresenta un ulteriore passaggio verso la definizione della cultura politica
del M5S e della sua scelta di campo. Scelta di campo racchiudibile nella frase
“ progressisti indipendenti”. I soliti commentatori politici hanno ironizzato
eppure quella semplice definizione non è da sottovalutare. E’ chiaro che il termine progressismo può significare tutto
e il contrario di tutto come lo stesso
essere indipendente può significare tantissime cose. Proprio perchè la
definizione “progressisti indipendenti” si presta a interpretazioni
contraddittorie va contestualizzata. Il
concetto di indipendente è riferito sia al PD che alla stessa AVS. Con il
termine indipendente il M5S rivendica una propria visione politica autonoma
come prova l’azione politica che a partire da Bruxelles fino al Parlamento nazionale sta sviluppando. Il termine
progressista è riferito alle condizioni materiali della struttura sociale ed
economica. Alla domanda rivolta a Conte circa il significato progressisti indipendenti, ha risposto <<
Significa essere radicali nei valori e pragmatici nelle soluzioni. Parliamo di
alleanze: per noi non è un dato precostituito, prepolitico. Ma sono e saranno
sempre non un fine, ma un mezzo per cambiare la società, combattere battaglie
giuste».
Per comprendere meglio questo
passaggio bisogna fare riferimento necessariamente alla posizione tenuta dal
M5S rispetto alla elezione della von der
Leyen, a quella di Fitto di Commissario UE nonchè vice presidente e, ancora
prima, rispetto al discorso tenuto da Draghi, appunto, al parlamento UE. Linea
politica riassumibile in una posizione pacifista, di opposizione alle politiche
di austerità volute dalla maggioranza che sostiene la von der Leyen, da
sottolineare maggioranza della quale fanno parte i rappresentanti del PD e
quelli di Fratelli d’Italia; opposizione a politiche di spesa pubblica a favore
del riarmo; sul tema la dichiarazione di Gentiloni circa l’introduzione di euro
bond finalizzati al riarmo degli Stati aderenti all’UE è a dir poco sconcia,
transizione ecologica, politiche attente al sociale in materia di lavoro,
sanità, scuola e università.
Il voto espresso da oltre la metà degli iscritti ha posto fine ad alcune regole caratterizzanti il movimento. Tra queste l’eliminazione del tetto al secondo mandato per cui gli eletti potranno candidarsi una terza volta e l’eliminazione della figura del garante. Con l’eliminazione della figura del garante, il M5S si affranca dal fondatore, Grillo, avviandosi a diventare altro rispetto alla in – cultura politica rappresentata dal “vaffa day”. A leggere i quesiti relativi all’organizzazione evinco un M5S ancora incapace di radicarsi sui territori. Per crescere sui territori serve una organizzazione forte e strutturata, fisicamente riconoscibile. In conclusione, pur in presenza di novità interessanti, penso che il M5S continuerà ad essere una sorta di “comitato civico nazionale” capace di mobilitarsi su temi specifici, ricordando da questo punto di vista il Partito Radicale degli anni d’oro. Sia chiaro con questo non sto dicendo che sono portatori della stessa cultura politica, su alcuni temi sono molto distanti. La presenza della Wagenknecht lascerebbe ben sperare circa la possibile cultura politica di riferimento, per il momento ha prevalso la massima “primum vivere deinde philosophari” per cui bisogna attendere i prossimi passi per comprendere se siamo solo in presenza del tentativo di sopravvivere da parte di un ceto politico o di qualcosa di consistente.