L’ennesima riforma che in nome della
meritocrazia stravolgerà le regole della Pubblica Amministrazione
penalizzandone i dipendenti sotto il profilo economico.
Il Ministro Zangrillo e il Governo Meloni
annunciano l’ennesima controriforma della Pubblica amministrazione. Stando alle
prime notizie una proposta dirimente dovrebbe essere costituita dalle
progressioni di carriera decise dalla dirigenza evitando, non si sa in quale
forma, prove selettive e concorsuali. Se andrà in porto questo progetto la
Pubblica amministrazione verrebbe equiparata al privato ove le progressioni di
carriera dipendono sovente dalla volontà discrezionale della proprietà e dei
suoi dirigenti.
Il Ministro parla di piccola rivoluzione, noi la definiamo in altri
termini: stravolgimento di alcune regole, anche discutibili, ma comunque non
discrezionali che si rifanno ai contratti nazionali e al sistema di
reclutamento per la PA.
Restiamo
quindi a dir poco perplessi davanti alle motivazioni addotte per l’ennesima
riformetta del settore pubblico, l’attrattività dello stesso dovrebbe partire
da salari in linea con il reale costo della vita, da buoni pasto con valore
pari al doppio della cifra attuale, da assunzioni in numero adeguato agli
effettivi fabbisogni, da strumenti di lavoro moderni ed efficienti per i quali
servono stanziamenti adeguati.
Quando poi si parla di turn over
efficace verrebbe da ricordare che basterebbe mantenere aperte le
graduatorie concorsuali per tempi più lunghi degli attuali e prevedere
assunzioni in deroga alle attuali regole in materia di spesa di personale.
Le promozioni saranno quindi decise, stando alle dichiarazioni rese dal
Ministro non solo con i concorsi pubblici ma dai dirigenti e crediamo che
questa soluzione non risponda neanche ai classici canoni della meritocrazia sui
quali avremmo per altro molto da ridire. Sempre Zangrillo ebbe modo di
dichiarare che i suoi interventi erano finalizzati a valorizzare le risorse
umane premiando i soli meritevoli, vorremmo capire invece se per meritevoli
intendesse i dipendenti più servili. Se poi si parla di responsabilizzare i dirigenti, sulla
valorizzazione del capitale umano dovremmo analizzare e confutare gli obiettivi
conferiti agli stessi che sovente prevedono premi in caso di risparmio sugli
straordinari o se si applicano orari flessibili e disagiati.
Stando alle ultime dichiarazioni
rese dalla Corte dei Conti ci pare scontato che si vada verso un sistema
destinato a tagliare il salario accessorio al personale decidendone erogazioni
discrezionali e per numeri ristretti, se queste sono le premesse della Riforma
possiamo dire, senza timore di smentita, che sarà un ulteriore salto nel buio.
Federico Giusti: delegato Cub Pubblico impiego
Fonte foto: GenovaToday (da Google)