Enti locali e
Governo all’opera per trovare mediazioni nella prossima Legge di Bilancio
La
battaglia sull’ultima spending review tra Enti locali e ministeri è finita
prima ancora di iniziare. Restano insoluti i problemi di organico e di bilancio
per molti Enti locali, problemi strutturali derivanti dai quasi 10 anni di
blocco delle assunzioni e della contrattazione decentrata, dai tagli decisi dai
Governi nazionali che per anni hanno sottratto innumerevoli risorse economiche.
Siamo
abituati ai Comuni che prima di ogni manovra finanziaria presentano richieste e
revisioni di spesa al Governo di turno salvo poi scendere a patti portando a
casa qualche risultato, molte volte risultati frutto di mediazioni al ribasso.
Fatto sta che la prossima manovra di Bilancio dovrà fare i conti con
innumerevoli problemi tra i quali il finanziamento del cuneo fiscale, le
riduzioni Irpef e al contempo assicurare risorse ai Comuni, sopratuitto per i
progetti PNRR, considerando poi che torneranno in vigore le misure previste dal
Patto di stabilità.
I
dati della Ragioneria dello stato relativi ai bilanci del 2023 confermano un
saldo di cassa positivo e risultati decisamente migliori rispetto agli anni
precedenti.
I trasferimenti correnti tuttavia sono stati ridotti e agli Enti locali è
toccata la scelta obbligata di accrescere entrate proprie. Sempre la Ragioneria
lamenta miglioramenti, ma non ancora soddisfacenti, nei tempi di liquidazione
delle fatture ma anche un aumento degli introiti derivanti dalle opere
pubbliche. A detta del Governo gli effetti benefici del Pnrr sulle finanze
locali sarebbero evidenti, accresciuti anche per le norme approvate in merito
alle procedure di affidamento diretto delle gare il che fa capire come
nell’immediato futuro le procedure tradizionali, con tutti i controlli di
rito, saranno in parte riviste.
Ma
se i bilanci degli enti locali sono migliorati non altrettanto accade per
Province e Città metropolitane in virtu’ di sentenze, anche a seguito di
contenziosi, che hanno costretto al pagamento di spese processuali
corrispondendo le somme richieste ai ricorrenti.
Far
quadrare i conti, per tornare alla prossima manovra di Bilancio, diventa una
priorità assoluta ricordando che i tagli al cuneo fiscale sono uno strumento di
pace sociale utile in chiave di consenso e sicuramente meno dispendioso di
rinnovi contrattuali adeguati al reale costo della vita. Si vende insomma il
taglio al costo del lavoro come un grande risultato per restituire potere di
acquisto e creare posti di lavoro quando invece, in entrambi i casi,
registriamo dati diametralmente opposti. E a tale riguardo ricordiamo le
statistiche relative ai salari italiani che perdono potere di acquisto più che
in ogni altro paese Ue e la creazione di posti di lavoro precari e in
prevalenza part time con una quantità di ore lavorate decisamente inferiore a
tante altre nazioni comunitarie.
I Comuni dovranno fare i conti con la crescita delle spese correnti per l’inflazione, con i rinnovi contrattuali rinviati da due anni, con le assunzioni per sostituire il personale in pensione e con la mancata corresponsione di alcune risorse promesse ma mai erogate e giudicate incompatibili con i vincoli imposti alla finanza pubblica.
Non
è dato sapere cosa voglia dire potenziare
la riscossione se non indirizzare sempre più personale agli uffici
incaricati delle tasse locali, o rilancio
delle gestioni associate che lasciano intravedere nuovi processi di
privatizzazione fino al miglioramento
della gestione del patrimonio pubblico che determinerà nuove
alienazioni e utilizzo di immobili per fare profitti.
La
spesa corrente preoccupa la Corte dei Conti perchè in due anni è cresciuta di
oltre l’8 per cento proprio a causa della inflazione e del rincaro
generalizzato delle materie prime e dei prodotti energetici.
In
nome della tenuta dei conti sono invece scomparse le promesse perequative per
il personale degli Enti locali che continua a perdere migliaia di dipendenti e
registra gli stipendi più bassi di tutta la PA
Se
gli enti locali vivono dei loro bilanci non resta loro che accrescere le tasse
locali visto che il Governo vuole ridurre quelle nazionali presentandosi
all’elettorato con la classica retorica neo liberista (meno tasse e meno stato)
E’ come il gioco delle tre carte, alla fine a rimetterci sono sempre e solo lavoratori, lavoratrici e cittadini che vedono erogati meno servizi e sovente a loro carico come nel caso della sanità, a guadagnarci saranno invece i processi di privatizzazione che ormai si intravedono all’orizzonte e investiranno direttamente gli enti locali proprio all’ombra del PNRR.
Fonte foto: CUB (da Google)