La passionalità e la vis polemica che lo caratterizzano fanno di Massimo Cacciari un eccellente relatore quando il dibattito verte su temi filosofici, ma nocciono non poco alla sua lucidità espositiva nei casi (assai frequenti) in cui è chiamato ad esprimersi su questioni politiche.
In un recente confronto social con Di Battista sugli sviluppi della vicenda ucraina, all’indomani dello show andato in scena allo studio ovale, il filosofo veneto ha riconosciuto che l’Occidente a guida americana è il principale responsabile dello scoppio delle ostilità e della loro prosecuzione, salvo poi affermare (vado a memoria, ma il senso è questo) che “la pace andava fatta subito per non lasciar vincere Putin”, che invece sta vincendo ma resta “il peggiore”, perché in patria ha perseguitato gli oppositori ecc. ecc.
È almeno dai tempi di Kant che la logica viene considerata una disciplina minore, quasi un’ancella della filosofia, ma la sua assenza in un ragionamento desta comunque stupore, specie se a “perdere il filo” è uno stimato intellettuale che – oltretutto – non va a caccia di facile consenso né di incarichi. Il fatto che il Presidente russo sia o meno un despota è nel caso di specie del tutto irrilevante, anche se il sostegno di cui gode da parte della cittadinanza sembra suggerire che egli faccia affidamento più sulla capacità di persuasione e sulla “bontà” del proprio operato che sulla paura suscitata: chi giudica una controversia deve basarsi sui fatti per distribuire ragioni e torti, non lasciarsi traviare da simpatie e preconcetti moralistici. Può capitare che a subire un’aggressione ingiusta sia chi si è macchiato di atti violenti in passato: questo non lo trasforma apoditticamente in colpevole né gli fa perdere, nella specifica evenienza, lo status di vittima. Quanto all’esigenza di “non lasciar vincere Putin”, che della c.d. operazione militare speciale avrebbe volentieri fatto a meno e l’ha iniziata obtorto collo, mi sembra che come motivazione di un impegno per la pace sia insufficiente oltre che cinica: i Paesi europei, Germania e Francia in testa, avrebbero avuto tutto l’interesse a non alimentare e poi a spegnere in fretta l’incendio a est onde evitare sensibili danni alle proprie economie e il rischio di una guerra devastante sul suolo continentale. A Istanbul un compromesso pareva alla portata, ma vari leader al guinzaglio di padron Biden sono intervenuti affinché il conflitto proseguisse: se oggi “Putin ha vinto” il demerito è loro.
Secondo Cacciari, insomma, il fine giustifica i mezzi, ma solo se l’obiettivo si rivela conseguibile: la NATO è colpevole di aver sbagliato i suoi calcoli, ma se la Russia avesse ceduto di schianto Stati Uniti ed Europa avrebbero fatto in definitiva un buon affare… e tanti saluti alle vittime civili e militari! Altro che imperativo categorico, qua siamo in pieno machiavellismo anche se, trascinato dalla sua foga, il pensatore non se ne rende evidentemente conto. Neppure la soluzione che egli prospetta sta in piedi: dopo tre anni di guerra Putin dovrebbe accontentarsi di una riedizione dei truffaldini accordi di Minsk, restituendo le quattro regioni annesse all’Ucraina in cambio di una generica autonomia e consentendo ai suoi nemici di schierare le truppe a garanzia dell’indipendenza dello Stato “aggredito” – dovrebbe in pratica rinunciare al premio della vittoria e rimettersi alle decisioni dei membri dell’Alleanza Atlantica, il che equivarrebbe a riconoscersi battuto. Alla timida obiezione di Di Battista – quello che per la Federazione sarebbe stato accettabile tre anni fa non lo è più oggi – Cacciari ha risposto da par suo, sbuffando: che gli piaccia o meno i russi dovranno adattarsi.
Insomma dopo essersi auto-bombardati per anni e aver sabotato le proprie infrastrutture strategiche i soldati di Putin invertiranno la marcia e il loro leader potrà dichiarare garrulo: i morti sono veri, le conquiste e gli obiettivi no… siamo su scherzi a parte! Chissà come la prenderebbero i sudditi e i parenti dei militari caduti; d’altronde, se vuole favorire l’agognato (dai nostri opinionisti) regime change Vladimir Vladimirovich non deve far altro che attenersi ai suggerimenti del professor Cacciari. Opinioni in libertà anche a Londra, dove Zelensky ha ricevuto un’accoglienza regale dopo la sitcom washingtoniana: Starmer e Macron fanno i conti senza l’oste (russo) e dichiarano inaudita altera parte un mese di tregua, promettendo armi e soldati all’Ucraina e una “pace giusta” con il rispetto dell’integrità territoriale (=restituzione incondizionata delle quattro regioni perse). Difficile stabilire se si tratti di una boutade, di una provocazione o del delirio di chi, ormai avulso dalla realtà, ritiene che bastino quattro annunci e una conferenza stampa per sopraffare una potenza nucleare. Simili condizioni potrebbero essere accettate dalla Russia soltanto come conseguenza di una sconfitta strategica poiché l’ingresso in forze di truppe della NATO in Ucraina realizzerebbe proprio lo scenario che Putin, invadendo l’ostile vicino, ha inteso scongiurare. L’irricevibilità della proposta (chiamiamola così…) è talmente palese che nemmeno vale la pena di commentarla: sarebbe il primo caso nella Storia di un vincitore (parziale) che si fa dettar legge dai perdenti. Se inglesi e francesi si azzardassero a inviare ufficialmente (e non sotto le mentite spoglie di mercenari, volontari, crocerossine ecc.) i loro militari in Ucraina una guerra europea diverrebbe semplicemente inevitabile e di ciò, nonostante lo scarso acume che li contraddistingue, politicanti senza qualità come Starmer e Macron non possono non avvedersi, a meno che non siano stati contagiati dall’estremismo razzista di un’esaltata come Kaja Kallas, cui solo in un mondo al contrario può venir affidato l’incarico di guidare la diplomazia di un’organizzazione internazionale. Tale è l’assurdità della situazione che mai come oggi suonano appropriate le parole pronunciate da Macbeth a proposito della vita: “è una storia scritta da un idiota, piena di stranezza e furia, che non significa nulla”. I solipsisti però le tragedie non le leggono: preferiscono scriverle loro, e pubblicarle a nostre spese (tanto non esistiamo mica).
Fonte foto: ANSA (da Google)