A sentire i telegiornali, i giornali e tutti gli altri organi di comunicazione main stream, in Italia (e probabilmente anche oltre confine) domina la barbarie del patriarcato, imperversa la siccità che ci asseta, siamo costretti noi buoni a fare la guerra ai russi cattivi, il covid cinese minaccioso è sempre alle porte, il fascismo non ci abbandona, i gender fluid (ancorché vilipesi e bastonati dai bestiali maschi bianchi) sono la società evoluta e intelligente, la nostra libertà di fare quello che ci pare è minacciata dall’Iran nazione teocratica… e finisco qui, ma la lista potrebbe continuare. Le stesse cose le dicono gli intellettuali alternativi di regime e le persone di spettacolo che imperversano a reti unificate in tutti i mezzi di comunicazione e informazione.
È mia abitudine, invece, intrattenermi con le persone semplici, quelle che fanno la spesa ogni giorno, cucinano in famiglia, fanno passeggiate col cane quando c’è il sole e i lavoretti in casa quando piove, quelle che non bucano nessuno schermo e la sera si leggono un libro mentre magari si sbaciucchiano con le persone care. E quasi tutti costoro non credono alle suddette “verità” mediatiche, anzi, ci fanno una risata sopra, prendendo in giro artisti e intellettuali catastrofisti, che un mio amico chiama “gretini” in quanto seguaci di Greta Thunberg.
Chi avrà ragione?
Io posso dire che ormai mi trovo bene solo con quelle persone semplici. Insieme a loro, uso i suddetti organi di comunicazione politicamente corretta per farci sopra quattro battute, come fosse un circo con tutti clown che se ne inventano una più del diavolo per farci ridere.
Del resto… una risata vi seppellirà! Pare sia una frase dell’ottocento attribuita all’anarchico Michail Bakunin. E tutto sommato, ancor oggi, quella frase continua a mantenere una carica dirompente contro il sistema di potere. Dopo più di un secolo, la risata continua ad essere rivoluzionaria.Anche se a volte si tratta di una risata stridula, sguaiata, perfino fastidiosa, che spesso non è una manifestazione di allegria, anzi magari proprio l’opposto: può rappresentare il grido di dolore che meglio esprime il disagio sociale. La nostra risata, a volte, è una manifestazione di protesta così come lo era stato “L’urlo” di Allen Ginsberg nella San Francisco degli anni cinquanta.
Il riso, in fondo, è un’anomalia del respiro, un po’ come il pianto, tant’è che spesso situazioni comiche ci fanno piangere e, viceversa, situazioni drammatiche e dolorose ci fanno ridere in modo isterico.
La risata è una manifestazione dell’essere che talvolta, mostrando il divertimento, scopre la sofferenza interiore.
E allora a tutti quei personaggi massmediatici pseudo-intellettuali che esprimono il loro dissenso di regime ma in realtà aspirano a ruoli di potere dico:
Attenti! perché una risata potrebbe seppellirvi, attenti alle “risate” anche a quelle apparentemente sconnesse e leggere, a quelle fuori binario, perché, domani, quelle risate potrebbero trasformarsi in rivolta.
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