Alla sinistra non bastano sconfitte elettorali evidenti, come quelle che si susseguono in Italia e in Europa negli ultimi anni, per porsi in maniera critica con il pensiero dominante, quello che vorrebbe risolvere tutte le contraddizioni sociali nella protezione della libera concorrenza.
Anzi, in un fanciullesco atteggiamento di tenace ostinazione continua a ripetere a sé stessa le solite nenie liberali sulla pulizia dei conti pubblici.
Oggi il giornale Il Manifesto addirittura esalta Alexis Tsipras come una sorta di salvatore della patria greca e tace sulla macelleria sociale che lo stesso Tsipras ha imposto al proprio popolo, esecuotore addomesticato delle politiche imposte dalla troika.
Il Manifesto non fa altro che ribadire un processo storico che va avanti da almeno venticinque anni. La sinistra difatti non prende questa determinata piega per errori o per ingenuità. Essa In realtà si oppone al vecchio statalismo, quello nato nelle costituzioni del dopoguerra, le quali garantirono lo sviluppo delle società salariali, perché ha ideato il loro superamento e ha aderito alla vulgata neo-liberale in tutte le sue articolazioni.
Quella essenziale è la visione di un uomo nuovo, che si scorpora dai gruppi sociali di appartenenza, che non si immagina più all’interno delle formazioni sociali ma diventa imprenditore di sé stesso e da cittadino si trasforma in consumatore assoluto.
E solo in quanto consumatore potrà affermare la propria sovranità. Il cittadino/consumatore in quanto ormai ridotto a individuo/impresa dovrà fare i conti con i rischi. Quindi avrà a che fare con la continua contrattazione individuale per vedere affermata la propria dignità sociale e soprattutto sarà responsabile come singolo per il proprio fallimento.
Proprio per questo l’esaltazione di Tsipras ci vuole dire che la colpa delle politiche inflitte alla Grecia era proprio dei greci. Tsipras li ha accompagnati in un necessario percorso di purificazione.
Ora con l’aiuto del nuovo Stato tecnocrate, sovranazionale, che è intervenuto per abbattere lo stato sociale – ripeto il nuovo Stato liberale non è affatto Stato minimo ma interviene direttamente nei processi economici proprio per tutelare e promuovere l’ideologia della concorrenza – , anche la Grecia è degna di essere considerata moderna, al passo con i tempi. E’ nata l’azienda Grecia. Pronta a svendere tutto il proprio patrimonio a infliggere povertà e disperazione ai suoi cittadini ma emancipata e concorrenziale.
Il nuovo manager Tsipras ha dimostrato affidabilità.
Può dunque finalmente indossare la cravatta.
Foto: ANSA (da Google)