La CGIL si è recata ufficialmente in Ucraina per portare aiuti umanitari e solidarietà ai sindacati e ai lavoratori ucraini colpiti dalla guerra in corso e dall’invasione russa.
Non una parola da parte dei dirigenti della Cgil sui lavoratori e sulla popolazione civile russofona del Donbass che per dieci anni è stata sottoposta alla pulizia etnica da parte del governo fantoccio filo americano di Kiev.
E soprattutto non una parola per denunciare la strage di Odessa dove 42 persone, sindacalisti e lavoratori, furono barbaramente trucidati, arsi vivi, dalle bande naziste ucraine che appiccarono il fuoco alla Casa dei Sindacati dove quelle persone si erano rifugiate per sfuggire al linciaggio, impedendo con la forza ai vigili del fuoco di intervenire e finendo di massacrare quelli che tentavano disperatamente di mettersi in salvo dalle fiamme gettandosi dalle finestre.
Un massacro oscurato dai media occidentali perché incrinava la narrazione ufficiale sugli ucraini “buoni” aggrediti dai russi “cattivi”. Eppure eravamo nel 2014, nei giorni immediatamente successivi al colpo di stato che spodestò il governo di Janukovych, dieci anni prima dell’intervento militare russo e dello scoppio ufficiale della guerra (iniziata, appunto, dieci anni prima).
Ancora più grave che la manifestazione a cui la Cgil ha aderito si sia svolta proprio nel luogo dove fu perpetrata quella orribile strage, davanti alla Casa dei Sindacati di Odessa. A metà fra la beffa e l’insulto nei confronti delle vittime del massacro.
Dalla Cgil ci si aspetterebbe un’analisi un pochino più approfondita e articolata di quanto sta accadendo da quelle parti, e invece il suo gruppo dirigente sceglie di ossequiare pedissequamente la narrazione ufficiale dominante.
Oltre alla necessità di costruire ex novo una nuova, moderna e grande forza politica Socialista, è evidente che c’è necessità di costruire ex novo anche un grande e autentico sindacato che difenda i diritti e gli interessi dei lavoratori. Allo stato attuale non esistono né l’una e né l’altro.
Fonte foto: La Repubblica (da Google)