La Befana Comunista nel 2025 haportato il suo sacco di carbone al presidente di
Stellantis John Elkann. La Befana in un video spiega le ragioni del carbone. Si
resta stupiti da questa iniziativa. Se
si cerca di recuperare la visibilità del comunismo e dei lavoratori, binomio
inscindibile, con le grammatiche della società dello spettacolo, naturalmente, è
una impresa destinata non solo al fallimento ma a trasformarsi in una burla per
i lavoratori. Immaginiamoci un lavoratore che sta per essere licenziato con
moglie, figli e un affitto da pagare, il cui dramma è denunciato pubblicamente da una mini
rappresentazione teatrale data in pasto ad un giornalismo che riporta la
notizia concentrando l’attenzione sull’anomala e divertente protesta inscenata
da una Befana che porta il carbone a j. Elkann. Ecco immaginiamoci l’offesa e
l’umiliazione che l’operaio prova dinanzi al fatto che il suo dramma diventa
spettacolo senza concetto e senza una reale opposizione. Il senso di solitudine
e di ingiustizia, suppongo, non può che portare ad un sentimento di distanza
dalla sinistra.
La protesta può diventare una scena da gustare per
giornalisti e benestanti, ma la vita reale resta con i suoi morsi, i suoi
dolori e la certezza che i ceti subalterni sono soli. In questo contesto le
destre sono e saranno pronte a presentarsi come le difenditrici dei lavoratori
e utilizzeranno “i residui linguaggi della sinistra” per portare i lavoratori
nel proprio ovile dove il capitale concede
briciole e chiede tutto. Le
destre utilizzano le parole della sinistra che le sinistre non osano più
pronunciare, tale linguaggio è residuale perché manipolato. In questo clima di
solitudine comincia il nuovo anno. La sinistra comunista dovrebbe riportare il
concetto e la protesta dove regna la chiacchiera e la cultura dell’immagine
tanto organica ai padroni, invece si constata che la sinistra comunista invia
la Befana comunista alla Maserati; ciò è
sconcertante. La vita non è un gioco e gli operai, gli impiegati e i tecnici sono
ormai subalterni ad un sistema e non hanno rappresentanza.
Ricostruire la sinistra comunista in taluni momenti sembra
davvero impossibile, poiché ancora una volta è la sinistra che lavora prepotentemente contro se stessa. In
questo momento storico in cui l’immagine purtroppo è tutto e la sostanza è
niente, giornali e giornalisti daranno
enorme rilevanza a tale aspetto e oscureranno le iniziative che ci sono state
per difendere i lavoratori. Forse è meglio l’anonimato che apparire velocemente
in una scenetta che non serve a nessuno, ma produce solo un senso di solitudine
e di distanza.
Il “carbone” necessita di parole, gesti e concetti per diventare consapevolezza che il sistema
produttivo non è una legge di natura, ma
è posto dalle oligarchie. Queste ultime, al momento, possono stare tranquille,
perché la lotta di classe la stanno vincendo loro e dobbiamo anche ammettere
che hanno lavorato bene. In questi decenni hanno insegnato ai subalterni che
l’immagine è un ottimo oppiaceo che compensa frustrazioni e precarietà. Le
immagini non producono trasformazioni sociali senza la prassi della protesta e
del concetto, ma sono organiche al sistema nel quale si producono in modo esponenziale e sono destinate a
scomparire e a confondersi.
La Befana comunista scomparirà presto dalle cronache e dal
chiacchiericcio mediatico e non rimarrà nulla di tale protesta o denuncia.
L’unica realtà che rimane è la nostra dura sottomissione che continua e che sembra ineluttabile come le leggi della
natura. La sinistra comunista, mi permetto di ipotizzare, potrà tornare ad
essere la voce dei lavoratori, quando dismetterà le grammatiche del capitalismo
e si riprenderà le parole del comunismo
e sarà coerente con esse. Non è impossibile, anzi non vi è alternativa a tale
prospettiva. L’alternativa comunista si deve ricongiungere alla sua storia e abbandonare
il capitalismo con le sue malinconiche
grammatiche, perché alla fine di tutto questo alla Befana comunista fa
da contraltare il silenzio dei lavoratori che subiscono la tracotanza padronale
e non può che restare un’immensa
tristezza.
Se si deve cercare un modo per attrarre l’opinione pubblica su taluni temi, forse è preferibile evitare “proteste” che possono essere strumentalizzate e deviate dal loro autentico fine. Non giudico nessuno, rifletto sull’opportunità di tali proteste in questo contesto e non posso che rispettare coloro che cercano un modo per uscire dalla cappa del silenzio per denunciare quanto sta accadendo. Ma si deve riflettere sui mezzi, poiché la società dello spettacolo tutto divora e devia dal suo fine, è un’immensa macchina del “niente” che favorisce i padroni.
Fonte foto: La Pressa (da Google)