Una breve excusatio non petita.
Approfittare della ricorrenza (il centenario) per ricordare le organizzazioni irlandesi che praticarono la lotta armata potrà sembrare strumentale. Probabilmente lo è, almeno in parte.
“Ma non sarebbe più normale – mi dicono- concentrarsi sulla ripresa e sulle elezioni, anticipate, del 26 febbraio ?”
O magari -ma questo lo dico io- sul referendum (vagamente promesso un po’ da tutti i partiti in caso di vittoria elettorale) per abrogare l’Ottavo emendamento della Costituzione, quello che prevede pene detentive fino a 14 anni per aver abortito illegalmente? Ricordo in proposito che centinaia di medici hanno già firmato un appello di Amnesty International per la depenalizzazione dell’interruzione di gravidanza.
Comunque sia (anche se non si evoca più, per scaramanzia, la “tigre celtica” come negli anni ’90) la maggior parte degli addetti ai lavori sembra convinta che l’Irlanda abbia ormai voltato pagina, uscendo dalla crisi iniziata nel 2008 (fino alla prossima bolla?) e nel pieno di una nuova ripresa economica, grazie anche ai prestiti di Unione europea e Fmi. Il debito pubblico, – leggo – nell’ultimo anno sarebbe sceso di quasi nove punti percentuali in proporzione al Pil e le previsioni di crescita per il 2016, secondo la BCE, sfiorano il 5%. E pensare che soltanto cinque anni fa l’Eire sembrava sull’orlo della bancarotta a causa della bolla speculativa immobiliare!
Così procede il capitalismo d’altra parte, a fasi alterne (chissà, lo farà forse per combattere la noia e per distrarci?).
Tra le varie ipotesi sui risultati elettorali, si parla di una sostanziale estromissione del Labour (attualmente nella coalizione di governo insieme al partito di centrodestra Fine Gael) se, come pare, verrà “punito” dall’elettorato per le politiche di austerità imposte ai lavoratori irlandesi. Sempre tra gli addetti ai lavori, l’ipotesi più gettonata sul futuro governo è quella di una coalizione tra Fianna Fail e Fine Gael (dimenticando le antiche controversie risalenti agli anni ’20).L’Irish Free State diventerà Repubblica d’Irlanda (EIRE) nel lunedì di Pasqua del 1949.
Nel frattempo il Parlamento di Belfast (Stormont) era saldamente in mano ai conservatori unionisti che, ancora nel 1922, avevano votato una legge (rimasta in vigore fino al 1974) che sospendeva le garanzie costituzionali per i cattolici e imponeva severe restrizioni censitarie per le elezioni municipali.
Nell’Eire il Fianna Fail tornò al potere nel 1951, guidato da De Valera fino al 1959 (in seguito da Sean Lemass e dal 1966 da J. Lynch). Nel 1973 l’Irlanda entrò nel Mercato Comune.
Quanto all’Irlanda del Nord, la mai sopita resistenza della minoranza cattolica
(“minorizzata” artificiosamente e che negli anni sessanta aveva subito una drastica perdita di posti di lavoro) contro il sistema di segregazione politica e civile, portò nel 1967 alla nascita del NICRA (Northern Ireland Civil Rights Association), un movimento per i diritti civili che promosse varie campagne di disobbedienza civile. Nel 1968, in sintonia con le lotte (talvolta impropriamente definite “giovanili”) che si sviluppavano in ogni angolo del pianeta, da Città del Messico a Praga, da Berlino a Tokio, da Nanterre a Orgosolo, il gruppo studentesco People’s Democracy (derivato dalle componenti più radicali del Nicra) organizzò una marcia da Belfast a Derry. Venne repressa dalla polizia (la RUC) e dall’esercito con particolare brutalità e gli scontri proseguirono, oltre che durante tutto il 1968, anche nell’anno successivo, provocando la crisi del governo “autonomo” nordirlandese (O’Neill e Chichester-Clarck).
E’ quantomai plausibile che le continue mobilitazioni di People’s Democracy abbiano contribuito largamente alla “trasformazione dell’esercito repubblicano irlandese, vecchia e appassita formazione clandestina nazionalista irlandese, in milizia popolare con una larga base di massa” (v. Guido Viale in “Il Sessantotto”).
Scontri durissimi si registrarono soprattutto nell’estate del 1969, con un pesante bilancio di morti e feriti.
E’ del 1971 la proclamazione dello Special Powers Act che consentiva l’internamento senza processo di ogni sospetto. Alle 4,30 della notte del 9 agosto 1971 vennero imprigionate 342 persone e molto presto cominciarono a trapelare le prime notizie sulle torture subite dagli arrestati. Gran parte delle aree cattoliche si ribellarono. Belfast era in pieno stato di guerra e a Derry i quartieri di Bogside e Creggan si trasformarono i vere e proprie zone liberate protette da barricate. Perfino i moderati del SDLP (Social Democratic and Labour Party) sostennero uno sciopero dei fitti e delle bollette.
Il 30 gennaio 1972 una pacifica manifestazione di oltre 20mila persone contro le discriminazioni e l’internamento portò ad un orrendo massacro perpetrato dalle truppe inglesi: tredici proletari cattolici assassinati dal First Parachute Regiment (l’equivalente britannico della italica, fascistissima, Folgore) nella “Domenica di sangue”, passata alla storia come Bloody Sunday e all’epoca definita, non a caso, come la “Sharpeville irlandese”.
A Dublino, giustamente, i manifestanti assalirono e incendiarono l’ambasciata britannica.
Anche a seguito di tale eventi, il Parlamento dell’Irlanda del Nord venne sospeso (sempre nel 1972) e venne introdotto il governo diretto di Westminster.
Dopo il fallimento dell’accordo di Sunningdale (dicembre 1973) che prevedeva una graduale collaborazione tra i governi dell’Eire e dell’irlanda del Nord (Council of Ireland), la Gran Bretagna intensificò la repressione, sia con l’ulteriore invio di truppe che con la promulgazione del Prevention of Terrorism Act (1974).
Nel 1975 si tennero in Irlanda del Nord le elezioni per una Convenzione costituzionale che avrebbe dovuto esaminare lo schema elaborato da Melvyn
Rees, all’epoca Segretario di stato per l’Irlanda del Nord. Ma la schiacciante vittoria dei protestanti unionisti determinò l’impossibilità di qualsivoglia accordo con i moderati cattolici del Sdlp. Nel 1976 venne abolito lo status di prigioniero politico (il 14 dicembre 1976 venne negato a Kieron Nugent) e le condizioni nelle carceri divennero durissime per i militanti repubblicani. Partirà da qui il ciclo di lotte dei prigionieri destinato a sfociare nello sciopero della fame del 1981 costerà la vita a dieci militanti.
E dopo questa incursione nell’attualità torniamo all’IRA.
OIRA, PIRA, INLA, IPLO…
L’IRA, come già detto, nasce ufficialmente nel 1916. Sostanzialmente dalla fusione di “Fratelli repubblicani Irlandesi” con ‘”Esercito dei Cittadini Irlandesi” a seguito della Rivolta di Pasqua e della sanguinosa repressione operata dagli inglesi.
Dopo la divisione dell’Isola nel 1921, l’attività dell’organizzazione armata si concentrò soprattutto nelle Sei contee del Nord, provincia britannica. Successivamente, per circa 20 anni * la sua attività fu piuttosto scarsa.
Riprese nel gennaio 1939 (NB: prima dell’inizio della Seconda Guerra mondiale e della battaglia di Inghilterra, in epoca “non sospetta”; va detto per i fascisti che blaterano di inesistenti convergenze tra Repubblicani e nazisti) e il febbraio del 1940. In questo periodo vennero collocate oltre 600 bombe. I militanti repubblicani arrestati furono un centinaio (e parecchi condannati all’impiccagione). Nel 1956 vennero attaccati alcuni posti di frontiera tra le “due Irlande”.
Dal 1962 hanno inizio profonde trasformazioni all’interno dell’organizzazione armata, in sintonia con i movimenti di liberazione anticoloniali (Vietnam, colonie portoghesi, Algeria, America latina, Paesi baschi…). L’IRA si avvicinò al Partito comunista irlandese (e viceversa) analogamente a quanto avveniva in Sudafrica per l’ANC, portando il progetto della liberazione nazionale all’interno della lotta di classe (e viceversa). In questo nuovo contesto la lotta armata sembrò perdere importanza al punto che alla fine degli anni sessanta l’IRA vende (o regala, secondo un’altra versione) tutte le sue armi al FWA (Esercito del Galles Libero). Con il ricavato vengono finanziati il giornale “The United Irishman” e alcune campagne di agitazione sociale.
Il cambiamento non mancò di suscitare reazioni negative tra i proletari cattolici di Belfast e Derry e sui muri apparvero scritte che condannavano esplicitamente il nuovo corso. Addirittura alcuni volontari disertarono. Un gruppo di vecchi militanti tentò con un colpo di mano di prendere il controllo dell’organizzazione, ma fallì. Si arrivò ad una spaccatura: gli Official continuatori di una linea m-l ortodossa (forse anche dogmatica) e i Provisional che cercavano di coniugare lo spirito tradizionale (nazionalista e antimperialista) dell’IRA con una forte sensibilità per le questioni sociali. Come ho già avuto modo di dire, su questo contenzioso (sostanzialmente una lite in famiglia, per quanto aspra e talvolta fratricida) le vecchie e nuove destre italiche ci marciano da anni. A sentir loro si sarebbe trattato di una divisione tra “comunisti” e “nazionalisti”. Effettivamente negli Official la componente marxista era maggioritaria (del resto è ben presente in tutto il movimento repubblicano, almeno da James Connoly) anche se, con il senno di poi, potremmo definirli riformisti (“revisionisti”?). Infatti approdarono prima all’eurocomunismo e poi alla socialdemocrazia.
La componente più coerentemente rivoluzionaria e antimperialista uscì dagli Official per formare l’IRSP e l’INLA. Ricordo qui Seamus Costelo, in seguito eliminato pare proprio dagli Official.
E i Provisional? I loro riferimenti rimanevano le lotte di liberazione delle colonie portoghesi, l’Algeria , Cuba, il Vietnam. Lotte comunque di sinistra, antimperialiste (come quella condotta dai “cugini” baschi dell’ETA) nella prospettiva della liberazione nazionale e del socialismo**.
Il conflitto interno portò, come ho detto, alla nascita dell’IRSP (Partito Socialista Repubblicano Irlandese) che si dotò di un braccio armato, l’INLA (Esercito Irlandese di Liberazione Nazionale) caratterizzato nei primi anni da una intensa attività guerrigliera. Nel 1987 l’INLA (che, pare, nel corso degli anni avrebbe subito anche una consistente infiltrazione poliziesca) si scisse dopo che una dozzina di militanti erano morti a causa di scontri interni.
In seguito nacque l’Organizzazione di Liberazione del Popolo Irlandese (IPLO) alquanto minoritaria.
Nel frattempo l’IRA Provisional era diventata il principale referente della comunità repubblicana mentre andava scemando il ruolo degli Official, divenuti in seguito “Workers’ Party” (Partito dei Lavoratori).
Una delle più impressionanti offensive dell’IRA così riorganizzata (sotto la direzione dell’Army Council) si registrò nel settembre del 1971: un migliaio di azioni in un solo mese.
Nei mesi seguenti il conflitto e la repressione divennero feroci e il numero delle vittime particolarmente alto. Nel 1972 morirono 69 militanti dell’IRA, 252 civili, 26 soldati nordirlandesi, 77 soldati britannici e 17 poliziotti. Inoltre da allora le bombe artigianali, gli esplosivi rubati nei cantieri, i fucili procurati di contrabbando…vennero definitivamente sostituiti da mezzi più moderni.
Risaliva al settembre del 1970 la prima consegna all’IRA di fucili d’assalto M-16 statunitensi. Nei 20 anni successivi la polizia sequestrò circa 200 tonnellate di esplosivi fabbricati direttamente dai repubblicani.
E intanto da parte dei filobritannici proseguivano gli attacchi settari, indiscriminati, come la strage del 4 dicembre 1971 quando 15 persone perdono la vita in un attentato lealista al bar Mc Guck, (Nord Belfast). Altri due moriranno in seguito alle ferite.
Il primo maggio del 1972 IRA, ETA e FLP firmarono insieme un documento reso pubblico:
“Dichiariamo che le amministrazioni di Londra, Madrid e Parigi, con l’appoggio delle altre potenze capitaliste, opprimono nazionalmente e socialmente i popoli irlandese, basco e bretone”.
Il 1972 fu quindi un anno di particolare recrudescenza repressiva nelle Sei Contee. Basti ricordare che il 30 gennaio 1972 i paracadutisti britannici spararono contro una pacifica manifestazione a Derry, causando 13 morti e decine di feriti (“Bloody Sunday”).
E la lista delle vittime, di entrambi gli schieramenti (ma anche, troppo spesso, “vittime per caso”, civili coinvolti loro malgrado) andava tragicamente allungandosi con risvolti da vera e propria strategia della tensione (“false bandiere” etc)
Il 21 luglio 1972 nove persone rimangono uccise dall’esplosione di una serie di bombe dell’IRA in alcuni quartieri di Belfast (“Bloody Friday”).
Il 31 luglio 1972 altre 9 persone (tra cui una bambina) muoiono per tre car-bombs nella cittadina di Clavdy, contea di Derry. L’Ira chief-of-staff (comandante in capo) Sean Mac Stiofain nega che la sua organizzazione sia responsabile del massacro. Il 22 agosto 1972 muoiono 8 persone e altrettante rimangono ferite in un attacco al posto di dogana a Newry, in una giornata di violenza che attraversa tutta l’Irlanda del Nord.
E la sanguinante cronologia continua negli anni successivi.
Qualche esempio: il 12 giugno 1973 una car-bomb uccide sei persone a Coleraine mentre il 15 maggio 1974 sono i lealisti filobritannici a uccidere ben 31 persone (25 a Dublino e 6 a Monaghan) in una serie di attentati (vedi la “sincronicità” con la strage fascista di Brescia).
Con il 1974 iniziarono anche dei timidi negoziati tra IRA e governo britannico, ma dopo dieci mesi Londra ruppe unilateralmente la tregua.
E immediatamente riprende anche l’azione terroristica, indiscriminata, dei lealisti (coincidenza?).
Il 2 ottobre 1975 dodici persone muoiono e una cinquantina rimangono ferite in una serie di attentati e sparatorie da parte dell’UVF (Ulster Volunteer Force). Il giorno dopo l’organizzazione paramilitare protestante che evidentemente si è lasciata “prendere la mano” andando oltre il mandato britannico (o forse era un “gioco delle parti”?) viene dichiarata illegale.
Il 5 gennaio 1976 avviene un episodio inquietante: dieci lavoratori protestanti uccisi a Kingmsills (Sud Armagh).
La Republican Action Force rivendica l’attentato, dichiarando che sarebbe stato la risposta all’assassinio di 5 cattolici a Whitecross. E’ questo uno dei rari episodi in cui sia emersa una deriva settaria da parte dei repubblicani. ***
OBIETTIVO LONDRA
Già dal 1973 l’IRA aveva cominciato a colpire nel centro di Londra, producendo sia un maggiore interesse da parte dell’opinione pubblica che un rafforzamento della presenza di militari e servizi segreti.
Tentando di scardinare l’indubbio appoggio sociale di cui l’IRA
godeva nelle aree cattoliche, i britannici appoggiarono prima l’IRA Official e in seguito un Movimento per la Pace a cui, non casualmente, verrà consegnato il Nobel per la medesima.
Nel 1979 l’IRA si rese responsabile della morte di Airey Neave, deputato conservatore e amico personale di Hilda Margaret Thatcher. Nell’agosto 1979 rimane ucciso Lord Mountbatten (ultimo viceré dell’India) su una nave a Mullaghmore. Come autore dell’attentato, in cui morirono altre tre persone, venne condannato Thomas McMahon.
Contemporaneamente due bombe dell’IRA uccidevano 18 soldati inglesi a Warrenpoint (contea di Down).
Il 1981 passerà alla Storia come l’anno in cui 10 militanti repubblicani (7 dell’IRA e 3 dell’INLA) morirono in sciopero della fame per il riconoscimento dello status di prigioniero politico.
Il 6 dicembre 1982 una bomba dell’Irish National Liberation Army provoca la morte di 17 persone (in maggioranza militari inglesi, ma coinvolgendo anche cinque civili) nella discoteca The Droppin Well Pub a Ballykelly.
In un attacco settario tre anziani vengono uccisi durante una messa nella chiesa pentecostale a Darkley (contea di Armagh). Per padre Wilson, leader del movimento per i diritti civili, sarebbe stata “opera dei servizi segreti britannici”.
Ottobre 1984: una bomba dell’IRA distrusse il Grand Hotel di Brighton dove si svolgeva il congresso del partito conservatore. Cinque membri del partito rimasero uccisi e trenta feriti.
Dopo questo attentato il governo britannico stilò un accordo con quello di Dublino per arrivare alla definitiva liquidazione dell’IRA.
Il 28 febbraio 1985 nove membri della RUC (Royal Ulster Constabulary) vengono uccisi in un attacco alla stazione di polizia di Newry, mentre nel novembre 1987 undici persone perderanno la vita (63 i feriti) in seguito ad un attacco di “elementi incontrollati dell’IRA” (si presume) ad un Remembrance Day a Enniskillen. Nel maggio 1987 a Loughall un consistente gruppo di militanti repubblicani (componenti dell’East Tyrone Brigade) cadde in un’imboscata delle SAS e della Mobility Support Unit (truppe scelte della RUC) lasciando sul terreno otto morti.*****
Nel frattempo si andava rafforzando ulteriormente il Sinn Fein e Gerry Adams venne eletto al Parlamento di Londra (giugno 1987).
Nel 1988 si intensificarono gli attacchi contro gli interessi britannici nella capitale inglese, in particolare ai danni della City. Si registrarono azioni contro soldati inglesi anche sul continente, in Germania e in Olanda. Il 5 marzo 1988 tre membri dell’IRA vennero fucilati (dopo che si erano arresi) dalle forze speciali inglesi a Gibilterra. Durante i funerali dei tre, a Belfast, un miliziano unionista sparò alcune granate provocando tre morti e sessanta feriti.****
Nei successivi funerali alle vittime dell’attacco lealista, vennero riconosciuti tre poliziotti infiltrati che furono aggrediti e linciati dalla folla. Sempre nel 1988, in giugno, una bomba dell’IRA uccide a Lisburn sei soldati britannici e in agosto altri otto a Ballygawlay. Inseguito, 24 ottobre 1990, sei soldati e un civile vengono uccisi dalle bombe lasciate dall’IRA a posti di blocco lungo il confine tra le due Irlande.
Alcuni di questi tragici eventi furono probabilmente determinanti per gli incontri segreti tra IRA e governo inglese, incontri che cinque anni dopo (dicembre 1993) sfociarono negli accordi tra Londra e Dublino in cui, almeno teoricamente, si riconosceva il diritto all’autodeterminazione per gli irlandesi.
Questi contatti erano diventati di dominio pubblico solo nell’aprile del 1993, grazie a Patrick Mayhew, ministro britannico per l’Irlanda del Nord e a John Mayor, primo ministro inglese.
Nel 1994, con il sostegno degli USA, gli accordi assunsero un maggior spessore e l’IRA, come alcune formazioni paramilitari unioniste, dichiarò una tregua (provvisoriamente interrotta nel 1996) e l’apertura di un processo per la pacificazione delle Sei Contee.
(continua)
*nota: un discorso a parte quello della consistente partecipazione dei volontari irlandesi alle Brigate Internazionali in Spagna contro il fascismo.
** nota: in un opuscolo del movimento repubblicano, quello derivato dai Provisional, risalente al 1982 (“Notes for revolutionaries”) sono riportate frasi e dichiarazioni di vari personaggi. Sono tutti di sinistra, molti comunisti:
Patrice Lumumba, Alexandra Kollontai, Samora Machel, Oliver Tambo, Lenin, Mao Tse-tung, Antonio Gramsci, George Jackson, Vo Nguyen Giap, Che Guevara, Fidel Castro, Carlos Marighela, Rafic Khouri, Kwame Nkrumah, John Reed, Trotsky, Dolores Ibarruri…
Perfino una presenza anarchica (una sola, peccato): quella di Emma Goldman,
oltre a Tashunka Witko (Crazy Horse) e Sitting Bull.
*** nota: Un altro, a mio avviso, sarà quello di Carrickmore del 17 gennaio 1992 quando l’IRA uccide otto muratori protestanti che lavoravano in una base militare (ma che non erano coinvolti né con l’UDA né con l’UVF).
****L’autore dell’attentato, Michael Stone, divenne poi un simbolo per la comunità lealista.
Catturato dalle persone presenti al funerale, venne consegnato -vivo- alla polizia e in seguito condannato all’ergastolo. Venne rilasciato nel 2000 per effetto degli Accordi di Belfast, dopo che aveva preso posizione in favore del processo di pace. Questa sua scelta fu all’origine, nel 2002, del suo volontario esilio in quanto aveva subito minacce e aggressioni da parte dei suoi ex commilitoni dell’UDA, all’epoca ancora contrari agli “Accordi del Venerdì Santo”. Presumo che in seguito sia rientrato nell’Isola.
***** nota: tutti i militanti uccisi presentavano un colpo alla testa: precisione di tiro o esecuzione? Le SAS uccisero anche un civile ( e ne ferirono un altro) in quanto “sospetto perché indossava una tuta da lavoro”. La moglie venne poi “risarcita”.