Sabato 18 luglio si è svolta a Roma l’assemblea nazionale del CISPM, acronimo di Coalizione Internazionale Sans-Papiers e Migranti.
Diverse le iniziative messe in atto dalla CISPM, le più significative sono senz’altro quelle realizzate dalla “Carovana CIPSM” che ha visto attraversare simbolicamente nove frontiere europee con il primo appuntamento a Bruxelles del giugno 2014.
Fanno parte della coalizione numerosi collettivi e associazioni di migranti, rifugiati e sanspapier di diversi paesi: Italia, Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Svizzera, Polonia, Spagna, Grecia, Mali, Costa d’Avorio, Nigeria, Senegal, Mauritania, Marocco e Tunisia.
L’intento della CPSM è quello di portare all’attenzione sia delle istituzioni internazionali che dei popoli europei, l’inaccettabilità dell’attuale condizione sociale determinata dalla crisi economica che si traduce nello smantellamento dei più elementari diritti dell’uomo, come recitano le varie Carte dei diritti nei diversi continenti, con danno grave per i più poveri, per gli svantaggiati e i meno garantiti, in nome delle sicurezze nazionali e della necessaria austerità per fronteggiare la crisi.
L’analisi centra pienamente il fulcro delle contraddizioni delle classi lavoratrici, non solamente in Europa ma nell’intero mondo. Infatti possiamo leggere nel documento di presentazione della prima carovana CPSPM:
“A fronte dei dogmi imposti dalla Banca Centrale Europea e delle politiche dell’Unione Europea è importante la nostra consapevolezza di essere un popolo in lotta, fatto di disoccupati, precari, migranti, lavoratori, senza casa, studenti, sans-papier, rifugiati, richiedenti asilo che nessuna frontiera potrà mai separare.
Siamo convinti che l’unico strumento per imporre il cambiamento che vogliamo sia la convergenza e l’unità organizzata tra tutti coloro che sono vittime dell’attuale crisi, nella prospettiva di costruzione collettiva delle lotte e dell’alternativa al modello politico economico attuale, foriero di discriminazioni, disuguaglianze, sfruttamento, razzismo e xenofobia”(1)
La sala di via Giolitti si è riempita lentamente perchè molti relatori, provenienti da tutta Italia erano legati agli orari dei treni. Nell’attesa, man mano che arrivavano gli ospiti c’è stato modo di presentarci in maniera informale. La prima impressione, poi confermata, è stata di grande entusiasmo per i percorsi intrapresi e di grande condivisione.
Ha introdotto l’assemblea Aboubakar Soumahoro, portavoce della CISPM. Nel suo intervento ha ripreso il tema centrale della coalizione: la migrazione non è un problema che riguarda solamente le popolazioni che migrano in massa per le guerre, essendo strettamente legata alla progressiva perdita di diritti dei lavoratori europei i quali hanno un’esistenza sempre meno dignitosa a causa del dilagare del precariato, delle nuove regole sul lavoro, della disoccupazione e del drastico taglio al welfare. Questo nuovo assetto economico, proprio del neoliberismo, pone tutti i popoli nella stessa necessità di costituire un unico fronte di classe. Questo risulta particolarmente difficile per le derive xenofobe e razziste sostenute a livello mass-mediatico con la presenza sempre più pervasiva di partiti di estrema destra in tutti gli stati europei.
É’ seguito un interessante report di Ingrid, attivista del presidio permanente “no borders” di Ventimiglia, che ha descritto la situazione attualmente presente nella città.
Esistono due realtà che riescono difficilmente ad integrarsi: uno, il presidio sugli scogli tra Ventimiglia e Mentone , l’altro, alla stazione di Ventimiglia dove sostano diversi migranti richiedenti asilo. Mentre il presidio sugli scogli gode di una certa vivibilità, in quanto sono stati improntati dagli attivisti alcuni servizi essenziali, alla stazione di Ventimiglia sono presenti maggiori difficoltà in quanto non vi è possibilità di allontanarsi a causa degli stretti controlli della polizia italiana che impedisce in maniera non proprio legittima gli spostamenti dei migranti, fermandoli esclusivamente per il colore della pelle, contravvenendo, come sostenuto in precedenza, ai diritti fondamentali di ogni essere umano di non essere sottoposto a discriminazione razziale. Hanno tentato di portare un certo numero di persone bloccate alla stazione al presidio per fornire maggiore assistenza ma questo è stato impedito energicamente.
Come risulta anche dalla stampa mainstream, ogni tentativo dei migranti di oltrepassare la frontiera è pesantemente contrastato dalla polizia francese che presidia la frontiera in maniera capillare.
Diverse interventi hanno messo in luce gli aspetti più critici dell’accoglienza caratterizzata da dispositivi che ingabbiano i migranti in categorie sempre più differenziate che costituiscono un problema non indifferente.
Primo fra tutti l’ipocrita differenza tra i richiedenti asilo e migranti per motivi economici.
Questo dispositivo ha due aspetti: chi proviene da un paese non in guerra non può chiedere asilo politico anche se costretto a fuggire perche residente, per motivi di lavoro, in un paese che è entrato in guerra successivamente. Così come non essendo previsto il ricongiungimento familiare sono molte le donne e i giovani che arrivano senza poter chiedere asilo.
Quindi per tutti i migranti che non possono chiedere asilo scattano di fatto tutti i dispositivi del caso previsti dalla legge Bossi Fini, caratterizzati dal trattenimento presso i centri d’identificazione ed espulsione dove di fatto si è in condizioni di detenzione senza aver commesso alcun reato.
Per i richiedenti asilo politico le cose al momento risultano altrettanto complesse. Infatti, una volta effettuata la richiesta, il migrante è sospeso in un limbo in cui vive in condizioni di estremo disagio, e la differenza con i CIE, seppure per certi versi, amministrativamente dovrebbe essere sostanziale. Di fatto, pur avendo il riconoscimento di richiedente asilo, il migrante non può circolare liberamente finchè non ricevo l’assenso alla domanda presentata.
Questa distinzione provoca la proliferazione di livelli di accoglienza sempre più differenziati che permettono alle varie cooperative di accedere ai fondi UE che, come nel caso di Mafia Capitale, vengono sottratti all’assistenza.
Gli altri interventi hanno focalizzato gli aspetti più critici della colonizzazione dell’immaginario collettivo sia della popolazione italiana che dei migranti stessi.
Idrissa Idris Kane, attivista di Milano, ha messo in evidenza la necessità di trovare forme di controinformazione sulla gestione dei centri che rompano lo stereotipo del migrante ignorante e violento, attraverso un lavoro capillare sul territorio, anche al fine di ostacolare il lavoro di accattonaggio di voti da parte della Lega che specula politicamente su questa situazione.
Patrick, che viene invece da Torino ha sottolineato come anche i migranti abbiano miti e convinzioni privi di fondamento. Ad esempio quello della facilità di trovare un lavoro nei paesi dell’Europa del nord. Anche lì, infatti, il lavoro scarseggia e molti migranti si trovano in una condizione di estremo disagio per quanto riguarda la possibilità di trovare permessi di lavoro.
In Germania, ad esempio, il richiedente asilo resta legato alla regione nella quale è avvenuta l’identificazione e il permesso di asilo, senza possibilità di libera circolazione su tutto il territorio nazionale. Patrik ha quindi ricordato come sia importante per i migranti prendere coscienza del fatto che sono comunque manodopera a basso costo per destabilizzare ulteriormente il mercato del lavoro nei paesi della UE.
Altri interventi di esponenti di associazioni di Napoli hanno sottolineato la necessità di perseguire comunque un lavoro di consapevolezza sul territorio che tenda ad unire i migranti di etnie diverse e mettere al centro l’alleanza con i lavoratori italiani, tralasciando le sterili contrapposizioni su base xenofoba e razzista.
E’ intervenuta nuovamente Aboubakar Soumahoro, sulle vicende di Mafia Capitale, per ribadire come sia stato difficile e alla fine inutile l’intervento sindacale sui lavoratori delle cooperative coinvolte, tendente ad unire le lotte dei richiedenti asilo, per una maggiore dignità dell’accoglienza, con quelle dei lavoratori che sono rimasti senza stipendio. Ha infatti sottolineato come il timore di ritorsioni e di licenziamenti ha impedito il pieno sviluppo dell’azione sindacale.
Da tutti gli interventi emergono, infine, alcune considerazioni:
– la necessità di combattere con ogni mezzo i dispositivi repressivi della legge Bossi-Fini;
– proseguire il difficile percorso di organizzazione all’interno del quale è fondamentale la presenza dei migranti;
– la necessità di un collegamento con le organizzazioni sindacali che combattono realmente le regole del mercato del lavoro.
Le considerazioni a margine di questa giornata sarebbero tante ma scelgo di soffermarmi solo su alcuni aspetti a conclusione di questo report.
I fronti su cui è necessario intervenire per contrastare il neoliberismo sono molti e tra questi uno dei più importanti è il fronte della migrazione che vede migliaia di uomini e donne fuggire dalle guerre messe in atto nei paesi del Mediterraneo dalle forze imperialiste occidentali, cioè l’ Unione Europea e gli Stati Uniti.
L’importanza di intervenire politicamente in maniera attiva sul fenomeno della moderna immigrazione sta nel fatto che si presenta non solo come aspetto collaterale e conseguenza delle guerre, ma anche e soprattutto come un fenomeno specificamente ricercato per la destabilizzazione di un assetto socio economico non solamente dei paesi a sud del Mediterraneo ma per l’intera Europa. La migrazione è necessaria al neoliberismo anche come strumento di distrazione di massa, per disorientare le coscienze dei popoli europei sul vero nemico da combattere. Non quindi le lobby finanziarie e gli stati imperialisti, ma i migranti “che rubano il lavoro”, ponendo in tal modo in essere una guerra tra poveri alimentata ad arte.
Questo i migranti lo sanno. Ma lo sanno i lavoratori europei?
(1) http://www.oggibo.it/Eventi/Bologna/25-01-2015