La finanziaria del 2023 ha tagliato il fondo di supporto per gli affitti. Si fa cassa sui meno privilegiati, essere poveri è una colpa, pertanto le colpe sono pagate con l’abbandono degli ultimi e con la precarietà abitativa.
Le città non sono comunità, ma luoghi che si possono vivere solo se il censo lo permette. Chi non ha i mezzi è costretto ad una esistenza sempre più marginale: lavoro precario, bassi stipendi e affitti esosi sono il trittico mortale che svela il razzismo senza razza del neoliberismo. Per il neoliberismo non conta il gruppo etnico o l’orientamento affettivo, il razzismo si è spostato su altri paradigmi: censo e conoscenze. Il razzismo senza razza è il nuovo razzismo, i perdenti sono i nuovi dannati, non meritano un lavoro stabile, devono faticare per potersi pagare un tetto e il cibo nell’inquietudine di non poter pagare l’affitto. Strati sempre più ampi della popolazione sono spinti verso il basso, sono valutati meno di niente, è il denaro che determina la piena cittadinanza. Non tutti sono pienamente cittadini: classe media precarizzata, migranti e proletariato sono i nuovi sudditi, detengono diritti formali e nel contempo hanno il dovere di espiare la colpa di essere i perdenti.
La condizione abitativa nelle grandi città è tragica. La classe media benestante affitta la seconda casa ai Bed-and-Breakfast, l’effetto è devastante. Le case da affittare sono in un numero sempre minore, in quanto il Bed-and-Breakfast è remunerativo e sicuro. L’albergo diffuso che avrebbe dovuto limitare la cementificazione con la costruzione di nuovi alberghi, svela la verità dell’ecologismo. L’albergo diffuso ha fatto aumentare gli affitti, non solo nelle città turistiche tradizionali ma anche nelle città a turismo recente come Bari. A ciò bisogna aggiungere che, mentre la popolazione diminuisce, continuano abbattimenti di vecchi edifici e cementificazione. L’offerta edilizia è sempre più di lusso, il “prodotto casa” solo per ricchi consta di varie soluzioni: dai borghi costituiti da complessi di ville rigorosamente separate da alte mura dalla città ai condomini ecologici, le soluzioni hanno in comune di essere solo per ricchi. Il Green non è per tutte le tasche. Una famiglia con reddito medio non è nelle condizioni di comprare il “prodotto casa”. Gli affitti per il cittadino medio nelle nuove costruzioni non sono neanche ipotizzabili. Le città sono solo materia da cui estrarre plusvalore, esse non ospitano e non hanno cura dei cittadini. Sono luoghi senz’anima, dove si vive e si muore da soli.
Si cancella il tessuto urbano e la storia con gli abbattimenti e si sostituisce la popolazione che conserva la cultura dei luoghi con il ceto emergente della globalizzazione apolide e fluido. Le città non sono per il popolo, si stanno trasformando in luoghi anonimi nei quali è il denaro a decidere l’uso, chi non ne ha è spinto verso l’invisibilità sociale, deve scomparire dall’orizzonte urbano. D’altra parte i parcheggi per le auto sono anch’essi rigorosamente a pagamento, per cui per il cittadino medio la città non è vivibile e nel contempo diventa sempre più un luogo anonimo e ostile, è solo un immenso mercato, dal quale è escluso. Deve assistere impotente alla sua ghettizzazione.
Le case sono un prodotto commerciale, non più un luogo dove crescere, formarsi, amare e trasmettere le storie che consentono ad una civiltà di essere tale.
La violenza del sistema è palese, la politica in modo trasversale sostiene la riduzione delle città a sola economia della rendita. Cosa resterà di una civiltà, se cannibalizza la propria identità, la cancella e la vende o affitta solo ai vincenti?
La violenza che si vive quotidianamente nella forma della maleducazione fino alla violenza psicologica e materiale è il segno della decadenza di una civiltà come quella italiana che è stata grande per le città, nelle quali i cittadini erano parte di una lunga storia e, specialmente, la presenza degli spazi pubblici favoriva la dialettica delle idee. Tutto questo sta finendo nel cemento e nella rendita e non vi sono forze politiche capaci di porre un limite a tale deriva estrema.
La classe media benestante ha trovato un modo per resistere alla sua proletarizzazione con i Bed-and-Breakfast. La proprietà privata è usata senza alcun senso sociale, non vi sono leggi che tutelano fette sempre più grandi di popolazione alla ricerca di case dove vivere e stabilirsi.
Aver trasformato la casa in un prodotto è la manifestazione più chiara del disastro etico e politico in cui siamo. Si tace sui problemi reali e si osannano i potenti, per il semplice fatto di essere dei vincenti. L’irrazionale-razionale sta divorando ogni aspetto della vita, il vuoto politico e di rappresentanza è il dramma nella tragedia del nostro tempo. Rammentiamoci dell’articolo 42 della Costituzione:
“La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati.
La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti [cfr. artt. 44, 47 c. 2].
La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale.
La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello Stato sulle eredità”.
La proprietà senza senso sociale è solo sfruttamento e ciò è stato rigorosamente rimosso dalla “sinistra” liberista. Una “sinistra” demofobica non può che ignorare la vita reale della popolazione. La casa è un diritto e non un lusso.
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