In coda alla piazzata guerrafondaia del 15 marzo, forse dovevamo ancora sentire il discorso peggiore di tutti, perché il più mellifluo, il più sinuoso.
Ieri sera ho ascoltato il monologo di Benigni su Raiuno fin dove sono riuscito. Per quanto stomachevole mi sono fatto forza e sono arrivato abbastanza avanti, perché penso che l’organicità di Benigni al potere e alle sue gerarchie di riferimento lo renda sempre rappresentativo. Infatti ho trovato nel suo monologo un vero prontuario del nuovo nazionalismo paneuropeo.
Nessuna sorpresa, Benigni è organico al cento-sinistra imperialista da sempre, ma in questo momento è utile capire come si sta compattando il nuovo nazionalismo paneuropeo dissimulandosi proprio nella narrazione dell’Europa come spazio di democrazia, pace e libertà culminato, niente di meno che, nell’UE, a sentire il soldatino comico di Ursula von der Leyen. Il quale, senza ritegno, e senza quasi prendere fiato, continua a propinare a una platea di benpensanti fuori dalla Storia, assuefatti alle forme dell’indottrinamento salottiero, la musichetta degli Stati Uniti d’Europa, di Altiero Spinelli, del manifesto di Ventotene.
Gli Stati Uniti, dice Benigni, non hanno la guerra interna tra Stati da oltre Duecento anni, perché fecero a fine Settecento uno Stato federale. È tutta un’elegia del federalismo la sua, degli Stati Uniti d’Europa, e pazienza se gli Stati Uniti d’America, tranne la guerra civile, non hanno avuto guerre interne ma hanno scatenato guerre contro mezzo mondo, ma cosa vuoi che sia, questi sono dettagli. Ma, appunto, bando ai nazionalismi, e menomale! L’unità federale come antidoto contro i nazionalismi, questa la grossolana ricetta di Benigni. La menzogna si annida tutta qui perché – arriva finalmente al punto Benigni – serve l’esercito comune europeo “come gli Stati Uniti”, che in questo contesto e in questo momento significa nient’altro se non supporto alla piazzata di la Repubblica e al piano Rearm.
Il nazionalismo di destra insomma non va bene, deve essere avversato, ma Benigni abbraccia di contro l’imperialismo di sinistra, solo che lo fa con pose democratiche. Questo è il nodo: dietro alla critica ai nazionalismi da posizioni “progressiste”, “democratiche” e “liberali” si nasconde il sostegno a un nuovo nazionalismo paneuropeo. Che sostiene il massiccio riarmo non in nome dei vecchi nazionalismi, ma della superiorità collettiva dell’Europa. Il fatto saliente è che questo nuovo nazionalismo paneuropeo si articola dalle posizioni della sinistra progressista di nome, imperialista di fatto; si presenta come fiero avversario del nazionalismo “classico” e in questo modo si accaparra il plauso dei semicolti della “sinistra” benpensante, sovrarappresentata dalla sponsorizzazione mediatica.
Come in una nuova Belle Epoque, il salotto dei sonnambuli marcia divertito ed edificato dal giullare verso la guerra in nome della pace; in nome dell’unità prepara nuove laceranti divisioni; pavoneggiandosi di avversare i nazionalismi si gonfia del nuovo nazionalismo paneuropeo.
Fonte foto: ANSA (da Google)