Il buono, il brutto e il cattivo

il-buono-il-brutto-il-cattivoCapitomboli – dei media e delle istituzioni – dopo gli incidenti avvenuti a Roma in occasione della finale di Coppa Italia.

Le vicende avviatesi attorno al ferimento di Ciro Esposito, prima della finale di Coppa Italia, se indagate come “spettacolo” offrono una serie di interessanti elementi di riflessione

A tal fine terrò presenti due autori come il Marx de “Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte” e Debord de “La società dello Spettacolo”, insieme al saggio breve di Nique la Police “La finale del tifoso mezzo morto” (http://www.sinistrainrete.info/societa/3659-nique-la-police-la-finale-del-tifoso-mezzo-morto.html) che interviene con agili considerazioni “foucaultiane” in merito.

I tre modi della rappresentazione (allo stato attuale di sviluppo)

1) Premessa, il racconto epico: i cronisti della diretta televisiva narrano del ferimento a Tor di quinto di Ciro da parte di un gruppetto di teppisti romanisti. 2) Svolgimento teatrale (unità aristotelica di spazio, di luogo e di azione) -> spostamento della rappresentazione all’interno dell’Olimpico: calma tra tifoserie -> imbarazzo sui volti delle autorità, Renzi compreso -> sale sul proscenio “Genny ‘a carogna” al quale si rivolge il capitano del Napoli insieme a varie autorità di Polizia -> benedizione -> partita -> festa. 3) montaggio cinematografico (lavoro sul tempo flashback – sulle inquadrature dei video – sugli incroci e sui dialoghi tra gli attori) si ritorna “indietro” su Tor di Quinto\video su gruppetto di teppisti -> è individuato tale De Santis -> si torna ad ora guanto negativo di paraffina -> si montano altri video, forse sparano più pistole; intanto Alfano e polizia dicono “non c’è stata trattativa” – campo\controcampo – Renzi “c’è stata”-> comunque Genny diviene il mostro per la maglietta offensiva e la curva luogo della camorra->punizione di Genny – campo\controcampo – lo zio di Ciro dice che Genny ha soccorso Ciro; la famiglia di Ciro appare lucida, capace di analisi razionale (teppisti fascistoidi non sono tutti i tifosi) e con proprietà di linguaggio (sia la madre, che lo zio, che il cugino).

Drammaturgia affannosa

Hegel nota in un passo delle sue opere che tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale si presentano, per così dire, due volte. Ha dimenticato di aggiungere la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa. Caussidière invece di Danton, Louis Blanc invece di Robespierre, la Montagna del 1848-1851 invece della Montagna del 1793-1795, il nipote invece dello zio. È la stessa caricatura nelle circostanze che accompagnano la seconda edizione del 18 brumaio (K.Marx)

Il potente incipit del 18 Brumaio di Luigi Bonaparte – che a mio avviso sintetizza la migliore filosofia della storia marxista – può essere usata per comprendere il movimento della rappresentazione del 5 maggio che passa dalla tragedia narrata/mostrata (i primi 2 modi) -> alla commedia. Nella tragedia i personaggi dominano con il loro pathos le passioni dello spettatore e le dirigono ma è solo con la commedia che viene alla luce la struttura della trama, dove le relazioni tra i protagonisti emergono venendo meno la concentrazione sentimentale sull’agire. Ora nel caso specifico, rispetto alle “due volte” hegelo-marxiane, il tempo della ripetizione è azzerato, quasi simultaneo: dal teatro si passa subito al cinema. Perché, quest’ansia di spiegazione? Forse perché questo lavoro “cinematografico” dovrebbe servire a ricostruire un quadro razionale: il buono, il brutto e il cattivo!

Ma ci sono riusciti e come?

Rovesciare il rovesciato

Il calcio, proprio per la sua natura festiva e di sospensione delle attività dal lavoro, fin dalle origini assume un profondo significato carnevalesco. Ovvero di rovesciamento dei ruoli socialmente protagonisti quando una società si riversa attorno al campo. Con forte differenza rispetto al teatro sette-ottocentesco, dove la massa era accolta in rappresentanza in un loggione dove doveva comunque saper tenere le buone maniere, le autorità allo stadio non sono protagoniste e visibili in bella mostra accanto all’evento. Allo stadio, già al primo colpo d’occhio, la massa ingoia ogni visibilità del potere costituito rimettendolo in discussione dal punto di vista estetico.” (La finale del tifoso mezzo morto)

Tutto l’apparato mediatico messo in piedi ha avuto lo scopo di normalizzare (rovesciare le normali relazioni rovesciate –quelle festive-) il rovesciamento avvenuto con l’atto teppistico. Solo che la dinamica catastrofica (nel senso antico di rovesciare) sfugge al normale circolo mediatico di produrre falso e produce vero. Seguiamo lo sviluppo: l’atto teppistico, l’atto originario e violento è narrato e portato all’interno dello stadio per cercarne “significato” ma qui non lo trova perché Genny che “sa” (come si saprà era lì) fa continuare lo spettacolo e calma la tifoseria-> a questo punto Genny si è costituito come “governatore” della situazione ben oltre il perimetro “festivo” dello stadio, mentre l’ansia di Hamsik, il disorientamento del questore e il volto spaurito di Renzi, mostrano l’istituzione arrancare. Comincia una controffensiva mediatica davvero “farsesca” (commedia): si trova rapidamente il colpevole (il Valpreda di turno) tale De Santis\Genny è investito di improperi e associato alla “metafisica della camorra” –ovviamente con il placet di Saviano-. Da notare a tal proposito che la costituzione dei mostri passa attraverso l’associazione dei sospetti con immagini “scorrette”: tatuaggi, magliette offensive, simboli neofascisti, organizzazioni diaboliche come la Camorra. Solo che avvengono presto altrettanti contro-rovesciamenti, veri e propri capitomboli: anzitutto la trattativa è sotto gli occhi di tutti e Alfano che ha la “testa vecchia” e pensa di poter smentire con le parole, la vista “smentisce”\mentre il novello Berlusconi, Renzi che sa –come il suo mentore- della superiorità dell’immagine “ammette”; poi c’è la razionalità della famiglia Esposito che nonostante il dolore non associa teppisti e tifosi e ricostruisce il ruolo di Genny nel soccorso a Ciro, e ancora c’è la vicenda dell’aggressore De Santis che risulta negativo al guanto di paraffina. Questi aspetti interferiscono “fortemente” con il profilo “manicheo” dei mostri costruito dai media; infine, in questo quadro, il DASPO di 5 anni a Genny appare a tutti una “vendetta” più che una ponderata azione di giustizia.

Crisi dello spettacolo

3. Lo spettacolo si presenta contemporaneamente come la società stessa, come una parte della società, e come strumento d’unificazione. In quanto parte della società, è espressamente il settore che concentra ogni sguardo e ogni coscienza. Per il fatto stesso che questo settore è separato, esso è il luogo dello sguardo ingannato e della falsa coscienza; e l’unificazione che realizza non è altro che il linguaggio ufficiale della separazione generalizzata.” (Guy Debord)

Dovendo fare un rapido bilancio degli avvenimenti allo stato attuale: si può dire che il potere-istituzione è apparso indebolito con i suoi balbettii e improvvisi istinti liberticidi. Soprattutto i media gestori dello “sguardo ingannato e della falsa coscienza” hanno trovato inaspettate resistenze nella “società stessa”: un vero e proprio contro-spettacolo e forse il fatto che di mezzo ci fossero “napoletani”, cioè praticanti una quotidiana drammaturgia, sarebbe da indagare. Insomma la razionalità è parsa stare tutta sul lato del popolo mentre il potere è stato rappresentato confuso e irrazionale; la gestione di Genny e della famiglia Esposito si è fatta per un momento “strumento di unificazione” mettendo in ansia l’istituzione per questa perdita di ruolo e spingendola ad agitarsi per riconquistare il suo ruolo “separante”. Ora c’è da chiedersi se il triangolo “spettacolare” di potere-media-popolo si sia rotto solo all’Olimpico oppure si vada incrinando un po’ dovunque.

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