I social sono una droga?


I social sono una droga? Si, lo sono. Al pari delle sostanze stupefacenti, ti rapiscono dalla tua vita reale e ti portano via, più o meno inconsapevolmente. Miliardi di persone a spasso, si potrebbe dire, accompagnati e a braccetto con qualcosa, connessi con il mondo intero, si usa dire. Ma spesso, distanti da chi ti sta accanto in quel momento. Mi sono più volte chiesto se tutto ciò porta del positivo nella nostra vita. Benessere, svago, cultura, tono muscolare, etc.? Direi poco o nulla, io lo definirei “intontimento da connessione”. I social sono divenuti parte integrante di un meccanismo complesso, il sistema che ormai governa gran parte del mondo, servito dalla rigenerazione costante del capitalismo, oggi cosiddetto anche turbocapitalismo. Con la sua velocità, figlia, nipote, dei fast food, per esempio. Quando le note catene multinazionali iniziarono a diffondersi, io le identificai come “spie” di qualcosa che voleva cambiarci. Cambiare il modo di alimentarci, cambiare il nostro approccio. E piano piano, cambiare le nostre culture. Un vero e proprio resettaggio.

Hanno vinto, direi. Abbiamo perso, aggiungerei, forse senza accorgercene del tutto. Le nuove generazioni, soprattutto in Occidente, per adesso, passano buona parte delle loro giornate, scuole incluse, con le loro teste attaccate agli strumenti hi-tech, con il telefonino a far la parte del leone, diventato ormai una parte del nostro corpo, un vero e proprio prolungamento delle nostre mani. Anni fa, sulle metropolitane di Roma, iniziò la diffusione dei giornali cosiddetti gratuiti. Mezzi che hanno rappresentato la transizione alla “non informazione”. Tutti avevano il giornaletto, sui vagoni della metro, quasi più nessuno leggeva i Quotidiani che per decenni, a torto e ragione, avevano contribuito insieme alla radio, alla lettura di testi, a costruire le opinioni e le idee delle persone. Tutti, con i giornaletti in mano, pensavano e credevano di essere automaticamente informati; non era così. Ma la discesa verso il nulla continuava la sua corsa: a non aver più neanche quelle poche pagine di pubblicità inframmezzate da qualche titolo, il passo impiegava uno schiocco di dita. E così avevamo tutti gli occhi abbagliati dalle luci dei nostri iphone, sempre ultimo tipo, inutile dirlo. Conseguenze? Milioni di persone isolate da un contatto virtuale con altre milioni di persone, di fatto sole con se stesse, in se stesse. Soltanto una rissa, un borseggio, raramente una verifica dei biglietti ad interrompere infinite truppe di persone “bibliotecarie da telefonino”.

E’ paradossale, insomma, come la montagna di mezzi di comunicazione a disposizione (in teoria) stia finendo di sotterrare la comunicazione relazionale tra gli individui. Passeggiando di questi tempi per le spiagge, o negli stessi ristoranti, del resto, si può osservare un fenomeno simile: una massa di persone che invece di parlare con i vicini o con i commensali, stringe tra le mani il suo “bambino”. Sarà ancora possibile fare qualcosa di diverso?

Fonte foto: InformaGiovani Italia (da Google)

2 commenti per “I social sono una droga?

  1. Mauro Tomassetti
    10 Agosto 2024 at 18:04

    Non Cogito ergo digito..

  2. Adrian Neptune
    17 Agosto 2024 at 16:48

    Le droghe più subdole sono quelle invisibili, quelle che non appaiono tali o che non passano per tali, quelle che vengono smerciate per status symbol o sennò sei out, quelle che ti aiutano a non farti passare per un boomer o chissà quale altra etichetta. Ho visto molte coppie che ai tavolini del bar o del ristorante passano ore al cellulare senza neanche conversare fra loro e senza mai guardarsi negli occhi; questo l’ho riscontrato anche tra le famigliuole che vanno fuori al sabato, e tra le comitive di amici, sia al karaoke che in discoteca. Del resto per dominare le masse, bisogna prima annichilirle con panem et circenses, ed ha sempre funzionato!

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