Sono stati stanziati 700 milioni per l’Ucraina con l’articolo del decreto legge aiuti ter ‘Partecipazione dello Stato italiano al programma di assistenza macro finanziaria eccezionale in favore dell’Ucraina’. La misura è nella bozza del decreto legge aiuti ter all’esame del Cdm. Nel contempo vi è stato uno stanziamento di 5 milioni di euro per il disastro nelle Marche. Draghi continua a ripetere che dobbiamo difendere i nostri valori, siamo in guerra per difendere i nostri valori e la vita dalle mostruosità dell’autocrate di tutte le Russie.
Quali vite bisogna difendere e quali valori?
Stanziare 5 miserabili milioni di euro per i primi aiuti in un disastro immane come quello marchigiano è il segno di una insensibilità rara: le vite bruciate nelle Marche, gli sfollati, le attività economiche frutto di una vita di impegno e sacrificio sono nulla per le milizie delle banche e per i finanzieri. Le vite non sono tutte uguali, dunque, la vita della gente comune presa dalla sventura non vale nulla, per cui li si tratta come mendicanti. Si versano 5 milioni di euro, lo ripeto, per le necessità immediate di Senigallia, Bettolelle, Trecastelli, Ostra, Barbara e Cantiano. Un’elemosina per vite che valgono poco o nulla. Per la guerra in Ucraina, e non certo per gli ucraini, si versano senza discutere 700 milioni di euro. Una tale cifra non è per il popolo ucraino, se il popolo ucraino fosse al centro dei pensieri e del progetto politico del governo e di Draghi si punterebbe alla pace, invece l’obiettivo è sostenere lo sforzo bellico, alzare la tensione per giustificare la futura occupazione dell’Ucraina mascherandola con la retorica della liberazione. Il popolo ucraino è carne da cannone, le uniche vite che sono sostenute dagli stanziamenti italiani sono le vite dei banchieri e delle multinazionali delle armi, non a caso Draghi è stato premiato a New York come “statista dell’anno” per i servizi resi all’atlantismo. Le loro vite fioriscono all’ombra delle tragedie che attraversano i popoli e le singole vite cadute nelle trappole fatali delle contingenze storiche.
Ecco “i nostri valori”, sono dinanzi a noi nel loro squallore senza fine. Le contraddizioni sono palesi, la ferocia di un sistema che ha fatto del cinismo e della manipolazione la sua cifra è nella facilità con cui si trovano i soldi per la guerra e per le armi, mentre per coloro che sono caduti nella sventura non vi è nulla. Sono italiani come noi che stanno vivendo l’indifferenza della politica e l’estremo affronto: il denaro per le armi è trovato con celerità taumaturgica, ma se si tratta di investire per la solidarietà nazionale non si trovano che spiccioli.
Le vite non sono tutte eguali, vi sono vite che non sono che numeri e comunità che sono solo nomi distanti e anonimi su una cartina geografica.
Alla disumanità del dominio dobbiamo opporre la nostra umanità, la quale non si limita al pensiero critico, ma deve costruire legami e concetti per una nuova politica all’altezza dei nostri tempi. Sotto il fango dei paesi marchigiani vi è un’intera storia di solidarietà nazionale che rischia di essere seppellita per sempre. Soffermiamoci sui “dettagli” per poter comprendere la verità del neoliberismo, e specialmente, mettiamoci nei panni degli sfollati e di coloro che sono stati rovinati dall’alluvione al pensiero atroce che per loro non c’è nulla, è tutto per le armi con applausi e premio a seguito; tanto spietato cinismo è il segno di una rara aberrazione etica, da tale consapevolezza deve iniziare il cammino della liberazione dalla “cattiva politica”.
Fonte foto: Il Sole 24 Ore (da Google)