I manicheisti funzionali


Per tanto tempo hanno raccontato, e ancora continuano a raccontare, che esistono gli analfabeti funzionali. E che sono la causa di tutti i problemi. In realtà, a ben vedere, il concetto di “analfabetismo funzionale” è mutato. In un primo tempo era una categoria studiata dai linguisti: coloro i quali, pur sapendo leggere e scrivere, non riescono a cogliere e ricostruire il significato complessivo di un testo relativamente semplice; in quanto tale è stato codificato dalle agenzie internazionali. Ma successivamente, passato nel senso comune “progressista” armato di spocchia, il concetto ha assunto connotazioni politiche ed elettorali: quelli che votano male perché ignoranti. Gli analfabeti funzionali sono stati così trasformati nel grande problema che costituirebbe, di volta in volta, la base del leghismo, del pensiero no-vax, del “putinismo”, del trumpismo. Dall’altra parte della barricati i colti, i benpensanti, quelli che, se tutti fossero come loro, il mondo sarebbe tante volte migliore, più democratico, più libero e più vivibile. Solo che poi vai a vedere in concreto chi sono questi auto-certificati migliori e qualche dubbio, come minimo, ti viene. Secondo lo stesso schema, l’analfabetismo funzionale viene strettamente legato alle “fake news”, ma facendo sempre salvo il maintream (che invece è il maggior generatore di “fake news). Abbiamo assistito a quest’uso ideologico e strumentale, per cui l’”analfabetismo funzionale” è diventato uno dei contrassegni per confinare e screditare, per mettersi dalla parte giusta, per intestarsi patenti di civiltà e, in definitiva, per marginalizzare le voci fuori dal coro. Insomma, signora mia, se non ci fosse tutta questa ignoranza in giro, che di norma gonfia le vele dei nazionalismi di destra, se non ci fossero tutti questi italioti incorreggibili, signora, come minimo si aprirebbe un’autostrada tutta arcobaleni per la Finlandia, costellata di tablet e di empatia. Allora sì, che saremmo finalmente avanti. E invece, questi intollerabili retrogradi ci ricacciano tutti indietro. Anche noi, a causa loro, insieme a loro. Nel momento in cui la categoria dell’analfabetismo funzionale è fuoriuscita dal territorio controllato e razionale della linguistica scientifica, per diventare possesso del “buon senso progressista”, i suoi contorni sono diventati indefiniti e modellabili a piacere. Una di quelle categorie molto duttili, chiamata ad etichettare sempre qualcun altro. A questo punto, questi non meglio identificati “analfabeti funzionali” sono divenuti molto comodi per alimentare il senso di superiorità culturale di chi li addita come responsabili di ogni male sociale e del ritardo nel dispiegarsi delle magnifiche sorti civili progressive. Sono additati, dunque, dai semi-colti indottrinati dai salotti buoni dell’intellighenzia progressista, da quanti si mettono senza esitazione dalla parte giusta, e che, tipicamente, sono stati prima gramellinizzati, poi burionizzati, infine serrafondai. Allora, mentre l’analfabetismo funzionale, privato del suo carattere originario di categoria scientifica, ha assunto altro significato, oggi ha invece preso forma un tipo psicologico concretamente REALE, identificabile e delimitabile, quello del MANICHEISTA FUNZIONALE. Questo tipo psicologico tendenzialmente non coincide con l’”ignorante” bensì con il semi-colto e proprio per questa ragione è difficile che modifichi le proprie convinzioni, tanto esse sono radicate a causa dell’investimento “culturale” che ha compiuto per potersi posizionare dalla “parte giusta” della società e della Storia, senza più voler fare la fatica di capire. È abbastanza istruito da possedere una serie di riferimenti culturali, tuttavia li fa rifluire in una visione fortemente polarizzata, ossia semplificata e deformata, della realtà: è, dunque, un manicheista funzionale. Questo tipo psicologico è davvero incapace di decodifica nei confronti delle gerarchie dalle quali dipende culturalmente e psicologicamente, che non mette in discussione e nelle quali, in definitiva, si identifica perché ne ha interiorizzato le false premesse e le false promesse: di ascesa, di affermazione, di arricchimento, perché dietro alla panoplia della libertà si nasconde l’apice dell’ideologica mercantile.Così il manicheista funzionale ha interiorizzato completamente la polarizzazione del discorso pubblico funzionale al potere e alle oligarchie che se lo contendono tenendo i subalterni lontani dalla partita. Pertanto questo tipo psicologico non ha bisogno di altro, e non aspetta altro, se non che gli venga indicato un nemico (autocratico, fondamentalista, “medievale”, dittatoriale, dispotico, orientale…) e si lascia facilmente fanatizzare, sebbene si tratti in linea di massima di un fanatico in pantofole. Questa polarizzazione ha preparato l’idea di superiorità occidentale, sulla quale ora si sta allineando l’Europa collettiva.Se si vuole cogliere in concreto quali siano i tratti del MANICHEISMO FUNZIONALE, si potrà leggerli nell’esito finale di un processo, cioè nel nuovo nazionalismo paneuropeo che si sta plasmando attorno al Riarmo. Questo nuovo nazionalismo, il cui soggetto attivo è l’Europa collettiva e non più i singoli Stati al centro dei vecchi nazionalismi, è alimentato soprattutto dalla narrazione progressista dell’Europa “democratica” (!) e “liberale”. È notevole che i suoi coreuti sostengano la pace a parole, il Riarmo nei fatti, e la grande operazione di keynesismo di guerra che esso sospinge, celebrando candidamente l’UE come esito “naturale” e virtuoso dell’europeismo nella sua migliore e più nobile accezione, e che facciano tutto questo a loro dire contro i nazionalismi di destra, ma facendo montare un nuovo nazionalismo paneuropeo di marca progressista e benpensante. Criticano il rude trumpismo dell’”America first” sostenendo una non dissimile versione semi-colta della superiorità europea.Gli intellettuali che sostengono questa greve costruzione, e che in tempi recenti sono sbalzati improvvisamente dalle loro amache, sono, in definitiva, organici non al miglior progetto europeo (da tempo svanito se mai è esistito, ma si può dire che ha vissuto di un equilibrio con elementi positivi tra la fine del secondo conflitto mondiale e la metà degli anni Settanta) ma alla peggior oligarchia dell’UE. Sono organici non a un progetto di pace ma, proprio al contrario, alla sinistra imperialista, che della destra nazionalista è l’altra faccia della medaglia, il complemento di sistema. Ecco, non vedere questo, è manicheismo funzionale: credere alla favola che divide il mondo tra buoni e cattivi ricevendo, in cambio del proprio sostegno semi-colto, la patente di legittimazione a collocarsi tra i primi.

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