I guerrafondai di casa nostra, secondo i quali le democrazie non possono mai sbagliare per definizione in quanto democrazie, dovrebbero fare l’esercizio di raccontare in modo manualistico la guerra in Ucraina. Produrre una sintesi onesta. Dovrebbero, quindi, fare l’esercizio mentale di proiettarsi in avanti ad una distanza temporale di una ventina d’anni e di dare una versione obiettiva e affidabile del conflitto in corso, ovviamente per quanto è possibile dire fino a questo momento, rivolgendosi alle generazioni future e ai ragazzi in modo particolare.
Come la racconterebbero?
La Russia, guidata da un pazzo assassino, Vladimir Putin, ha aggredito l’Ucraina mossa da ambizione imperialistica, sostenuta dai suoi oligarchi. La guerra in Ucraina, quindi, è iniziata il 24 febbraio 2022. Fine. Stop. Al netto, ovviamente, della durata del conflitto, dei danni e dei lutti, che ad
oggi non siamo in grado di prevedere. Nemmeno una riga, comunque, ed è questo l’essenziale, non una menzione, per gli Stati Uniti, che non vi hanno avuto alcun ruolo e sono del tutto estranei. Nulla hanno a che vedere con il conflitto. Bisogna metterlo chiaramente nero su bianco (e non dar retta a indegni difensori della complessità come me, che sostegono che proprio gli Stati Uniti spingono perché non si giunga ad una soluzione, ma queste sciocchezze su una buona sintesi manualistica per fortuna non troveranno posto).
L’allargamento della Nato a est non è mai esistito, deve essere ascritto a pura propaganda del Cremlino, bastano due righe insieme a una fantomatica questione del Donbass (la cui unica quota legittima di realtà è quella che sottolinea la responsabilità esclusiva della Russia). Neanche un cenno alla politica estera degli Stati Uniti e dell’amministrazione Biden, non avendo l’argomento la benché minima attinenza con la crisi russo-ucraino-euro-americana, che, del resto, che dico mai, non è mai esistita in questi termini, è esistita solo l’aggressione russa all’Ucraina. Non si addice a un manuale di storia allargare il quadro, visto che non esiste alcun quadro più largo. (I discorsi sulle cause profonde sono roba da complici e tra dieci o vent’anni lo si vedrà con chiarezza ancora maggiore…)
Biden, del resto, è un sincero democratico che, lungi dall’aver mai pensato di infiammare gli animi, ha mantenuto toni pacati e diplomatici. Nessuna menzione, ovviamente, per l’Unione europea e il suo ruolo prima dell’aggressione russa, mentre dopo l’aggressione ha sostenuto, armandola, la Resistenza ucraina, il cui nazionalismo è del tutto scevro da contraddizioni ed estremismi (al punto che, in realtà, non vale la pena nemmeno parlarne) e, soprattutto, mai e poi mai l’Occidente ha fatto leva sulla componente di estrema destra per far crescere la tensione negli 8 anni compresi tra il 2014 e il 2022.
Nulla da dire sull’inappuntabile Zelensky, se non sul suo inossidabile sforzo di allargare e nuclearizzare il conflitto… no, aspetta, cosa ho mai detto, intendevo dire, e sarà messo nero su bianco, di cercare sostegno. (Gli aspetti mediatici del conflitto sono ovviamente del tutto irrilevanti e non dicono nulla: omettere). In questo contesto è anche di tutta chiarezza ed evidenza che i rapporti tra gli Stati Uniti e Zelensky non meritano di essere non soltanto esplorati, come è di totale ovvietà, ma nemmeno menzionati, anche perché questi rapporti non esistono, se non per la propaganda filo-russa, come non è mai esistita alcuna ingerenza degli Stati Uniti nel quadrante russo-ucraino. Come non sono mai esistiti laboratori statunitensi di di micro-biologia in Ucraina. Come, questo lo hanno ammesso anche gli Stati Uniti? Omettere, omettere. Le grandi esercitazioni Nato nella neutrale Ucraina? Fandonie di quel farabutto di Orsini e altri difensori complessati della complessità.
Nulla di rilevante nel riarmo dei paesi dell’Europa occidentale, ci mancherebbe, se non nell’ottica della pura e legittima necessità difensiva, in quella che è stata una guerra in difesa della democrazia contro l’autocrazia illiberale di Putin.
Si ricorderà ancora che alcuni, disprezzando sommamente l’Occidente che fornisce loro la libertà di esprimersi e adorando segretamente Putin (del resto poco prima erano stati no-vax…), hanno messo in dubbio questo obiettivo e asettico resoconto delle cose, sollevando assurdi dubbi. Tra i più subdoli si ricordano i sostenitori della complessità (che il manuale menzionerà come fenomeno antropologico), prontamente smascherati e sbugiardati dal leggendario Gramellini (il quale, ovviamente, entrerà anche lui a far parte di tutti i manuali di storia e sarà anzi inserito in un corposo capitolo a parte con Rampini, Panebianco e Fubini, campioni dei sacri valori dell’occidente sotto attacco).
La racconterebbero così?
C’è una sola guerra che mai potrebbe essere raccontata così? E se sanno anche loro, in fondo, che proprio non può essere raccontata così, cosa significa? Forse che non è così… Saranno mica in malafede?
La raccontano, quindi, falsamente, e da questo emerge la loro vera natura, cioè quella di essere degli irresponsabili che non si curano affatto né del minimo di verità né delle generazioni future. Si curano solo di loro stessi, e, io temo, anche male.