Gli incendi che stanno devastando l’Amazzonia, il più grande polmone verde del pianeta, non sono casuali (come del resto non lo sono la maggior parte di quelli che devastano l’Italia e tutti gli altri paesi del mondo…) ma dolosi, appiccati dalle industrie brasiliane dell’allevamento di bovini e della coltivazione di soia (Il Brasile è il primo produttore mondiale di soia) che non si fanno certo degli scrupoli morali, pur di fare profitti, nel distruggere la foresta e l’intero ecosistema.
Tali criminali “politiche” sono naturalmente incoraggiate dal governo di Jair Bolsonaro che è arrivato addirittura a tagliare i fondi alle agenzie ambientali, indebolendo così i controlli sulle pratiche illegali https://www.wired.it/attualita/ambiente/2019/08/27/amazzonia-europa-ambiente-accordi-commercio-ue/?refresh_ce=
L’Unione Europea finge di scandalizzarsi ma in realtà è in affari con il Brasile, avendo sottoscritto con quest’ultimo pochi mesi fa un accordo di libero scambio che abbatterà molti dazi favorendo l’esportazione di carne bovina e soprattutto di soia geneticamente modificata destinata all’alimentazione dei bovini.
Parigi val bene una messa, verrebbe da dire, e quindi che l’Amazzonia si fotta. Ma l’Europa “green” e fan di Greta non può restare indifferente a tale scempio, di cui è corresponsabile, ed è per questo che in queste settimane abbiamo assistito alle riturali e scontate (nonché ipocrite) manifestazioni di sdegno nei confronti del loro socio in affari, il presidente Bolsonaro, da parte dei vari governi europei, in primis la Francia. Del resto, l’ideologia politicamente corretta serve proprio a questo, cioè a coprire e a camuffare, appunto ideologicamente, la reale natura del capitalismo.
E’ la stessa identica logica (e la stessa ideologia) che porta le navi delle varie ONG a trarre in salvo i migranti nel Mediterraneo, cioè quelle persone vittime del sistema capitalista, imperialista e neocolonialista che le espelle di fatto dai loro paesi (o con lo sfruttamento selvaggio o con la guerra), e poi invia le navi a recuperarle in mare. Quelle che si riesce a recuperare, naturalmente, gli altri, quelli che annegano (ormai sono quasi 40.000 negli ultimi quindici anni…) sono di fatto “incidenti di percorso” sul cammino della storia; le sorti magnifiche e progressive dello sviluppo capitalista tuttora in corso (e chissà per quanto tempo ancora…). Del resto, si tratta di numeri irrisori se pensiamo al numero dei morti provocati dagli embarghi e dalle guerre imperialiste in tutto il mondo.
Ma la cosa importante è salvare la faccia. Da una parte si sfrutta, si saccheggia e si fa di molto peggio (si bombarda, si organizzano colpi di stato, si tortura, si affama) e dall’altra si fa mostra di buonismo caritatevole.
Sono facce della stessa medaglia.
Fonte foto: Quotodiano.net (da Google)