Questo articolo è una mia risposta al commento della Signora Luisa Graziani (che ringrazio per il suo contributo) che riporto di seguito https://www.linterferenza.info/in-evidenza/quali-concrete-proposte-lambiente/ la quale a sua volta rispondeva al mio video su Greta: https://www.linterferenza.info/in-evidenza/9177/
Intanto devo dire che trovo del tutto fuori luogo darci degli spocchiosi che dal loro salotto pontificano dall’alto della loro presunta sapienza, per utilizzare le stesse parole della signora che, peraltro, si firma con uno pseudonimo (nome di fantasia che gli abbiamo dato noi) e non con il suo vero nome. Non si capisce infatti per quale ragione chi si pone in una posizione critica dovrebbe essere necessariamente uno spocchioso o un intellettuale da salotto (forse la libreria che mi sta alle spalle nel video potrebbe far pensare a questo? Bah…).
Entriamo nel merito.
Dice la Signora:” L’unica cosa che non va fatta, a mio giudizio, è stare a guardare queste proteste con la spocchia di certe presunte intelligenze superiori, atteggiamento che la nostra generazione non si può affatto permettere, dato che è quella che più di tutte ha contribuito a questo sfacelo ambientale, sociale e umano”.
La mia critica non è rivolta certo alle giovani generazioni con le quali ho ribadito anche nel video che è fondamentale relazionarsi, e ci mancherebbe altro. La mia critica è al “fenomeno Greta” che io non credo affatto essere genuino, autentico, ma, appunto, un “prodotto” del sistema. Un prodotto delle “strutture”, ovviamente, cioè dei processi economici, culturali, politici, sociali e delle loro dinamiche intrinseche, non di un “complotto”. Un sistema molto sofisticato e intelligente, dominato da una unica forma di razionalità: quella strumentale capitalistica. Tutto il resto ruota attorno a quest’ultima e a quest’ultima è finalizzato. Perché intelligente e sofisticato? Perché estremamente flessibile, duttile, pragmatico, capace di “sussumere”, appunto, e fare sue anche le critiche nei suoi confronti che inevitabilmente scaturiscono da quelle contraddizioni che esso stesso produce, ivi compresa quella ambientale. Non si tratta di un sistema rozzo, grossolano, come altre forme di dominio sociale che ci hanno preceduto ma, ribadisco, di un sistema estremamente sofisticato, per le ragioni che ho sinteticamente spiegato poc’anzi e che ho approfondito in centinaia di articoli e anche in un mio recente libro.
La finalità di questo giornale è proprio quella di cercare di svelare la “falsa coscienza” di questo sistema, con la quale copre, maschera ideologicamente il suo dominio. Il “sistema” sa che la questione ambientale è una contraddizione reale che esso stesso produce e cerca – anche se ai più ingenui può sembrare paradossale – di farla sua, di sposarla. E ci riesce anche, dal momento che è riuscito a mobilitare milioni e milioni di giovani in tutta Europa e in tutto il mondo contro…sé stesso…
A questo punto, viene da sorridere spontaneamente a tutti, come è giusto che sia…
Era dagli anni ’70, appunto, che non si vedeva più una tale massa di giovani scendere in piazza ed ecco che, come per incanto, arriva una ragazzina (che quando ha cominciato aveva 14 anni) che va a parlare con tutti i potenti della Terra (cioè quelli che stanno al vertice politico della catena di comando di quello stesso sistema che saccheggia, depreda e distrugge l’ambiente, per ragioni di profitto) e ti porta per le strade milioni di giovani, con mobilitazioni sponsorizzate da mesi da tutto il poderoso apparato mediatico-politico.
E noi cosa dovremmo fare secondo la Signora? Tacere la reale natura di questo fenomeno (cioè venire meno alla ragione fondante del nostro lavoro) in virtù di non si sa cosa. Forse per blandire quei giovani, per accodarsi o cercare comunque di stare dentro quel movimento? Se fosse un movimento di autentica rottura con l’ordine sociale dominante lo faremmo senz’altro, ma lo è?
Forse per seguire purchessia lo spirito dei tempi e non restare indietro (cioè per stare al passo con i tempi, come si suol dire)? Ma seguire lo spirito dei tempi è esattamente quello che noi NON facciamo dalle pagine di questo giornale. Altrimenti dovremmo, solo per dirne una, incensare ad ogni piè sospinto il femminismo, che noi invece sottoponiamo a radicale critica e consideriamo un’altra forma di falsa coscienza del sistema, sia pure, anche questa, abilmente camuffata. Oppure, che so, dovremmo sostenere che nazismo e comunismo sono la stessa cosa, visto che l’intero arco politico, dalla Lega al PD ha votato quella falsa e maldestra risoluzione dell’UE che è una palese manipolazione della storia per fini politici. O forse, che so, dovremmo dire che il conflitto di classe è un’anticaglia del passato, dovremmo decantare le sorti magnifiche e progressive del capitalismo o magari dire che comprare un bambino per 50.000 euro (ma anche molto meno, se siamo in un paese del terzo mondo) da una madre che lo ha appena partorito, è un atto di libertà sia per chi lo vende che per chi lo compra.
Ma il nostro compito è ben altro. E’ appunto quello di accendere delle luci là dove pensiamo che ci siano delle ombre. E noi pensiamo che il “fenomeno Greta” sia pieno di ombre.
L’ambientalismo è una di quelle questioni che, a seconda dal punto di vista da cui lo si approccia, può essere sovversiva così come del tutto innocua. Noi pensiamo che così come è stata impostata, concepita e praticata, nel caso specifico, sia del tutto innocua se non addirittura funzionale per il sistema (che l’ha partorita…). Certo, ci può sempre essere la possibilità – peraltro considerata remota dalla stessa Signora che ci ha scritto – che il giocattolo possa sfuggire di mano ai padroni del vapore e prendere un’altra direzione. Anche noi pensiamo che sia una ipotesi tendenzialmente remota però magari fosse, la speranza è sempre l’ultima a morire. E noi quella possibilità faremo di tutto per farla emergere. Faremo di tutto per spiegare a quei giovani come secondo noi stanno le cose, cercando di indirizzare nella giusta direzione la loro legittima indignazione e volontà di lotta. Ma, proprio per questo, il nostro dovere è di metterli in guardia, ed è quello che stiamo facendo. Perché una cosa è certa, se un movimento culturale o politico è simpatico a chi comanda e viene addirittura alimentato da chi comanda, chi è comandato ne deve diffidare.
E’ stato fatto un riferimento al ’68. Ma, cara Signora, il ’68 è nato come un movimento di rottura. Successivamente è stato fagocitato e “sussunto” dal sistema che lo ha addirittura utilizzato per rinnovare sé stesso, sia dal punto di vista ideologico e culturale che politico. Ma certamente nacque come un movimento di rottura. E in effetti fu un fenomeno di rottura rispetto al vecchio ordine borghese. Il movimento di Greta non nasce affatto come un movimento di rottura, poi può darsi che possa in parte diventarlo o che una parte di esso, quella più avanzata e consapevole, lo diventi. E infatti noi non chiudiamo certo le porte in faccia a quei giovani però, appunto, abbiamo il dovere di spiegargli come, a nostro avviso, stanno le cose.
Sulle proposte concrete e la presunta messianica attesa della rivoluzione socialista e anticapitalista planetaria che staremmo aspettando. Certamente questa prospettiva, che allo stato delle cose è purtroppo ancor meno di un orizzonte ideale, non ci dispiacerebbe affatto. Ma nell’attesa (si fa per dire, sto chiaramente ironizzando…) è ovvio che bisogna mobilitarsi per cerca di fare quello che è possibile fare. E’ bene intanto però dire che quella “rivoluzione planetaria” non è un’ora X che ad un certo momento scocca e si fa la rivoluzione. Stiamo parlando di processi lunghissimi e complessi che si fanno nel loro farsi. E non sappiamo nè quando, né chi nè come questi processi si svilupperanno e prenderanno corpo. A noi spetta “solo” il compito di favorirli, di preparare il terreno, di contribuire a crearne le potenziali condizioni. E ciascuno di noi deve fare, a tal fine, quello che è in grado di fare in base alle sue capacità. Quello che noi sappiamo forse, e sottolineo forse, fare è appunto osservare la realtà con un certa lucidità, e soprattutto strappare metaforicamente il velo di Maya che quasi sempre se non sempre la copre. Insomma, svelare la falsa coscienza, cioè sostanzialmente le menzogne con cui la realtà viene camuffata, dissimulata, coperta. Questo è quello che forse sappiamo fare meglio, o meno peggio di altro. E in virtù di questa nostra presunta capacità ci permettiamo di dire che il “fenomeno Greta” è appunto un velo di Maya, con cui si cerca di disinnescare una contraddizione reale come quella ambientale, e ricondurla entro binari compatibili, disinnescandola e depurandola delle sue potenzialità sovversive.
Faremo quanto è nelle nostre possibilità – laddove fosse possibile – per far sì che da questo movimento possa emergere una diversa e più consapevole criticità in grado intanto di individuare con maggiore chiarezza chi è la controparte, chi sono gli amici e chi sono i nemici. Allo stato delle cose, mi pare che questo non sia avvenuto e non si sia usciti da un generico ambientalismo. Tanto generico da essere, appunto, del tutto innocuo.