Paolo Berizzi su Repubblica ci spiega che in questo paese sarebbe tuttora in corso una sistematica discriminazione sessista nei confronti di donne e persone non binarie nell’industria musicale, e riporta anche dati e percentuali che ovviamente non ho nessuna ragione per contestare.
Sorgono però spontanee, almeno al sottoscritto, alcune riflessioni.
La prima.
Berizzi – come tutti/e quelli/e che la pensano come lui – ritengono che ovunque ci sia un gap di genere questo sia dovuto a discriminazione sessuale. La stessa identica considerazione è stata mossa nell’ambito delle facoltà scientifiche dove alcuni anni fa si è arrivati addirittura alla decisione – con tanto di decreto legge – di non far pagare o far pagare in misura minore le tasse alle studentesse (chiunque può verificarlo, fu la allora ministra Fedeli a sostenere questa legge) per incentivarle ad iscriversi alle suddette facoltà.
Avete capito bene, in virtù di tale provvedimento, una studentessa, per il solo fatto di appartenere al genere femminile, indipendentemente dalla condizione economica della sua famiglia, non paga o paga in misura ridotta le tasse universitarie. Uno studente, per il solo fatto di appartenere al genere maschile, indipendentemente dalla sua condizione sociale, le tasse le deve pagare per intero e senza sconti.
Che ne pensa il sig. (con la minuscola) Berizzi di questo provvedimento? Discriminazione positiva o vergognoso sessismo antimaschile?
La seconda.
Nella scuola le donne costituiscono la stragrande maggioranza del personale sia docente che amministrativo, identica situazione nella pubblica amministrazione. La maggior parte dei medici sono donne e così anche dei magistrati. Se la logica non è acqua fresca dovremmo quindi parlare di una discriminazione sessista in questo paese in gangli vitali della società. Oppure le discriminazioni le misuriamo solo quando il gap è sfavorevole per le donne?
Superfluo naturalmente ricordare che in altri settori, cioè nei mestieri più pesanti, nocivi e spesso mortali, industria estrattiva, pesca, siderurgia, edilizia, cantieristica e altro ancora, ad essere impiegati sono pressoché soltanto uomini. E si dà appunto anche il caso (si fa per dire…) che in quei settori a morire per incidente sul lavoro siano, ovviamente, quasi esclusivamente uomini.
Il sig. Berizzi queste cose le sa, le sapeva o fa finta di nulla? Visto che è pagato per fare il giornalista dovrebbe saperle. Qualora non le sapesse (ne dubito, a questo punto…) gliele diciamo noi sperando nell’apertura da parte sua di una laica ed equilibrata riflessione. Non è mai troppo tardi, come recitava un grande maestro.