Fenomenologia dei Gay Pride e dei movimenti lgbtq

Mi chiedo e, soprattutto chiedo ai gay e alle lesbiche (ho anche diversi amici e conoscenti fra loro), se essere omosessuali significhi sentirsi nel modo in cui loro stessi lo manifestano in tutte le occasioni pubbliche (ma spesso anche private ormai).

E’ una domanda sincera, non una provocazione. La mia personale sensazione – sono onesto – è di fastidio, a pelle, come si suol dire, di fronte a quelle che trovo delle manifestazioni di gratuito esibizionismo narcisista e sciovinista che sembrano essere la normalità per quel mondo.

Che sia chiara una cosa. L’orientamento sessuale non ha nulla a che vedere con quanto sto dicendo perché per me è scontato che tutti/e debbano avere il diritto di vivere la propria sessualità in modo assolutamente libero.  Ma un conto è la libertà e un altro il gratuito e straripante esibizionismo che sconfina apertamente nello sciovinismo.

Sono altresì convinto che proprio questo modo di essere (il volto opposto e speculare del vetero conformismo piccolo borghese ormai desueto) e di porsi non solo non avvicini ma, al contrario, contribuisca a scavare un solco sempre più profondo fra il mondo lgbtq e tutte le altre persone (che sono la grande maggioranza, non dimentichiamolo), in particolare quelle (per fortuna invece ormai una minoranza) che per ragioni storiche e culturali hanno una maggior resistenza a riconoscere come un fatto naturale il diverso orientamento sessuale.

Ora, se quei comportamenti arrivano ad infastidire il sottoscritto che fin da giovanissimo si è liberato di tutti gli stereotipi sessuali e/o di genere, mi chiedo quali effetti possano avere su tanta gente che – pur non nutrendo alcun sentimento omofobico – non ha compiuto il mio stesso percorso. A meno che l’intento non sia quello di imporre il proprio punto di vista e il proprio modo di essere infischiandosene totalmente degli altri, soprattutto facendosi forza del fatto che oggi l’ “universo” lgbtq ha alle spalle (è un fatto oggettivo, basta andare a vedere l’elenco degli sponsor di tutti i Gay Pride in tutto il mondo per capirlo) l’intero “sistema” politico, finanziario, culturale e mediatico.

Sia chiaro che proverei le stesse sgradevoli sensazioni di fronte a delle ipotetiche manifestazioni, altrettanto esibizioniste e scioviniste, di orgoglio eterosessuale, maschile o femminile. Le troverei anche grottesche, oltre che narcisiste e autoreferenziali, nella stessa misura in cui considero tali quelle degli lgbtq.

Mi sembra che con questo genere di manifestazioni il mondo lgbtq mostri la parte peggiore di sé, la più effimera e superficiale, esattamente come molto spesso le persone eterosessuali, uomini o donne che siano, mostrano la loro parte peggiore. La differenza è che – fortunatamente – non esistono manifestazioni dell’orgoglio eterosessuale.  Si risponderà, perché non ce n’è bisogno, perché gli eterosessuali, soprattutto maschi, sono sempre stati in una condizione di privilegio, di dominio e, soprattutto liberi di vivere la loro sessualità in assoluta libertà. E questa è una clamorosa fandonia, un luogo comune di una pochezza e di una superficialità assoluta che farebbe cascare le braccia anche ai più pazienti.

Tornando a noi, mi e vi domando ancora: essere gay o lesbiche significa essere in quel modo lì? Se partissi dal principio che ciò che manifestiamo è ciò che noi siamo, devo ammettere che il mio giudizio, per quello che conta e per quanto ve ne possa importare, cioè nulla, non sarebbe propriamente dei migliori. Ma, ovviamente, non credo che le cose stiano in questo modo, e che quel mondo contenga in sé una ricchezza culturale, intellettuale e soprattutto umana (per la semplice ragione che sono ovviamente esseri umani come tutti, nel bene e nel male) che va ben oltre quella ridicola fenomenologia. E allora perché non farla emergere? C’è un tempo per la provocazione (a proposito, i primissimi movimenti omosessuali avevano comportamenti ben diversi e affatto carnevaleschi) e un altro per una crescita più matura, consapevole. A mio parere i movimenti lgbtq, nonostante le apparenze, hanno vissuto una regressione rospetto alle origini. Certo, hanno molto più spazio, anzi, hanno tutto lo spazio che vogliono, ma hanno completamente smarrito il loro potenziale di criticità per diventare organici e simbiotici al sistema che li ha cooptati. E naturalmente sono diventati del tutto innocui, se non ad esso funzionali. Eterogenesi dei fini o mero opportunismo autoreferenziale? O entrambe le cose?  Sarà il tema di una successiva riflessione.

GAY PRIDE E MADONNA PROFANATA» - Inchiostronero

Fonte foto: da Google

 

 

 

2 commenti per “Fenomenologia dei Gay Pride e dei movimenti lgbtq

  1. Panda
    21 Giugno 2022 at 13:59

    Secondo me la trappola in cui molti cadono è questa: scambiano per una sorta di orgoglio eterosessuale l’eroticizzazione pubblica, effettivamente fino a tempi recenti (ora non più però) esclusivamente eterosessuale, promossa dalla pubblicità e dall’industria culturale. Si cade così nell’equivoco esiziale di considerare quella che è solo una diversa, e più insidiosa, forma di manipolazione in un momento liberatorio ed emancipante da appropriare e addirittura “rilanciare”.

    Ciò detto ovviamente la maggior parte degli omosessuali sono solo mosche cocchiere; non mi è però ben chiaro quali elementi del loro movimento avrebbero mai potuto rappresentare un momento di critica a un sistema economico che funziona sulla base di libertà ed eguaglianza (formali). Il che non vuol dire che una critica in nome di uguaglianza e libertà formali sia sempre priva di un valore positivo; fra questi non figura però l’anticapitalismo.

  2. 10 Luglio 2022 at 11:16

    Quasi tutto quel che si scrive o dice sul sesso è “Manifestazione di Orgoglio”, è “Pride”, eterosessuale o gay.
    La sessualità umana – eterosessuale o omosessuale o quel che vuoi – è, per la maggior parte delle persone, pura ideologia.
    Per la maggior parte “parlare di sesso” è solo un modo per mostrare le loro posizioni puramente ideologiche, e ciò che affermano non ha nulla a che fare con i loro desideri reali o con la pratica reale.

    Ad esempio come “Pride” eterosessuale va molto di moda, mi pare, la storiella di raccontare che il sesso sarebbe “davvero soddisfacente” solo all’interno di “un progetto affettivo di lunga durata”: questo non è altro che addomesticare e dirottare la libido umana verso uno scopo sociale. Non ha la minima importanza se questo sia utile o inutile, giusto o sbagliato, quel che mi preme sottolineare è che è una posizione puramente ideologica che vede il sesso unicamente come un mezzo necessario a costruire una società ideale o idealizzata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dichiaro di essere al corrente che i commenti agli articoli della testata devono rispettare il principio di continenza verbale, ovvero l'assenza di espressioni offensive o lesive dell'altrui dignità, e di assumermi la piena responsabilità di ciò che scrivo.