La logica prestazionale contempla il lavorare spasmodicamente ma divertendosi. Arricchirsi attraverso le esperienze. Progettare un capitale umano, fabbricare un saper essere. Nell’era siliconiana l’immateriale ha assunto la forma della frontiera da conquistare, delinea la sostanza di ogni esperienza esistenziale. I prodotti offerti vanno a colmare l’imperfezione della figura umana, captano l’inefficienza congenita a una organizzazione sociale ancora non sufficientemente algoritmica. Chi possiede la scintilla luminosa della creatività potrà guadagnare colmando l’inadeguatezza del vivere quotidiano.
Éric Sadin ne “La siliconizzazione del mondo” (Einaudi, 2018), descrive alla perfezione la mistica dei garage californiani dove giovani in felpa incappucciata hanno rinvigorito il capitalismo con condimenti anarchici e rivoluzionari. Le start up, afferma, “incarnano il consenso ideologico del nostro tempo”. Il capitano di ventura perde il volto reazionario del padroncino e si ammanta di un’aura eroica, mistica. La luce imprenditoriale è progressista.
Ma tutto dovrà correre veloce, il successo deve sfruttare l’idea di immediatezza. Nella sfera politica – o della post-politica spettacolarizzata – il consenso non si intreccia al Reale. Si immaginano piattaforme e contenuti. I luoghi di discussione, della libera circolazione delle idee, del conflitto democratico sono immiseriti dalla logica del bootcamp. In una kermesse prestazionale la creatività sprigiona idee nuove, grandi pensate; gli elettori hanno bisogno di shock emotivi. I tempi di reazione del pubblico si misurano nel breve. Equivalgono ai valori azionari. Così i creativi in cerca di fortuna si raccolgono nell’etica del lavoro 24 su 24, fino a spezzarsi nel burnout.
Il Pd in salsa Schlein è una vera e propria start up politica. Il prodotto preposto all’accudimento del consumatore è una immaginifica sinistra. Perché risulti allettante ha bisogno di una teatralizzazione delle pose, degli atteggiamenti. Superflue ormai le linee politiche. Attrezzature novecentesche. Si dovrà acconciare una nuova narrazione sull’eterno presente. Il già detto va agghindato con ammodernate messinscena. Il sentiero dell’affermazione personale si percorre anche attraverso le soffiate di un personal shopper o si piega agli imperativi del marketing.
Ricordo una piccola riflessione di Paul Valéry: l’oppressione data dalla risoluzione dei tiranni a non pensare. Del riflesso condizionato prima della riflessione. Il leader che si ammanta di stratagemmi pubblicitari accende i riflessi in grado di spegnere la democrazia. D’altronde anche per von Hayek il popolo andava stimolato come fosse un banco di pesci. Per sottolineare che la mentalità congeniale al ritorno di una prassi fascista è tanto diffusa da sembrare logorroica. Spesso nascosta da parole ingannevoli quali merito, efficienza o modernità.
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