Il 14 Dicembre a Velletri una madre rumena col figlio di otto anni ospiti della caritas sono morti per il monossido di carbonio. La tragedia è stata data in diretta da una trasmissione della RAI alle 14,00 circa. Il caso era commentato dalle ospiti, rilevante era la presenza di un’attrice (il nome è secondario), la quale commentava il caso in diretta dal suo bagno. L’attrice specificava che in casa vi erano più bagni e che la diretta era dal bagno in cui si truccava, era seduta su una poltrona, lo sfondo era costituito da rubinetto dorato, chincaglierie e lungo specchio. In questo caso i dettagli sono essenziali, in quanto denunciano l’abisso in cui siamo caduti. Nella diretta si mostrava la stanza anonima e spoglia in cui madre e figlio, non più in vita, erano ospitati. Le ospiti si meravigliavano dell’assenza di giocattoli nel grande stanzone definito “un accampamento”.
Ironia della sorte l’attrice in questo periodo ha il figlio al Grande fratello Vip, il mondo Vip con le sue case si confrontava senza coscienza infelice sulla TV di Stato con il mondo dei poveri. I dominatori discutevano dell’ingiustizia sociale, non percepita nella sua verità, come se questa non appartenesse loro, ma anzi, ne dispensavano consigli.
Non esistono “le donne in generale”, dunque, come l’incultura attuale vorrebbe rappresentare per eliminare le differenze sociali, ma ogni donna è parte di condizioni materiali, come ogni persona. L’obiettivo della TV di Stato è naturalizzare l’ingiustizia, far passare il messaggio che i dominatori sono innocenti, al punto da mettere a confronto due donne, due ambienti, in cui una ostenta il lusso orgogliosa e parla come se la morte dell’altra fosse un caso del destino dovuto a circostanze ancora da chiarire. Nella trasmissione il messaggio implicito era che la ricchezza non è una colpa e non è una vergogna, mentre la povertà è un caso, non c’è relazione tra loro. Con questa rappresentazione ideologica del mondo e della vita sociale si vuole necrotizzare la lotta di classe e convincere che tra la ricchezza di alcuni e la povertà di altri non c’è correlazione, ma la miseria rientra nella normalità della storia. Si opera in modo ideologico. Ora è evidente che la tragedia della povertà è dovuta alla cattiva distribuzione delle ricchezze, ma si deve negare l’evidenza, affinché i dominatori perpetuino e vivano i loro privilegi senza contraddizioni, e facendoli apparire come “sensibili”. Forse, è stato un caso, ma come non restare scandalizzati dalla discussione di una tragedia della globalizzazione e dello sfruttamento che avviene dal bagno dei trucchi in presenza di signore che spendono quattrini per rifarsi il volto ed il corpo. Dove è la “sensibilità speciale femminile” di cui tanto si discute? Essa è solo un mezzo per affondare il genere contrapposto, gli uomini, in una guerra tra generi che nasconde il conflitto di classe. Non ci sono “generi” o “categorie” più sensibili di altre, la sensibilità non è legata ai generi o alle preferenze affettive (LGBT), è semplicemente personale, un dono che taluni hanno, mentre in altri è meno presente.
Gli stereotipi sono bugiardi, ed in questo caso l’evidenza della verità, è stata abilmente rimossa. Storie di due donne a confronto, storia di ordinaria ingiustizia. L’attrice commentava il caso senza imbarazzo invocando i servizi sociali e le opere caritatevoli. La parola dei “poveri”, così erano denominati, non appariva se non come oggetto dei commenti dei ricchi che assistevano allo spettacolo della povertà, preoccupandosene come fosse un problema irrisolvibile e che appartiene all’ordine sociale delle cose. I “poveri” categoria generica e quasi feudale era un modo per non pronunciare la parola sfruttati dalla globalizzazione.Se ci sono gli sfruttati ci sono gli sfruttatori, e se tali categorie ritrovano legittimità la politica mostrerebbe di essere in toto ormai schierata con i vincenti. La realtà concreta è stata sostituita dalla realtà astratta: non esistono le donne o gli uomini, ma persone che sono interne a condizioni materiali di vita, e perché passi l’astratto sulla verità concreta bisogna impedire che i veri protagonisti, in questo caso, “i poveri”, parlino di sé e della loro verità. Usare donne che vivono nel privilegio per parlare di donne che subiscono il privilegio altrui è una violenza inaudita, in quanto si usano donne contro donne per ipostatizzare il sistema e per inibire la discussione sulle cause strutturali e sovrastrutturali che causano le quotidiane tragedie.