La tenuta del modello neo-liberale passa necessariamente attraverso la difesa del sistema di gestione nato nella Seconda Repubblica. Questo sistema ha costituzionalizzato l’interesse privato, determinando lo stravolgimento dell’azione statale così come era stata prevista dai costituenti.
Questo è il significato della gara di solidarietà sviluppatasi in questi due giorni nei confronti della sanità lombarda. Non c’entrano nulla i morti, i familiari e il rispetto della vita umana. Si difende un modello di gestione condiviso da tutti i partiti costitutivi della Seconda Repubblica e quindi dal PD – e sue frattaglie – e da tutto il centrodestra. La contrapposizione teatrale tra le due fazioni è utile esclusivamente alla formazione di schiere di tifosi impolitici. Il marketing politico mira alla cattura proprio di chi è naturalmente disinteressato alla politica. Viene circuito e indirizzato alla discussione su tematiche ininfluenti. Per questo non appena si avvicineranno le elezioni tornerà di moda il pericolo fascista rappresentato da microscopici gruppi di nostalgici.
Da abbattere quindi è tutto l’impianto della Seconda Repubblica e tutto il modello culturale che rappresenta. Per farlo occorre anche iniziare a pensare che esiste una questione legata all’egemonia. Ma per lavorare sull’egemonia occorrerebbe anche rifiutare un lessico che fa parte a pieno titolo della narrazione neo-liberale. Attraverso il ricorso a una determinata terminologia automaticamente si introietta – pur criticandola – una specifica visone ideologica. Fa riflettere il fatto che determinati vocaboli siano utilizzati comunemente anche da persone che hanno coscienza dei problemi strutturali del nostro Paese.
Così si dovrebbe evitare di far riferimento a un “pubblico politico” o parlare di “offerta politica” – come se fosse assimilabile a un prodotto commerciale – o anche accettare come esistente la categoria “giovani”. La definizione di un atteggiamento “giovanile” ai problemi è particolarmente insidiosa, poiché si lascia intendere che non esistano intenzioni di voto legate alle condizioni socio-economiche e quindi che la politica non si debba interessare alle contraddizioni di classe che interessano tutti; giovani, anziani, uomini e donne.
Questo lessico impedisce sul nascere il connubio tra due elementi essenziali della critica al modello dominante. Il primo è la riconquista della democrazia sostanziale negata dalle sovrastrutture europee e il secondo è quello della ripoliticizzazione di un blocco sociale di riferimento oggi composto in modo molto più articolato rispetto a qualche decennio fa.
Il neo-liberismo si combatte rifiutando tutto il suo armamentario ideologico che incide su una concezione determinata dello Stato, della società, dei rapporti economici e di un modello antropologico. Quello che spinge l’individuo a concepirsi come un singolo consumatore, proprietario di interessi specifici mai condivisibili in strutture collettive organizzate. Per un socialista le due questioni, quella democratica e quella sociale restano legate da un nodo indissolubile.
Fonte foto: Gazzetta filosofica (da Google)