Alla vigilia delle elezioni europee Michele Santoro
getta la maschera
Prima di ogni ulteriore considerazione appare evidente
come le dichiarazioni di Michele Santoro siano coerenti con il profilo politico
dell’ex giornalista, una lunga carriera in Rai e su altre emittenti televisive
e un innato protagonismo da “prima donna” nell’alveo del centro sinistra. Una
lista pacifista il cui leader non giudica maturi i tempi per uscire dalla Nato
di pacifismo ha ben poco, sembra invece l’ennesima lista di ceto politico
speranzoso di sopravvivere dopo anni di fallimenti, anticamera autoreferenziale
di percorsi senza sbocchi e funzionali, magari, alle prossime elezioni
politiche per sedersi ai tavoli decisionali del centro sinistra e assicurare un
pugno di seggi parlamentari a qualche esponente della società civile; una
scelta mai come oggi priva di significati pregnanti e ancor più di pratiche e
prospettive ben definite.
Nulla di nuovo all’orizzonte ma l’ennesimo utilizzo
strumentale della pace per ragioni elettorali proprio quando all’interno della
Nato soffiano i venti di guerra per una escalation di guerra che autorizzi
l’Ucraina a utilizzare, come sta già facendo, i missili a lunga gittata di
produzione europea e statunitense per attaccare infrastrutture in territorio
russo.
La tempistica di queste dichiarazioni non deve
impressionarci, arriva dopo il via libera del presidente
Usa Biden all’Ucraina per colpire obiettivi (anche civili) in Russia, a
conferma che la Nato è direttamente coinvolta nella guerra scaturita non solo
dall’attacco di un paese ma dall’ampliamento della Alleanza Atlantica avvenuto
negli ultimi 30 anni annettendosi paesi del Nord Europa e dell’Est Europa.
“In questo momento non possiamo rinunciare
alla nostra difesa, in questo momento la Nato è necessaria”
Queste sono le dichiarazioni di Santoro, sarebbe da
chiedergli dove nasca la necessità della Nato per fini non di guerra e di
salvaguardia delle economie occidentali. Santoro si dice favorevole, in un
futuro non meglio definito, al superamento dell’Alleanza, ma aggiunge
che in tempi di guerra non possiamo disarmarci unilateralmente. Un po’ come
accade con le regole dell’austerità imposte da Maastricht, rifiutarle e
condannarle non significa aprire dei percorsi conflittuali per rompere la
gabbia europea nella quale hanno chiuso le istanze sociali ed economiche delle
classi sociali meno abbienti. Le ragioni della pace non sono castelli di
chiacchere o comparsate televisive ma un insieme di posizioni e di pratiche di
rottura rispetto all’imperialismo, senza eludere le cause oggettive per le
quali si sviluppa un insano ricorso alla guerra e alla militarizzazione.
Si è aperta una stagione nella quale il ricorso alla
guerra sarà tratto dirimente ed essenziale per salvaguardare la supremazia Nato
e Usa, siamo davanti alla mera subalternità della Ue ai dettami della guerra
come dimostrano le scelte operate dai paesi del vecchio continente e il
documento denominato La Bussola europea.
Santoro attende condizioni di sicurezza reciproche
per tutti, Europa e Italia incluse, solo allora sarà possibile
intraprendere la strada del disarmo superando le alleanze militari esistenti e
dominanti. Da quando è crollato il muro di Berlino la Nato ha iniziato ad
annettere paesi, l’Europa di pace e di fratellanza tra i popoli non si è mai
avverata e i figli di questa lettura astratta della realtà sono anche presenti
nella lista Santoro. La guerra è il prodotto di politiche militari ed
economiche per dispiegare le tecnologie dual use dalle quali dipende la
supremazia occidentale.
Le dichiarazioni di Santoro sono inqualificabili, tanto opportuniste quanto contraddittorie, non prendono atto della ragione economica delle guerre, ignorano il ruolo della Nato o, peggio ancora, lo sottovalutano, si pensa ancora una volta che possa esistere una Europa di pace quando i suoi leaders politici si preparano ogni giorno alla guerra. Si confuta la realtà, si addomesticano le posizioni per renderle compatibili con il dibattito elettorale in corso e alla fine si utilizzano strumentalmente le tematiche della pace per mero uso elettorale. Pensare sia errato uscire dalla Nato vuol dire non prendere atto che questa alleanza non è difensiva (il popolo Jugoslavo ne sa qualcosa), dietro al pragmatismo e alla messianica attesa delle condizioni favorevoli per un’era di pace e di disarmo si cela in realtà ben altro, ossia la tacita accettazione della economia capitalista, delle regole dell’austerità, si contrastano solo in apparenza le ragioni della guerra, si tace sui processi di militarizzazione e ci si interfaccia con le realtà sociali in termini ambigui. Se oggi si accetta la Nato difficilmente si potrà essere organici alle iniziative intraprese per portare fuori dalle scuole e dall’università le imprese militari, e si finirà per accettare supinamente la ricerca finalizzata ad obiettivi di guerra o dual use assumendo posizioni oggettivamente bellicistiche in totale subalternità all’Europa dei capitali che spinge ogni giorno per le escalation di guerra.
Fonte foto: Repubblica Palermo (da Google)