Ho constatato in questi mesi come tante persone di sinistra, sia liberal che radical, siano passate dall’antiamericanismo ideologico e viscerale di un tempo alla russofobia attuale, altrettanto ideologica e viscerale.
Una sorta di metamorfosi kafkiana, volendo nobilitarla, un processo di omogeneizzazione e di spegnimento di ogni facoltà intellettiva e autonomia critica, se vogliamo invece vedere le cose nella loro cruda e desolante realtà.
Si tratta di un processo, sia chiaro, che riguarda tutti gli aspetti della realtà in cui viviamo – basti pensare all’adesione acritica a qualsiasi sciocchezza emerga dal minestrone mediatico-ideologico politicamente corretto – che ha toccato l’apice in questi mesi di guerra.
Ieri ne ho avuto la prova incontrando un mio vecchio amico che non vedevo da molto tempo, uno di quelli che viene dall’esperienza degli anni ’70. Dopo un po’ che parlavamo inevitabilmente della guerra in corso l’ho invitato ironicamente ad arruolarsi nel corpo dei marines, limiti di età a parte.
Il processo di mutazione genetica della fu sinistra è ormai da tempo compiuto. Con questi non c’è più niente da fare. Sono perduti per sempre.
Fonte foto: Il Desk (da Google)