Esiste ormai purtroppo da molto tempo in questo paese (e non solo…) una tragedia sociale e di genere, per lo più rimossa, occultata perché incompatibile con l’immaginario costruito ad hoc in tutti questi anni dal cosiddetto mainstream mediatico ideologico politicamente corretto dominante.
Sto parlando della tragedia di genere e di classe dei padri separati. Di genere, perché riguarda gli uomini e i padri, e questo è un fatto che non può essere accettato e riconosciuto dalla narrazione ideologica attualmente dominante in base alla quale gli uomini, per il solo fatto di appartenere al genere maschile, sarebbero in una condizione di privilegio e di dominio. Di classe, perché a dormire alla Caritas, in automobile o nella roulotte prestata da un amico in seguito ad una separazione, ci finiscono quelli con un reddito basso o medio basso, i lavoratori dipendenti, i precari, non certo i banchieri o i divi del cinema.
Qual è la condizione di questi padri separati? Circa un milione di essi vive sotto la soglia della povertà o giù di lì. Sono stati costretti a lasciare la loro abitazione anche se spesso è di loro proprietà e continuano a pagarci il mutuo. Costretti a prendere una casa o anche solo una camera in affitto e dovendo pagare gli alimenti ai figli e alle figlie si ritrovano molto spesso in una condizione di assoluta miseria. Provate a togliere da una busta paga di 1.400 o 1500 euro al mese (per chi ha un reddito fisso e una occupazione a tempo indeterminato, cosa diventata ormai quasi un lusso…) 600 euro per i figli, altri 600 o 700 per prendere un appartamento in affitto in un quartiere periferico di una grande città italiana, e la matematica vi dirà cosa rimane per vivere, o meglio, per sopravvivere. Molti di essi – come dicevo – impossibilitati a tirare avanti in queste condizioni, sono stati e sono costretti a ricorrere alla Caritas sia per il vitto che per l’alloggio. Circa un quarto e anche più dei ricoverati in questa struttura e in altre simili sono padri separati, persone che prima di separarsi avevano una vita normale e che in seguito alla separazione sono precipitati in una condizione di miseria sia materiale che psicologica ed esistenziale. Perché?
Perché prima ancora di essere stati gettati in mezzo ad una strada – a causa di sentenze inique che disattendono sistematicamente le leggi e ad un esercito di avvocati, avvocatesse, psicologi e consulenti vari senza scrupoli che pur di ottenere vantaggi in sede giudiziale sono disposti a tutto, anche a false denunce per violenza – sono stati privati dei figli che non possono incontrare liberamente ma solo in giorni e orari prestabiliti, con tutte le difficoltà oggettive che questo comporta per tutti, padri e figli, e guai a sgarrare altrimenti si va incontro a pesantissime sanzioni. Con le conseguenze che potete facilmente immaginare che in una grandissima parte dei casi portano ad un processo di deterioramento, spesso irreversibile, della relazione di questi padri con i propri figli.
Quanto ho appena scritto non è una fantasia ideologica del sottoscritto ma un fatto reale. E i fatti concreti, come diceva un tale, hanno la testa molto dura.
Ora, lasciatemi fare un paio di considerazioni, anche di carattere personale.
La prima. Sono diventato comunista fin da giovanissimo perché ho sempre pensato che i comunisti e i socialisti debbano stare dalla parte di chi sta in basso, di chi soffre, di chi è sfruttato e oppresso, indipendentemente dall’origine e dalla provenienza etnica, dall’appartenenza o dall’orientamento sessuale o da qualsiasi altra considerazione.
La seconda. I comunisti debbono osservare la realtà per quella che è concretamente e non per quella che qualcuno e qualcuna vorrebbe che fosse per far tornare i conti ai propri desiderata e dogmi ideologici. E’ questo che dovrebbe contraddistinguere i marxisti da tutti gli altri. Entrare cioè in una relazione dialettica con la realtà portandone alla luce le contraddizioni reali, senza infingimenti, svelandone ipocrisie e menzogne. Sono le classi dominanti, infatti, che hanno interesse a camuffare la realtà, a deformarla pro domo loro, non i soggetti e le classi sfruttate e oppresse, le sole che hanno interesse alla verità, a mostrare la realtà per quella che è realmente.
Ebbene, io penso che chiunque lavori ad occultare, camuffare e deformare questa realtà debba essere considerato un avversario e combattuto senza se e senza ma, con le armi della critica e della dialettica marxista.
Oggi, gli uomini e padri separati sono a pieno titolo parte di quel mondo di oppressi e di sfruttati che l’attuale sistema capitalista produce. E i comunisti debbono stare dalla loro parte così come dalla parte di tutti e tutte coloro che vivono una condizione di oppressione e discriminazione.
Sia chiaro, pronuncerei esattamente le stesse parole se si trattasse di donne e di madri. Ma la realtà ci dice che si tratta, in questo caso, di uomini e di padri. E il loro sesso di appartenenza non può certo costituire un problema per i comunisti. Non dovrebbe costituirlo per nessuno, ma tanto meno per i comunisti e per i socialisti.
Chi mi conosce sa perfettamente che sono impegnato da molti anni nella difesa degli uomini e padri separati e continuerò a farlo, senza sosta. E anche questa è una delle ragioni che mi ha spinto a prendere la decisione di candidarmi alle prossime elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio Comunale di Roma, con il Partito Comunista, guidato da Marco Rizzo.
P.S. in successivi articoli spiegherò i punti concreti che intendo sostenere per la difesa dei diritti e dei padri separati
Fonte foto: Stylo24 (da Google)