Dal Partito Radicale al PDLGBTQ+

Il nostro attuale centrosinistra a quanto pare ormai riesce a trovare la propria identità politica e il famoso amalgama solo sotto le insegne dei cosiddetti “diritti civili”.
Insomma il PD (per il M5S vale un ragionamento diverso) è diventato una sorta di grande Partito radicale, forza politica che ha combattuto battaglie meritorie, ma che non ha nulla a che vedere con la tradizione socialista, men che meno col marxismo che i militanti del Pr infatti avversavano. Politicamente il Pr era tutto dentro la cultura liberale (alcuni di loro si dicevano infatti liberali politicamente, liberisti economicamente e libertari civilmente), ciò che infatti non impedì ad alcuni campioni di quel partito come Taradash e Capezzone il trasferimento sic et naturaliter nelle file di partiti di destra come FI e affini.

Ciò accade perché, ad onta di quanto si affannano a mistificare certi suoi leader, il PD non ha più nulla di una per quanto moderna forza socialista, che dovrebbe cioè individuare nel conflitto sociale il proprio dna e il proprio ubi consistam. Non ce l’ha perché la sinistra mondiale (dai coniugi Clinton giù giù fino a Biden; da Schroeder fino a Scholz; da Blair fino a Starmer; da Macron a quel che resta dei socialisti francesi; da Renzi a Schlein) ha in parte consapevolmente compiuto e in parte fatalmente subìto un’autentica mutazione genetica. Infatti dappertutto vincono le destre, talvolta in maniera clamorosa; dando magari risposte sbagliate a problemi reali, però almeno ancora in grado di presidiare le periferie e di parlare il linguaggio delle classi subalterne (ciò che è ormai diventato antropologicamente impossibile per una sinistra elitista capace di imporsi solo nei quartieri borghesi).

Una moderna forza socialista, a mio modesto avviso, dovrebbe individuare anzitutto le proprie priorità, che sono oggi soprattutto i conflitti che incendiano il pianeta e che – a dispetto della propaganda orwelliana del cosiddetto “pensiero unico” – hanno il proprio centro drammatico nell’imperialismo USA (grazie a Dio declinante) spalleggiato da una NATO sopravvissuta inopinatamente alla fine della guerra fredda come braccio armato dello strapotere politico-economico statunitense (grazie a Dio anche esso messo in crisi dal multilateralismo che si sta naturalmente affermando grazie all’emersione dei paesi BRICS), e dalla subalternità assoluta dell’UE.
Ecco, in un contesto siffatto io mi aspetterei da una moderna forza socialista che si inserisse in queste contraddizioni del campo capitalista (che è per definizione imperialista) facendole esplodere. Invece questo compito viene agito da individualità coraggiose che provengono però da altri contesti, specialmente dal mondo cattolico: Papa Bergoglio che spiegò, inascoltato, che una delle scaturigini della guerra in Ucraina è stata “l’abbaiare della NATO ai confini della Russia”, oppure l’ex direttore dell’Avvenire, Marco Tarquinio, che ha ovviamente invocato la messa in discussione della stessa Alleanza atlantica, venendo perciò costretto al silenzio dai maggiorenti del PD.
PD che – dicevo – si connota sempre di più come il partito di riferimento del movimento LBGTQ+, che rivendica interessi pure talora condivisibili ma riguardanti una fetta minoritaria e interclassista – Marx e Gramsci dove siete? – della popolazione (invece dai DICO, ai PACS, fino ad arrivare alle celebrazioni puntuali dei Gay pride di oggi sembra che il PD non sappia più parlare d’altro); che è ampiamente sdoganato rispetto a quanto accadeva sino a qualche lustro fa (le grandi company come quella in cui ho lavorato sino a pochi mesi fa anche io, ovvero le multinazionali capitaliste, ne fanno ormai un esclusivo carattere distintivo); e politicamente ambiguo (la leader del partito neonazista tedesco AFD ne è una palese incarnazione).
Pure l’intestarsi capziosamente la difesa della 194 – spiace davvero dar ragione alla Meloni, ma davanti a questi improbabili dirigenti non si può fare altrimenti – appare soprattutto un appiglio pretestuoso per dimostrare di avere ancora ragione d’esistere che una vera emergenza avvertita dalla maggioranza della popolazione.

Si dirà: ma questi cantano “Bella ciao”, perché come ci mostra l’indagine di Fanpage la base della destra di governo è ancora fascista e razzista, che è un fatto quest’ultimo senz’altro grave che non intendo sottovalutare, ma mi pare di poterlo derubricare più come un fenomeno folkloristico di reducismo nostalgico che un vero pericolo (il pericolo è il vero nazismo praticato da mesi dallo stato di Israele, alleato delle cosiddette democrazie liberali occidentali, semmai); a me però pare appunto una rivendicazione capziosa e sostanzialmente insincera, che mi fa tornare in mente quanto dicevano gli intellettuali di sinistra sulla Terrazza di Ettore Scola nel lontano 1980: “Non possiamo mica dichiarare un’altra guerra alla Germania per permettere a Rossellini di fare un altro bel film!”
If you know what I mean.


Fonte foto: Il Giorno (da Google)

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