Dunque, “buona la prima”, come si suole dire.
L’enorme successo del corteo nazionale a Roma, indetto dal 5 Stelle di Giuseppe Conte contro il riarmo, provocazioni e preparativi di guerra ed i conseguenti costi sociali in corso e futuri ha interrotto di fatto un vortice di guerrafondaia follia, insinuando un cuneo che dobbiamo saper sfruttare.
Bisogna battere il ferro finchè è caldo, non lasciare tregua, in un crescendo di mobilitazione, atti concreti e sviluppo di coscienza collettiva e riferimenti per troppo tempo disattesi o vanificati.
Al 5 stelle il merito di avere proposto una piattaforma senza ambiguità ed opportunismi, al netto delle inevitabili proprie strategie politiche che non trovano concordi molti di noi che aspirano e tentano di costruire un Movimento forte e diffuso, più credibile di campi larghi o “larghetti”, di corto respiro ed omologanti.
A noi, critici del settarismo, dell’identarismo ottuso o dell’ “orticellismo” asfittico, la scelta saggia di dare spazio e comporre uno spezzone più radicale al corteo, ampiamente sintetizzato dal “tutti a casa”.
Noi “pezzenti”, noi “rossobruni”, noi patrioti Costituzionali, noi che odoriamo di periferie e cafoni, noi zappatori, noi coatti, noi nonni assaltatori del cielo, noi nipoti sapienti e disincantati abbiamo ridisegnato il nostro “DAZI BAO”, di nuovi contenuti, da Sanculotti del 2000.
Abbiamo creduto in quella piazza ed abbiamo avuto ragione,
nonostante tanti ridicoli boicottaggi a d effetto boomerang.
Un corteo quindi che manifestava una nuova classe degli sfruttati del 2000, diverse generazioni unite da parole d’ordine semplici e chiare.
L’esatto opposto della piazza della guerra del 15 marzo scorso con tutto ed il suo contrario che si sono sgonfiati davanti alla durezza dei fatti, come un palloncino.
Una manifestazione, la prima dall’inizio della Operazione militare
speciale Russa, dopo anni di avvicinamento minaccioso NATO ai propri territori,
ad avere logica e coerenza.
Un bel corteo democratico e Popolare che dimostra la
maturazione diffusa rispetto quella flebile ed ambigua del 5 novembre del 2022
, che numericamente era un quarto di quella di sabato scorso 5 aprile.
Nessuno può scansarsi dalle proprie responsabilità, che accomunano tutte le elite fallimentari e pericolose al governo nel continente e nel fantoccio UE.
Un pericoloso scontro inter-capitalistico ed
interimperialista dentro lo stesso Occidente, non più collettivo, che ricorda
pericolosamente gli anni dieci dello scorso secolo, come ricordato anche negli
interventi in piazza.
Questa poderosa manifestazione, oltre ad aver invertito la rotta politica interna, anche se serviranno altre prove, notifica definitivamente un ampio ripudio della guerra del Popolo d’Italia, forse in assoluto nel continente, che fa ben sperare nella tenuta democratica e Costituzionale in una società sempre più “post-democratica”; il decreto sicurezza, col fine di soffocare ogni possibilità di dissenso organizzato, ne certifica il fine vero.
Dove comincia la sicurezza per pochi, incomincia l’insicurezza per milioni di noi; questo dobbiamo rendere evidente a tutti.
La fallace, farsesca ed ottusa comunicazione del mainstream comincia a scricchiolare sotto i colpi della conturbante evidenza.
Una carsica vera informazione con mille rivoli sta colpendo
l’impero coordinato delle bugie.
Si sta producendo uno scollamento per certi versi simile
alla insofferenza nei confronti del woke negli states profondi, alle
ultime presidenziali vinte dal “collettivo Trump” come lo chiamo con
licenza.
Un movimento, è vero, meridionale in prevalenza nella sua articolazione pentastellata, ma non solo.
Si è rivisto insieme il nord, il centro ed il sud dell’Italia vincolata esternamente e distrutta nei suoi avanzamenti di civiltà, cultura, potenza economica e di politica estera di concordia con tutti i popoli del mondo.
Dobbiamo avere la prontezza politica per cogliere questo
spirito.
Ma soprattutto si è espressa UN ANIMA NELL’ANIMA DELLA
MANIFESTAZIONE, PIU’ RADICALE, CHE DEVE CRESCERE NECESSARIAMENTE
ESSENDO COMPRESSA DA 40 ANNI ALMENO.
E’ la vera novità di questo corteo, un positivo nella immensa
affermazione positiva alla prova dei fatti.
Questa parte non si identifica, dopo anni di
accalappiafarfalle sub-quorum, in una permanente campagna elettorale
modesta, senza sedimentazione politica e radicamento territoriale, nello zero
virgola testimoniale, sconfitta per sconfitta, con sempre gli stessi errori.
Vuole essere e divenire protagonista senza gli errori
recenti ed ingenui del 5 stelle passato, finito miseramente con il varo del
governo Draghi.
Questa parte che deve crescere ed unirsi, intende tentare di rovesciare e mandare a casa quella pericolosa, servile dei poteri plutocratici e delle lobbie, delle multinazionali, delle industrie automobilistiche da convertire in armamenti a spese di tutti.
Non è e non sarà facile ma vitale, lottare con intelligenza e volontà, per aprire una falla più ampia, dopo il cuneo creato, per impedire decenni di miseria diffusa e sfruttamento, col rischio di tornare indietro con le lancette di un buon secolo, se non addirittura correre il rischio di un conflitto termonucleare di fatto non remoto.
Quindi mettere il rifiuto della guerra al primo posto, aldilà di una intenzione ipocrita ed impotente, vuole dire finalmente contrapporsi ad imperialismo e sfruttamento.
Come? Come andiamo a costruire un efficace radicamento ed un potenziale offensivo Nostro?
Se è necessario bisogna costruire centralmente e localmente
delle ASSEMBLEE O COMITATI PERMANENTI CONTRO GUERRA, RIARMO E DISTRUZIONE DEL
WELFARE,………PER MANDARLI A CASA!
Questo non può restare un recipiente vuoto o una espressione
di intenti formale.
Bisogna collocare obiettivi locali sul problema della deforestazione sociale, dei bassissimi salari, dell’inflazione, delle speculazioni, articolando i riferimenti al riarmo, sarà cosa impegnativa, vincolante e fondamentale. Faticosa e quotidiana. Lenta e costante, senza pillole magiche risolutive o innovative.
Riusciremo a farlo, ad andare oltre il muro dei piagnistei,
accompagnando un necessario lavoro culturale politico produttivo?
Dipende e dipenderà da Tutti Noi, Fratelli e Sorelle; ma DALLA CONCRETEZZA DEGLI OBIETTIVI.
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