Quello che comunemente e per necessità di sintesi chiamiamo “sistema” dominante (cioè quell’insieme complesso di processi sociali, politici e ideologici, all’interno dei quali operano gruppi economici e sociali, multinazionali, classi sociali, trust di vario genere, establishment politici e amministrativi, stati, apparati mediatici, militari, intelligence, intellettuali a servizio e tanto altro ancora), lo stesso che ha educato e cresciuto da sempre la gente all’individualismo assoluto, all’unica legge della massimizzazione del profitto individuale e delle libertà individuali (che di fatto coincidono con quelle del profitto…), pretenderebbe ora di trasformarla in tanti soldatini obbedienti (e ci riesce anche…) alla ragion di stato, anche se camuffata sotto le spoglie della superiore ragione della salute pubblica.
In realtà – e lo spiegherò in un successiva e più articolata analisi – non c’è nessuna contraddizione in quanto sta avvenendo. Infatti, gli eventi, sociali (come una rivoluzione, una guerra, una competizione economica fera grandi potenze, una innovazione tecnologica o una scoperta scientifica) o naturali (come una carestia o, appunto, una pandemia) cambiano il corso delle cose, trasformano necessariamente la realtà, ed è ovvio che i “sistemi” dominanti (attraverso i rispettivi governi) devono correre ai ripari, attrezzarsi a questo cambiamento, pilotarlo, dare delle risposte che, naturalmente, devono essere finalizzate a salvaguardare lo status quo, cioè il loro dominio. E’ esattamente, a mio parere, quello che sta avvenendo anche in questo caso, cioè in questa fase storica dominata dalla crisi pandemica.
La rincorsa al vaccino è stata determinata, a mio parere, non tanto dagli interessi economici delle lobby e delle grandi multinazionali del farmaco (che sono solo un pezzo, sia pure importante, del sistema, come altri) quanto dalla necessità di tornare nel più breve tempo possibile allo status quo, cioè alla “normalità” capitalista. Una “normalità” (“produci, consuma, crepa”) che la crisi pandemica potrebbe sconvolgere, cosa che in parte ha già fatto. L’eventuale e temuto collasso sanitario avrebbe infatti potuto portare, come un effetto domino, al collasso degli altri gangli vitali del sistema fino al collasso totale del sistema stesso, con effetti imprevedibili e non controllabili (rottura della pace sociale…). La campagna di vaccinazione forzata di massa ha come finalità quella di scongiurare tale pericolo e normalizzare nel modo più rapido possibile la situazione.
Il punto qual è? E’ che quando qualcosa si mette in movimento non si possono prevederne gli esiti, o quanto meno solo in parte. Un po’ quando si gioca a biliardo – se mi è concessa la metafora – e all’inizio della partita si colpiscono le palle per cominciare il gioco. Il giocatore esperto, il professionista, sa come colpire le palle cercando di indirizzarle nella direzione voluta ma, per quanto possa essere abile, non potrà prevedere dove finiranno una parte di esse.
Proprio perché la realtà è complessa, o meglio perché il sistema è complesso, e all’interno di questo agiscono innumerevoli “attori”, a volte cooperanti, altre volte confliggenti (competizione fra gruppi e lobby economiche, conflitti tra stati ecc.), non si potranno mai prevedere con certezza gli esiti del processo che si è messo o è stato messo in movimento, e ciò che accadrà in corso d’opera finirà per condizionare il processo stesso, che era iniziato in un modo e con determinate finalità ma che potrebbe prendere una strada imprevista.
Alcune persone oggi sostengono che saremmo in una fase di passaggio verso ciò che definiscono “capitalismo della sorveglianza”, cioè un nuovo ordine sociale (capitalista) fondato su modalità sempre più pervasive e autoritarie per quanto riguarda il controllo sociale, e fra queste anche il processo di “medicalizzazione” della società. Per alcuni questo sarebbe un vero e proprio progetto, pensato a priori da determinati gruppi di interesse in grado addirittura di condizionare gli equilibri planetari. E’ in parole povere, quella posizione che volgarmente viene definita come “complottista” e che personalmente scarto a priori perché l’approccio analitico e metodologico è errato alle fondamenta. Intanto perché la realtà si fa nel suo farsi e non a priori e va analizzata di volta in volta in base alle sue effettive e concrete determinazioni, e poi perché la complessità (e le relative conflittualità interne) del sistema e della realtà è di tale portata da rendere quasi grottesco, addirittura infantile, quell’approccio. Magari rassicurante sul piano psicologico, ma certamente non corrispondente alla realtà.
Quello che invece può succedere e che in effetti sempre o quasi sempre succede è che lo svolgersi di quel processo che si è innescato o è stato innescato può portare a conseguenze ed effetti che, appunto, potevano non essere previsti e che di fatto finiscono per modificare la realtà rispetto a quella che era prima. Se, volendo portare un esempio banale, un governo ricorre a leggi di emergenza o a misure straordinarie per rispondere ad una data situazione, è (anche altamente) probabile che quelle modalità straordinarie possano diventare più o meno gradualmente ordinarie, magari dando il tempo necessario alla gente di abituarsi al nuovo contesto. Contestualmente, una pesante e sistematica campagna di persuasione mediatica può diventare uno strumento eccezionale per modificare lo status quo (o, viceversa, conservarlo).
E’ quindi plausibile pensare che la crisi pandemica in atto, con tutti i suoi enormi risvolti di ordine sociale, economico e politico, porterà ad una trasformazione dell’ordine sociale dominante che, a quel punto potrebbe presentare quei tratti (autoritari) di cui sopra.
Un’altra delle possibili conseguenze è che quelle parti del “sistema” che hanno tratto giovamento e si sono ulteriormente rafforzate in seguito alla crisi pandemica (nel caso specifico, multinazionali del farmaco, giganti dell’e-commerce e della logistica), potrebbero condizionare il resto del “sistema” e in qualche modo stabilizzarlo su quelli che sono i suoi interessi sul medio-lungo periodo. Non possiamo però neanche escludere ipotesi opposte e contrarie o comunque diverse, e cioè che quella parte di capitalismo “pesante”, quello che si fonda sul controllo delle risorse, energetiche in particolare, dei grandi mezzi di produzione e sulla produzione di merci ristabilisca la propria egemonia.
Tornando all’incipit di questa non certo esaustiva e modesta riflessione, oggi viviamo un (apparente) paradosso. Proprio quelli che più di altri hanno interiorizzato il messaggio che da sempre gli è stato inculcato – l’individualismo sfrenato, la massimizzazione dell’utile personale e il concetto di libertà personale, diciamo così decontestualizzato, destoricizzato e ipostatizzato – e che non accettano il brusco dietrofront dettato dalle logiche di quel sistema dominante nel quale hanno sempre creduto, sono quelli che vengono maggiormente criminalizzati. Si sentono, in parole povere, come degli agnelli sacrificali, traditi da quel sistema che per preservare se stesso li ha abbandonati.
Sia chiaro, ci sono anche tante persone che nutrono legittime perplessità sulle modalità politiche di gestire la pandemia, così come tante altre che si adeguano per non essere “escluse”. Ma questo è un altro discorso ancora (che affronterò in un articolo ad hoc).
L’esigua platea dei “No vax terrapiattisti”, molto spesso di estrema destra, e portatrice di “tesi” a dir poco improbabili, è del tutto funzionale al messaggio dominante. Non è un caso che venga ingigantita dai media, appunto perché serve a disinnescare il dissenso confinandolo artatamente in un’area popolata da imbecilli e priva di ogni credibilità.
Nel frattempo, il “sistema” può vantare già una prima grande vittoria: la costruzione di una nuova conflittualità e di una nuova grande divisione fra “buoni” e “cattivi”, quella fra vaccinati e non vaccinati, con questi ultimi che fungono da caprio espiatorio. Un ulteriore e forse ancor più pericoloso depistaggio che si aggiunge a quelli che già conosciamo.
(Fabrizio Marchi, candidato, come indipendente, alle prossime elezioni amministrative di Roma, con il Partito Comunista guidato da Marco Rizzo, come consigliere comunale)
Fonte foto: La Voce Apuana (da Google)