Il taglio delle pensioni consentirà al Governo di risparmiare circa 21 miliardi di euro fino al 2043 con la mancata rivalutazione degli assegni piu’ alti, questo è quanto viene riportato da vari organi di stampa.
Non è dato sapere come riusciranno a risparmiare certe cifre dichiarando al contempo di volere salvaguardare le pensioni di medici, personale sanitario, dipendenti degli enti locali, insegnanti e ufficiali giudiziari.
I lavoratori iscritti alla Cassa pensione dipendenti enti locali, alla Cassa pensione sanitari, alla Cassa pensione insegnanti e alla Cassa pensione ufficiali giudiziari subiranno modifiche peggiorative delle aliquote di calcolo della componente retributiva della pensione, l’attacco tuttavia è rivolto a molte altre categorie al fine di evitare pensionamenti anticipati (come richiesto dalle agenzie di rating) se non a costo di forti decurtazioni dei futuri assegni previdenziali e al contempo innalzando l’età anagrafica di uscita e rivedendo i requisiti necessari proprio nell’ottica di scoraggiare l’uscita dal lavoro. Perfino il riscatto dei titoli di studio avvenuto da lustri con il vecchio sistema retributivo verrà ricalcolato per renderlo assai meno conveniente ai fini del calcolo previdenziale.
In realtà il Governo sta indirizzando la manovra verso il rafforzamento della previdenza integrativa, al pari della sanità integrativa e privata. e all’affermazione, erga omnes, del sistema contributivo per calcolare tutti i contributi versati, nell’arco di pochi anni del resto la forza lavoro avrà maturato una pensione interamente calcolata con il contributivo ma fino ad allora si susseguiranno interventi proprio per scoraggiare anche un parziale calcolo retributivo che assegnerebbe maggiore forza all’assegno pensionistico e maggiori uscite alle casse dell’Inps .
Ad esempio viene prevista una pensione anticipata contributiva, se vuoi uscire prima del mondo del lavoro lo puoi fare sapendo che il futuro assegno subirà drastici tagli, gli anni retributivi saranno ricalcolati in termini più svantaggiosi per il lavoratore o lavoratrice che sia.
Nel documento dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio ( Audizione nell’ambito dell’esame del DDL di bilancio per il 2024 | upB (upbilancio.it) si afferma che, nel 2025 il ricalcolo pro capite della quota contributiva dell’assegno varrebbe 815 euro lordi pari a 530 euro netti.
Nel 2028 si pensa che il risparmio sarà invece assai maggiore.
Ammesso che questi dati siano confermati e sempre in attesa di conoscere il testo finale della Legge di Bilancio (ed eventuali dietro front per non inimicarsi i medici ad esempio) è previsto un taglio di 2767 euro per i medici iscritti alla Cassa previdenza sanitari (Cps). In tutto, dovrebbero essere coinvolti circa 7300 medici che intanto hanno proclamato sciopero il prossimo 5 Dicembre.
Per gli iscritti alla cassa previdenziale dei Maestri il taglio sarebbe di 700 euro. di 1333 euro per i trecento iscritti alla Cassa di previdenza degli Uffici giudiziari.
E’ evidente che stiano prendendo di mira le varie cassine, un retaggio del passato che le precedenti contro riforme non erano riuscite a eliminare per le spinte parlamentari delle varie lobby. Saranno colpiti in particolare i dirigenti ma pensare di rivedere i sistemi di calcolo per contributi già versati è una operazione finalizzata solo a far cassa mentre si offre agli autonomi una tassazione assai agevolata e si concedono sgravi e tagli fiscali alle imprese.
E come sappiamo alcuni provvedimenti si allargano a macchia d’olio e se ad essere colpiti oggi sono in pochi (ma relativamente pochi perchè la revisione di alcuni requisiti e dei sistemi di calcolo riguarda milioni di lavoratori e lavoratrici), domani potrebbero essere assai di più. Del resto in materia di norme previdenziali la storia insegna che provvedimenti parziali sono stati sottovalutati per poi dimostrarsi nefasti una volta estesi a platee assai più vaste.
Stando ai dati attuali, ma il Governo ha già annunciato di rivedere in parte la norma, i tagli dovrebbero riguardare poco piu’ di 31 mila assegni previdenziali. Ma a pensarci bene è solo la punta dell’iceberg perchè la manovra interviene su innumerevoli punti e sempre nell’ottica di far cassa sulle pensioni
Per il centro studi del Parlamento l’impatto della manovra è coerente con gli obiettivi programmatici stabiliti nella NADEF 2023 e nel DPB 2024, ovvero un deficit pari al 5,3 per cento del PIL nel 2023, in discesa al 4,3 nel 2024, al 3,6 nel 2025, per arrivare al 2,9 nel 2026 e un rapporto tra il debito e il prodotto in diminuzione di 2,1 punti percentuali di PIL, dal 141,7 per cento registrato nel 2022 al 139,6 a fine 2026.
Nel frattempo, sono proprio le previsioni economiche a suscitare dibattito, del resto nel 2023 era previsto un rapporto Pil Debito e una inflazione decisamente meno preoccupante di quanto si è invece dimostrata.
Stime preliminari indicano che gli obiettivi programmatici del Governo per il 2024 implicano una crescita della spesa primaria finanziata da risorse nazionali e al netto delle misure discrezionali di entrata dello 0,3 per cento, al di sotto del tetto dell’1,3 per cento raccomandato dalla UE a luglio scorso.
In vari paesi Ue si sta accendendo un aspro dibattito su come modificare il patto di stabilità e in Germania il Governo è diviso tra chi vorrebbe tagliare le tasse e chi invece ipotizza una riduzione dei salari cresciuti, dopo gli scioperi di inizio anno, deell’8 per cento.
Fare i conti senza l’Oste significa non subire passivamente le decisioni del Governo, non dare per scontata l’attuazione di manovre e previsioni economiche ottimistiche, mettere in discussione quei dati statistici che sorreggono l’intera operazione di Bilancio, dati basati sulla speranza che in Italia non ci sia alcuna ripresa del conflitto. Per essere chiari certi dati previsionali potrebbero essere messi in discussione da forti rivendicazioni salariali atte a recuperare il potere di acquisto perduto o da scioperi finalizzati a cambiare la manovra di Bilancio soprattutto in materia previdenziale.
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