Pubblichiamo questa puntuale e condivisibile analisi del nostro illustre redattore Alessandro Visalli sul “caso” Sahra Wagenknecht in Germania. Un progetto politico da seguire con molta attenzione e che potrebbe essere praticato anche in Italia, naturalmente con le dovute differenze e peculiarità del nostro paese rispetto alla Germania. Preannuncio che sabato 16 novembre dalle ore 9,30 alle 14 presso il “Roma Scout Center” sito in Largo dello Scautismo 1 (Piazzale delle Province) a Roma, presenteremo il libro di Sahra Wagenknecht “Contro la sinistra neoliberale”. I relatori saranno Vladimiro Giacchè, che ha curato la prefazione dell’edizione italiana del libro, lo stesso Alessandro Visalli, Pier Luigi Fagan e Stefano Fassina. E’ prevista la partecipazione di Fabio De Masi, già parlamentare al Bundestag e al Parlamento europeo, dirigente del partito fondato da Sahra Wagenknecht. L’evento sarà coordinato e moderato dal sottoscritto ed è promosso da L’Interferenza. (Fabrizio Marchi)
Nel mio libro del 2023, “Classe e Partito”, sulla base dell’analisi materialista degli stessi Inglehart e Beck, proponevo di collegare la revoca delle basi materiali di esistenza, e quindi dell’essere sociale, del compromesso keynesiano, nelle quali siamo immersi, alla dissoluzione delle forme di coscienza dello stesso. Ovvero, se pure con gli slittamenti e sfalsamenti necessari, che la tendenza all’individualizzazione di cui parlava Inglehart, la dissoluzione della classe per sé di cui parlava Beck, la dissoluzione della società di cui parlava Laclau, le politiche dell’esistenza di Giddens, l’ambiente post-metafisico di Habermas, stanno terminando insieme alla revoca delle loro condizioni materiali di esistenza ed emergenza.
La coscienza si riallinea all’essere sociale, dato che il neoliberismo ha scavato sotto i suoi piedi. Secondo i termini che proponevo di considerare, la maturazione della ‘revoca della revoca’ fa anche venire meno la fase ‘populista’ iniziale nella quale movimenti egemonizzati dai lavoratori della conoscenza, che si sentono sovraistruiti e sottoutilizzati, esprimono, nel vuoto dei quadri di senso novecenteschi, la particolare e familiare miscela di individualismo edonista frustrato, rancore cieco, e spinta alla socializzazione destrutturata. Il ritorno alla durezza materiale porterà alla ripresa delle personalità ‘materialiste’ e con esse della lotta di classe, propriamente intesa.
Bene, nelle particolari condizioni sociali e politiche della Germania orientale, in cui la distruzione della forma del compromesso fordista in salsa socialista, è stata particolarmente brutale e prolungata nel tempo, il successo della formazione della Wagenknecht mostra questa tendenza. Nell’intervista il politico tedesco illustra perfettamente un’agenda politica post-populista e direttamente imperniata su temi materiali che prendono atto dell’esaurimento delle “politiche dell’identità”. Si tratta di una proposta anche post-ideologica nel senso che non guarda alle famiglie politiche della sinistra o destra, ed alle loro marcature simboliche, ma ostinatamente alla base di interessi materiali. Ne consegue che non ha alcuna remora a sostenere le imprese del Mittelstand, da una parte, e contrastare gli effetti sociali sui ceti bassi delle politiche ambientali, dall’altra. O di opporsi senza alcuna remora la guerra alla Russia e al contrasto alla Cina sulla base di argomenti pragmatici, ignorando l’agenda identitaria occidentale fondata su una pelosa retorica democratica. Di costruire una posizione sull’immigrazione pragmatica, di basilare buon senso, e ben equilibrata (che guarda alle condizioni dei ceti popolari e non al bisogno di badanti delle classi medie superiori, senza negare che una certa immigrazione è necessaria e tutti devono essere aiutati).
Ancora, nel quadro concreto di una competizione elettorale nella quale la BsW si oppone, periferia per periferia, all’ascesa della AfD, ricorda che “la migrazione avverrà sempre in un mondo aperto” e che “spesso può essere un arricchimento per entrambe le parti”, ma, anche, che “è essenziale che la sua portata non sfugga di mano” e che “le ondate migratorie improvvise siano tenute sotto controllo”. L’ascesa imperiosa del razzismo, e della xenofobia, e quindi della AdD è figlia della Merkel.
Infine, non ha paura di dire che la BsW è a favore della transizione energetica e delle politiche ambientali, necessarie, ma non della impostazione dei Verdi tedeschi (espressione politica delle classi più alte ed incluse della società) che le fa pagare ai cittadini sulla base di una impostazione arrogante ed autocompiaciuta. Quella per la quale sembrano dire: “Siamo i più virtuosi, perché possiamo permetterci di comprare cibo biologico. Possiamo permetterci una cargo bike. Possiamo permetterci di installare una pompa di calore. Possiamo permetterci tutto”. Incarnano, ovvero, “un senso di autocompiacimento, anche se fanno aumentare il costo della vita per le persone che faticano a tirare avanti”. Bisogna impostare politiche ambientali che “la grande maggioranza delle persone può accettare, sia dal punto di vista economico che sociale”, con “ampia copertura pubblica”. —
Con questa agenda, spiegabile secondo il metodo della deduzione sociale delle categorie, è perfettamente logico che si trovi nel suo discorso un’apprezzamento per la CDU pre svolta neoliberale, ed un “capitalismo addomesticato, con una forte componente sociale”, e, al contempo, la critica della svolta verso le ‘politiche dell’identità’ (tardiva e difensiva) della Die Linke che ha lasciato. L’attacco ai “discorsi privilegiati”, sulla “diversità”, che sono alienanti per elettori che in sostanza vogliono “pensioni dignitose, salari dignitosi, e pari diritti”. Tutto ciò, di nuovo, precisando che “siamo favorevoli a che tutti possano vivere e amare come desiderano. Ma c’è un tipo esagerato di politica identitaria in cui devi scusarti se parli di un argomento se non hai un background migratorio, o devi scusarti perché sei etero”.
In attesa di parole migliori Sahra chiama questo “sinistra conservatrice”, ma è “un po’ di più di un revival di sinistra”, incorporando altre tradizioni. Si tratta di un nuovo essere sociale che inizia a tradursi in forma politica.- buon senso economico,- giustizia sociale,- pace, – libertà di espressione (che supera il politicamente corretto).Tutto semplice, in fondo.
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